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Sabrina Ferilli e Paolo Virzì sul set di Un altro Ferragosto
A ventotto anni da Ferie d’agosto, Paolo Virzì torna a Ventotene: “Il film uscì nel 1996, lo girammo tra settembre e ottobre del ’95 ma in realtà l’abbiamo scritto nel ’94, all’alba di una nuova stagione. Che forse, oggi, si è esaurita: raccontiamo l’inizio di un’altra”. Un altro Ferragosto, nelle sale dal 7 marzo in più di 400 copie con 01 distribution, è un sequel atteso da tempo, in cui si ritrovano le due tribù della commedia cult (David di Donatello nel ‘96 per il miglior film): i Molino, intellettuali di sinistra radunati attorno a Sandro ormai malato, e i Mazzalupi, gli arricchiti tendenza fascista in fermento per il matrimonio di Sabry, oggi influencer.
“Ci arrivo dopo numerose e ostinate sollecitazioni – rivela Virzì, che del film è regista oltre che sceneggiatore con il fratello Carlo e l’amico fraterno Francesco Bruni –, all’epoca fare subito un seguito mi sembrava una furbata. Poi, a luglio 2021, ero a Bologna per presentare il restauro del film e, a fine proiezione, tutti invocavano il sequel. Io spiegavo che, no, non era il caso, Ennio Fantastichini e Piero Natoli, due amici indimenticabili (erano rispettivamente Ruggero Mazzalupi e suo cognato Marcello, ndr), non ci sono più. Allora uno spettatore mi ha chiesto: ‘davvero ha paura di affrontare il tema della morte?’. Mi ha colpito. Poi di notte ho sognato i confinati di Ventotene, Spinelli, Colorni, Rossi, Pertini, Ravera e gli altri. Insieme a loro, Ennio e Piero. E Piero mi diceva: ‘dai, non fare il prezioso’. Eccoci qua”. Le assenze dei due attori entrano nella narrazione di Un altro Ferragosto: “La loro assenza, anziché scoraggiarmi, mi ha dato la voglia di tornare su quella storia. Il lutto della famiglia Mazzalupi è un asse del racconto”.
Non nasconde l’emozione, il regista, che presenta il film nel giorno in cui compie sessant’anni: “Per i personaggi è un bilancio: il tempo che passa, come si invecchia senza diventare maturi, come ci si scopre più fragili. Ma lo è anche per me. Quando ho fatto Ferie d’agosto ero al mio secondo film: non sapevo niente, l’ho girato male, mi interessava raccontare i desideri, le fragilità, i modi ruvidi ma caldi dei personaggi. Oggi, almeno tecnicamente, penso di essere un po’ più bravo. Anche la scelta di Ventotene era vaga, un’allusione non esplicitata: quell’isola è cambiata, non è più la spartana rocca di tufo, ma resta il simbolo dell’idea fondativa della convivenza civile del dopoguerra. E tornarci oggi era importante, mentre esplodono le guerre e la democrazia è in crisi”.
Tornano (quasi) tutti i protagonisti di Ferie d’agosto (“Sono stati generosi, mi hanno incoraggiato e a volte mi hanno aiutato a scrivere il copione latente” spiega Virzì), a cominciare da Silvio Orlando, il giornalista dell’Unità qui impegnato a difendere la memoria di Ventotene mentre non riesce a trovare un dialogo con il figlio, Altiero (Andrea Carpenzano), imprenditore digitale sposato con un modello: “Con Andrea – ammette Orlando – non abbiamo legato molto, lui ha una timidezza un po’ norvegese. Ma un giorno ero di cattivo umore e lui l’ha notato subito: è stato importante. Siamo due alieni. Sandro non riesce a capire che fa Altiero, forse sul tema dei diritti civili è un po’ indietro, c’è un forte distacco generazionale. Ma è felice di avere un rapporto con il nipotino che sembra raccogliere la sua eredità politica. Nel film io sono la morte”.
Laura Morante riprende il ruolo di Cecilia, la compagna di Sandro: “Non si rassegna a essere ignorata, forse si sente disprezzata dal compagno. È un po’ egocentrica, chiede continuamente attenzioni, soffre di un inseorabile complesso d’inferiorità”. Sul fronte dei Mazzalupi, torna Sabrina Ferilli nella parte di Marisa, la vedova di Marcello oggi impegnata con un ingegnere: “È lei che intuisce cosa non funziona nel matrimonio della nipote, cerca di salvarla. Come nel primo film, non è felice, non si illude di trovare soluzioni. È una donna che crede nell’amore ma ancor di più crede nella coppia: è lì che si vede risolta, perciò spera che l’ingegnere possa farle cambiare vita. Le donne del film sono tutte malinconiche ma mai rassegnate né vinte: sono il seme di speranza in questa staffetta continua tra la vita e la morte”.
L’ingegnere è interpretato da Christian De Sica: “Quando Virzì mi ha proposto questo personaggio imbroglione, alcolista, ladro, con un teschio al collo, ho accettato di corsa. Per la mia carriera è fiore all’occhiello. E Paolo è un grande maestro di recitazione: non mi era mai successo, dopo mio padre, che un regista mi dicesse esattamente cosa fare. Mi ha aiutato moltissimo, sono stato felice di ritrovare Sabrina: da Vacanze di Natale a Vacanze a Ventotene”. Vinicio Marchioni è Cesare, trucido futuro marito di Sabry: “Paolo mi ha dato una sola indicazione: è uno con gli occhi di una mucca. È una sintesi perfetta per definire la sua mancanza intellettuale: un ignorante fascista, un parvenu che si approfitta della compagna, un pessimo padre. Abbiamo costruito un involucro pensando alla mascolinità tossica dei fratelli Bianchi, gli assassini di Colleferro, e alla ricerca ossessiva nel look di Cristiano Ronaldo: dentro non c’è niente”.
Anna Ferraioli Ravel eredita il personaggio di Sabry da Vanessa Marini: “In lei c’è un forte sentimento d’inadeguatezza, ma ha trasformato i limiti in opportunità. Come se fosse una Sibilla, esprime una profezia autoverrante: è consapevole del destino infelicità collettiva della famiglia”. Altra new entry è la misteriosa Daniela, ex moglie di Cesare, impersonata da Emanuela Fanelli, reduce dal David vinto grazie a Siccità diretto dallo stesso Virzì: “È una sfinge: dietro il suo volto c’è un dolore profondo. Il suo monologo, verso il finale, riassume il pensiero di tutti i personaggi, accomunati dalla solitudine e da un disperato desiderio d’amore”.
Nel cast tornano anche Rocco Papaleo, Paola Tiziana Cruciani, Agnese Claisse Gigio Alberti, Claudia Della Seta, Raffaella Lebboroni, Silvio Vannucci, Lele Vannoli, Emiliano Bianchi ed entrano Lorenzo Fantastichini, Liliana Fiorelli, Milena Mancini, Maria Laura Rondanini, Ema Stokholma, Lorenzo Nohman, Lorenzo Saugo e Fabrizio Ciavoni. “Si respira aria di tragedia – conclude Virzì – ma è una commedia che fa emergere risorse inaspettate. Spero sia un regalo, perché non tutto è perduto: magari quel bambino che ascolta i racconti su Ventotene sarà il prossimo leader della sinistra”.