Piena di vita, lontana dalla morale, scandalosa, ambigua: Modesta, la protagonista dell’Arte della gioia, capolavoro di Goliarda Sapienza, ha da poco un viso, quello dell’attrice Tecla Insolia che l’ha interpretata nella seria diretta da Valeria Golino. Ma Modesta è troppa materia per un viso soltanto, è la somma di tante sfaccettature, di molti angoli, delle lettrici che l’hanno amata, della scrittrice che l’ha inventata, e adesso Modesta ha il viso di Goliarda e quello di Golino, il nostro.

Modesta ci interroga dalla prima pagina, ci affonda, ci strema – non tutte, né tantomeno tutti, riescono a finire L’arte della gioia, libro picaresco e screziato, a tratti policromo, dalla lingua furiosa che può risultare impegnativa se non ci s’immerge fino in fondo in una prospettiva, in uno sguardo. Quelli di Modesta, dal nome quasi antifrastico e dalla potenza letteraria, umana e ormai anche visiva. L’alter ego di Goliarda Sapienza, che morì semisconosciuta e oggi per il suo centenario viene celebrata come merita, nasce il primo gennaio del 1900, un cominciamento che più simbolico non si può – Modesta siamo tutte, all’inizio di un secolo, di un’epoca che forse faremo nostra e forse invece ci divorerà.

Chissà se per la sua nascita, in una famiglia siciliana e povera, Goliarda Sapienza aveva pensato proprio a tutte le coincidenze, il 1900 è l’anno in cui esce L’interpretazione dei sogni di Freud, l’anno in cui muore Nietzsche: Modesta è stata definita nicciana, la scrittura di Goliarda è stata definita psicoanalitica, in una certa misura sono vere entrambe le cose.

L’arte della gioia è un romanzo illuminato dal fuoco rubato da Prometeo per essere donato agli uomini, una luce che indica prospettive ancora impensate. Non è la storia di un’emancipazione ma di una crescita in cui la libertà appare in forma di aiuole selvatiche, a volte aggressive, altre desiderabili. Modesta si difende dalla famiglia, dalla violazione domestica, dalla sua stessa isola e dall’asfissia di una società che le si rimpicciolisce addosso mentre lei cresce.

Modesta matura sessualmente e sentimentalmente, osserva e si protegge ma al contempo sfida e vive, si conquista sul campo il diritto a non piacere e quello a prendersi il piacere. Quello suo, e basta. Un’eroina femminile più che femminista, senza bandiere eppure così abrasiva nelle sue ribellioni, nelle sue scelte. Un’eroina che tiene sempre dentro di sé, come un talismano, l’arte segreta dell’essere gioiose – non felici, non sempre quantomeno. Ma gioiose sì, e con forza dirompente.