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S.E. Card. Tolentino de Mendonça con mons. Davide Milani
“La conversione dello sguardo” e “il cinema che rimette al centro l’uomo e le sue domande di senso”: gli incontri con il Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione della Santa Sede, e il Card. Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale e arcivescovo di Bologna, Italiana, promossi da Fondazione Ente dello Spettacolo alla 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Due gli appuntamenti in una giornata storica sia per Fondazione Ente dello Spettacolo, grata per la disponibilità dei cardinali Tolentino e Zuppi ad arricchire la sua presenza al più antico Festival cinematografico al mondo, ma anche per la stessa Mostra del Cinema che mai aveva visto la presenza di due cardinali in un solo giorno.
Nel primo appuntamento il card. Tolentino è intervenuto insieme al Presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, in occasione dalla presentazione del film “Dovecote” di Marco Perego sulle detenute del carcere femminile della Giudecca, una delle installazioni del padiglione della Santa sede alla Biennale arte di Venezia.
"Una presenza che risponde a un’urgenza: essere nei luoghi che non sono mondani ma dove è possibile avvicinarsi alle ferite, vedere la loro sacralità, avvicinarsi a umanità che trova da sempre nell’arte uno specchio unico alle sue domande", ha spiegato il card. Tolentino de Mendonça, sottolineando il ruolo fondamentale dell'arte nel riflettere la complessità dell'esperienza umana. "L’arte ha il compito di essere una luce e lo specchio della nostra anima. Venezia è la stazione naturale, arcipelago è quindi immagine del mondo: in questo mare troviamo la diversità, la polifonia internazionale che converge in una domanda a cui la Chiesa non può non rispondere".
Il secondo incontro ha visto il card. Zuppi dialogare con il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, mons. Davide Milani, e la giornalista del “Il Sole 24 Ore” Cristina Battocletti nell’ambito del format Cinematografo Incontra.
Il Presidente della CEI ha condiviso la sua riflessione sul valore della cultura e del cinema nella società contemporanea: "Il cinema che mi piace è quello che sa cogliere la persona. Nella cultura va accolto tutto l'umano. Dovremmo chiederci semmai se c’è ancora posto per la cultura. La domanda è importante, perché la cultura richiede conoscenza, tempo, dialogo, capacità di andare in profondità. E ho il timore che al suo posto si affermi qualcosa di somigliante ma vuota di contenuti. Un'arte che tradisce l'essenza stessa dell'arte".
Il Presidente della CEI ha poi aggiunto: “Essere cattolici non deve essere un'etichetta. Deve interessarci soprattutto che al centro ci sia la persona. E che l'arte sappia narrarne la bellezza”.
“Questa giornata ha rinnovato il senso della pluridecennale presenza di Fondazione Ente dello Spettacolo al Festival di Venezia” – spiega il presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo mons. Davide Milani – “delineando orizzonte e metodo della sua azione nel mondo della cultura cinematografica, ribadendo l’importanza che il cinema riveste per la missione della Chiesa universale. I due Cardinali hanno sottolineato l'importanza del dialogo tra cultura, società e spiritualità, in un'epoca in cui l'arte cinematografica è chiamata a evidenziare e porre le grandi questioni - spesso silenziate o trascurate, specie quando riguardano gli ultimi - che animano il nostro tempi.
Il ruolo di Fondazione Ente dello Spettacolo – continua mons. Davide Milani – è di creare occasione di conoscenza e dialogo tra Chiesa, autori, artisti, addetti ai lavori e pubblico anzitutto come presenza che vuole essere incontro, comunità.
Un incontro per orientare lo sguardo nella stessa direzione dove gli artisti vedono il dolore delle persone, l’umanità negata o violentata, i segni di speranza, le possibili redenzioni e resurrezioni. Il cinema che amiamo, quello che consideriamo autenticamente arte, non sa solo stupirci per la migliore qualità formale ed estetica ma è quello che sa interrogare la realtà a partire dall’esperienza degli autori che lo realizzano. Abbiamo bisogno di registi e attori che si compromettano con il reale e pongano domande sul nostro tempo e sul cammino dell’uomo. La risposta che i cristiani offrono, l’incontro con Gesù Cristo e il suo Vangelo, sono quella risposta che gli interrogativi autentici sulla vita invitano a raggiungere. L’arte cinematografica è una lingua universale che ha il dono di parlare la personalissima lingua del cuore di ogni uomo. La nostra presenza al festival di Venezia e nel cinema vuole scoprire evidenziare tutto questo”.