“Non chiamatelo un film generazionale”. Così Gabriele Muccino presenta il suo tredicesimo lungometraggio Fino alla fine, in anteprima nella sezione Grand Public alla 19. Festa del Cinema di Roma e dal 31 ottobre in sala.

Sceneggiato da Muccino con Paolo Costella, prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group con Rai Cinema, in associazione con Adler e con Ela Film, e distribuito da 01 Distribution, il thriller racconta la storia di Sophie (Elena Kampouris), un’americana di vent'anni in vacanza a Palermo con la sorella: quando sta per tornare in California, nelle ultime 24 ore del suo soggiorno in Sicilia, incontra Giulio (Saul Nanni) e il suo gruppo di amici, cambiando per sempre il corso della sua vita.

Nel cast accanto a Kampouris e Nanni Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli, Ruby Kammer, Muccino assicura: “Volevo raccontare la storia di una donna, mettendo insieme un po' di spunti, ispirazioni, a partire da Fuori orario di Scorsese, un faro inseguito per anni. Sophie entra nell'occhio dell’uragano e si porta dietro tutti quanti con una leadership importante: da ragazza di provincia americana si trasforma e fa scelte rischiose, perché le manca la vita, non ha mai vissuto davvero, ed è pronta a morire per quella voglia di vita”.

Ma, incalza il regista, “Fino alla fine non è un film sui ragazzi di oggi, sarebbe una sottrazione e una distorsione forte intenderlo così. Le dinamiche sono universali e senza età, della loro età i protagonisti portano l’impeto, la verità in tasca e la sensazione di immortalità, ma la linea invisibile tra giusto e sbagliato lecito e illecito, bene e male è molto facile da valicare. Ricordiamo che l’umanità è costruita sulla prevaricazione”. Sul filo di ricordi, prosegue: “Vidi American Beauty quando stavo scrivendo L’ultimo bacio, e sono rimasto con il desiderio che ci fosse il morto nel mio film”.

Rivendicando “le sfide linguistiche: ho sempre scelto, o quasi, film pericolosi, che mi mettessero paura di sbagliare, qui l’adrenalina non è simulata, ma vera”, Muccino lascia spazio ai suoi interpreti: Kampouris dice di “aver empatizzato, sono molto reticente e cauta rispetto a Sophie”; Richelmy si sofferma sui “ventenni che si preoccupano per la sorte del pianeta: non esiste. I giovani dovrebbero essere gli incendiari, non i pompieri, e il messaggio di questo film extragenerazionale è che siamo padroni delle nostre vite”; Nanni sottolinea “la libertà di poter scegliere, il gruppo innesca la vita nell'altro”.