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Cenerentola
Cenerentola è la Cenerentola delle fiabe. Inevitabile destino per una storia diventata l’emblema della sfortuna, e la sfortuna non può che essere donna, l’ultima delle donne, relegata a fare i servizi di casa per destino, per aver perso la madre innanzitutto (“chi ha la madre non trema” dice l’adagio, e Cenerentola trema molto).
Cenerentola però è l’ultima perché tutti pensano di conoscerla, ma pochi si interrogano sul senso e l’origine: per esempio, è sempre stata la matrigna ad averla tiranneggiata? In realtà, quando le fiabe erano solo orali, le cattive erano proprio le madri, invidiose della giovinezza delle figlie, stanche, stressate, potevano ricorrere ad atti estremi per liberarsene o svalutarle.
La forma scritta però non tollerava un simile affronto, la stessa cultura patriarcale che vessava le donne doveva idealizzarle come angeli del focolare e genitrici modello: nacque così la figura della matrigna, che raddoppia la confusione simbolica e semantica ma permette alle madri di non dover essere così performanti nell’accudimento.
La matrigna di Cenerentola è una grande matrigna, ed è interessante la sua versione disneyana: Lady Tremaine è diversa da Grimilde, la matrigna di Biancaneve, e anche da Malefica, la strega della Bella Addormentata, già dall’aspetto austero e più anziano. Non ci troviamo di fronte a una donna giovane e affascinante ma a una madre dalle sembianze di nonna, quindi doppiamente spaventosa: se la madre può non essere sempre un porto sicuro, la nonna è sempre chi ti salva. Lady Tremaine invece ha condannato Cenerentola a una vita tremenda, contro la quale ci indigniamo e dalla quale uscire è necessario e urgente.
“Quella gran culo di Cenerentola”, come la definiscono le due amiche prostitute che sognano una vita migliore in Pretty Woman, è iconica per il modo in cui ribalta il destino: con l’amore, l’unica cosa che ci può salvare. Certo, possiamo riscriverla dicendo che a salvarla è l’amore per sé stessa e non per un principe, ma sempre di amore si tratta, ed è per questo che Cenerentola non smetterà mai di essere romantica, perfino in un paradossale finale senza il principe (ma vogliamo davvero essere così narcise da innamorarci sempre di noi e non dell’altro da noi?).
Poi, ci sono i topini. Con la loro allegria e le loro canzoni, con il loro entusiasmo nell’aiutare gli amici attraverso i vestiti che indossano: cosa c’è di più accudente che cucire un abito per chi non ce l’ha? Voler bene a qualcuno significa occuparsi di come se ne va in giro per il mondo. A un ballo, dove potrà essere felice. Incontrare l’amore, che forse ti salverà, e in qualche modo dovrà dire grazie all’amicizia.