“Non doveva morire così presto. Aveva ancora tanti sogni, tanta volontà e tanta capacità”. Così la produttrice Donatella Palermo ha ricordato questa mattina al Teatro Petruzzelli, nell’ambito del Bif&st, il grande Paolo Taviani scomparso il 29 febbraio scorso. Con lei sul palco anche Felice Laudadio, David Grieco e Enrico Magrelli che dopo la proiezione de La notte di San Lorenzo (1982) in una sala piena di giovani hanno reso omaggio al grande regista tante volte ospite del festival di Bari insieme a suo fratello Vittorio e a sua moglie Lina Nerli Taviani, che non era presente all'incontro perché "si sarebbe troppo emozionata".

“Da presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia feci restaurare La notte di San Lorenzo insieme a tanti altri film dei fratelli Taviani- ricorda l’ideatore e direttore del Bif&st Felice Laudadio- Era il 2018 e vinse il Premio Venezia Classici come miglior film restaurato. Paolo era presente alla proiezione che fu accolta da un applauso interminabile. Era emozionatissimo. Dopo un po' si alzò e stava piangendo. Erano lacrime di gioia, di commozione e anche di memoria verso il fratello, che già era venuto a mancare e che non aveva potuto partecipare a quel bel momento”.

Vittorio era morto poco prima, esattamente il 15 aprile del 2018. Ma da allora qualcosa in Paolo era cambiato per sempre.

“Paolo si è reso conto che la morte esisteva e di colpo nel suo immaginario ha preso un ruolo importante nella sua vita. Quel sentimento di invulnerabilità che ci accompagna tutta la vita Paolo lo aveva perso. Non aveva però perso la capacità e il desiderio di raccontare”, dice Donatella Palermo. Che poi ricorda che infatti Paolo è morto mentre stava lavorando a un film, che lei avrebbe dovuto produrre, sul tema della morte. “Il titolo era bellissimo e doveva essere: Il canto delle meduse. Doveva essere diviso in tre parti: la prima era la storia di due medici che si parlano citando passaggi dei Dialoghi di Platone, poi c’era la vita delle persone dai terrazzini, mentre erano chiuse in casa durante il Covid, e infine il racconto di una persona che chiedeva di non essere seppellita con il marito. Mi hanno chiesto la sua sceneggiatura per affidarla ad altri registi, ma non la darò a nessuno perché le immagini che avrebbe portato sullo schermo erano solo le sue”.

Felice Laudadio ha proseguito poi il suo ricordo rammentando un altro grande film diretto dalla storica coppia di registi ovvero Padre padrone (Palma d’oro a Cannes nel 1977). “Paolo e Vittorio presentarono quel film a Cannes. Fu proiettato su schermo immenso in un formato non adatto. Loro avevano chiesto 16 millimetri. Erano molto a disagio durante la proiezione, perché c’erano tante sfumature e la copia non andava bene. Furono risarciti da Joris Ivens, il più grande documentarista esistente, che colse in tutte quelle macchie, non dei difetti, ma una ragione per apprezzare le imperfezioni delle immagini. Questo li fece sentire meglio. Alla fine la giuria assegnò la Palma d’Oro a Padre padrone. Quell'anno il presidente di giuria era Roberto Rossellini. Questa vicenda dà anche il senso anche di cosa significano i restauri”.

E il critico cinematografico Enrico Magrelli, tornando a parlare de La notte di San Lorenzo, dice: “In questo film la storia è la protagonista assoluta. C’è una linea molto interessante che ha a che fare con l’eros. Un dato non indifferente che poi spesso passa in secondo piano. Le immagini sono entrate nella memoria di ogni spettatore. Questo per me è uno dei loro film più importanti. Sicuramente quello che gli appartiene di più. Una loro emanazione diretta. Avevano messo insieme ricordi di sopravvissuti e ognuno di loro aveva dato una chiave di lettura diversa. Decisero di non fare un film neorealista, non un Paisà 2.0, ma fecero un film in cui la storia trasfigura con il mito, la fantasia, l’elaborazione e la reinvenzione. Ricordo il finale meraviglioso di Buongiorno, notte (2003) con Aldo Moro libero, quelle sono le forzature che i grandi registi sono in grado di mettere in moto”.

E poi: “Paolo è una persona molto spiritosa così come lo era Vittorio”. E Donatella Palermo aggiunge: “I fratelli Taviani sono stati sempre insieme. Giravano una scena l’uno e una scena l’altro. Paolo aveva l’inquadratura nella mente. Vedeva la realtà per quello che poteva diventare”.

Nel corso della mattinata il ricordo è andato anche a Giuliano Montaldo, anche lui recentemente scomparso. A lui e a Paolo Taviani è dedicata infatti questa edizione del Bif&st.

“Giuliano Montaldo aveva umorismo, spirito e intelligenza- dice Enrico Magrelli-. Ho un ricordo legato a una piacevolezza, era un narratore di barzellette fenomenale, faceva dei giochi di prestigio per esempio con la fronte. Ha fatto un cinema importante. Politico, non pedagogico, non di propaganda, ma ragionava sul contemporaneo anche quando erano film in costume. Un cinema poetico, politico con la capacità di trasformare dei vissuti in qualcosa di diverso”.