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Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi in Diva futura - Foto Lucia Iuorio
(Cinematografo.it/Adnkronos) - Un'immersione nella mente di un personaggio controverso per poterne coglierne l'essenza. Così Pietro Castellitto racconta come ha affrontato la sfida di interpretare Riccardo Schicchi in Diva Futura, diretto da Giulia Louise Steigerwalt e oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
"Quando si interpreta un personaggio realmente esistito, credo sia molto importante coglierne l'essenza. Quindi ho provato a individuare l'essenza di Schicchi e poi da lì a creare dei margini di libertà", afferma l'attore.
Un'interpretazione frutto di un attento lavoro di ricerca: "Ho letto un libro, ho visto qualche intervista, ho sentito chi l'aveva conosciuto. Mi è sembrata una persona, anzitutto, che è riuscita poi a fare la vita che voleva fare, restando fedele al bambino che era. E questo gli ha permesso di conservare una serenità in quello sguardo liquido che aveva, nonostante poi la censura e tanti problemi economici, e di salute".
A convincerlo ad interpretare un personaggio così complesso e controverso è stata la regista del film, Giulia Louise Steigerwalt: "Giulia mi ha voluto fortemente. L'ho conosciuta e ho provato subito una grande stima nei suoi confronti e fiducia. Quindi ho pensato che se Giulia era così affascinata da Riccardo, aveva senso interpretare quell'uomo".
Dopo il successo nel ruolo di Francesco Totti, l'attore si confronta ancora con un personaggio reale, e scherza: "Il prossimo ruolo? Vorrei interpretare Barbara Ronchi", anche lei nel cast del film nei panni di Debora Attanasio, segretaria storica di Schicchi.
Un'epoca di grandi ideali che ha finito per lasciare spazio alla degenerazione. È questo il retrogusto amaro che emerge dalle parole di Barbara Ronchi, interprete di Debora Attanasio, storica segretaria di Riccardo Schicchi che con il suo romanzo Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard, ha ispirato la realizzazione del film.
"Di quegli anni oggi ci resta molto poco, solo un'eco lontana", afferma la Ronchi. "Loro hanno iniziato con grandi ideali ma credo che dopo sia tutto un po' degenerato. Il seme di come sarebbero andate le cose già c'era all'interno dell'agenzia, ma loro non la vedevano, perché vedevano le cose più scintillanti di quel mondo lì", afferma l'attrice.
"Le cose però sono degenerate, il porno ha preso una deriva che lo stesso Riccardo Schicchi non apprezzava. Soffriva al solo pensiero di aver contribuito a questa degenerazione della sessualità dove tutto è veloce e tanto". Il problema è che "quando poi si apre il vaso di Pandora escono i desideri di tutti, anche quelli brutti".
L'attrice racconta poi il suo personaggio, Debora, una giovane con il sogno del giornalismo che si ritrova catapultata nell'agenzia di Schicchi quasi per caso. "Mi ha colpito l'evoluzione di questa ragazza. Entra nell'agenzia quasi per caso, con il sogno del giornalismo nel cassetto e qualche pregiudizio. Voleva solo pagare il mutuo, e invece ci è rimasta dieci anni. Si è innamorata di quel mondo, a preso a cuore la vita di queste ragazze e la gestione del suo capo", afferma la Ronchi.
"Conoscendola, ho capito che Debora Attanasio nutre una profonda nostalgia per quegli anni. Era legata a Riccardo, a cui voleva veramente bene. Lui era affascinato da queste ragazze: le difendeva e le aiutava ad esprimere la propria libertà espressiva e sessuale. E ha persino coniato un termine per loro, quello di pornostar. Ecco, Debora sente una grande nostalgia di tutto questo".
"Si può essere amorali, ma non immorali". È questo il messaggio che la regista Giulia Louise Steigerwalt vuole trasmettere con il suo film. L'opera esplora il mondo del porno tra gli anni '70 e '80, periodo in cui questo fenomeno iniziava a diventare di massa, e lo fa attraverso la figura controversa di Riccardo Schicchi.
"Mi interessava analizzare questo arco temporale - racconta la Steigerwalt -e la grande differenza tra ciò che la pornografia rappresentava all'inizio, per personaggi come Riccardo Schicchi, e ciò in cui si è poi trasformata. Per loro era più una rivoluzione, un voler rompere i tabù e liberalizzare il costume, venendo da una società ancora molto perbenista, quella degli anni '50-'60".
"Schicchi, all'inizio, era un ventenne che, come altri, raccoglieva l'eredità degli anni '70, quella dell'amore libero, e voleva farne una bandiera, una rivoluzione. Quello che faceva all'epoca era molto diverso dalla pornografia che conosciamo oggi", spiega la Steigerwalt che aggiunge: "Ho trovato questo punto estremamente attuale. Negli anni '70 la diffusione avveniva tramite VHS, e il tipo di pornografia, seppur priva di pudore, non era violenta. Invece, la sua progressiva trasformazione, il fatto che facesse emergere il lato più oscuro dell'uomo, fatto di violenza e sottomissione, l'ho trovato estremamente interessante".
Diva Futura vuole quindi stimolare una riflessione su un tema più attuale che mai: "La diffusione capillare della pornografia, la sua accessibilità immediata, il fatto che i ragazzi hanno il primo contatto con essa a 12 anni, e che il 90% di essa rappresenta scene di violenza sulle donne, sono temi urgenti".
Sul coinvolgimento di chi, come Ilona Staller e Eva Henger, è ancora in vita, la regista racconta: “Con Cicciolina nessun confronto diretto, spero che il film piaccia anche a lei”. Lei è l’unico personaggio con cui non sono riuscita ad entrare in contatto. Di lei raccontiamo la parabola pubblica e spero che anche lei apprezzi il ritratto che ne abbiamo fatto”.
La costruzione della storia, però, si basa molto sulle testimonianze dirette: “Le persone con cui abbiamo avuto un rapporto - che poi è diventato di amicizia - sono state Debora Attanasio ed Eva Henger e sono state molto oneste con le loro storie. Nel film infatti non ci sono episodi di mia invenzione. Debora e Eva vedranno il film questa sera e sono molto emozionate”, racconta la regista. La risposta del pubblico? “Spero non sia una reazione moralista, sarebbe un grandissimo paradosso”.
Sulla parabola nazionalpopolare di Moana e Cicciolina, poi, la Steigerwalt dice: "Erano volute dalla società, ma c'era una profonda contraddizione. Da una parte incarnavano un desiderio, guadagnavano tantissimo, forse l'unico lavoro in cui le donne avevano un compenso più alto di quello degli uomini. Dall'altra, sono state disprezzate. La società ha posto un limite quando desideravano fare altro". Sono state dive "che hanno fatto parte del quotidiano degli italiani, erano ospiti da Biagi, Costanzo, Baudo e Fazio".
L’impatto mediatico è stato talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller, nella nascita del Partito dell’Amore e nella candidatura di Moana Pozzi a sindaca di Roma. Quest'ultima "voleva un'affermazione differente, non rinnegando il porno. Voleva essere presa sul serio, sognava di fare l'attrice ed entrare in politica", dice Denise Capezza, interprete di Pozzi. L’avventura di questa grande 'famiglia' - dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni i cui effetti generano una situazione fuori controllo nell’industria della pornografia - è raccontata come detto attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti. "Volevano solo essere prese sul serio. Questo aspetto mi ha molto commosso", dice Ronchi, interprete di Debora. "Divinità irraggiungibili e simbolo del piacere, ma quando uscivano da 'Diva Futura' erano considerate in maniera differente", conclude.