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Teramano, classe 1994, già valente cortista, da Mio fratello a Giochi, Simone Bozzelli è passato al lungo, Patagonia, presentato in Concorso a Locarno, ora nelle sale italiane.
Bozzelli ha vinto nel 2022 per I Wanna Be Your Slave dei Måneskin l’MTV Music Award per Best Alternative
Video, e un po’ per questo, un po’ per i corti, un po’ perché è inserito, un po’ perché produce Wildside e distribuisce Vision c’era grande attesa. Buon per lui.
Ma l’abbiamo visto, e no, non va.
Nella relazione tra il fanciullino Yuri (Andrea Fuorto), allevato tra zie, spugnature e ovatta nella provincia abruzzese, e il dominante, trasgressivo girovago Agostino (Augusto Mario Russi) viene echeggiata, se volete titillata, tanta parte del nostro cinema ultimo o parecchio scorso, dal Ninetto pasoliniano Ragazzo dal fiore in bocca ai due Citti, fino a Lazzaro felice - e La strada no, e Pinocchio allora no?
Nulla di male, non fosse che siffatte montagne avite partoriscono un topolino – mannaggia! – che rifugge i campi lunghi e pasce di derivazioni: I Wanna Be Your Slave, per dire della prima, potrebbe essere un titolo alternativo.
La, ehm, presa in prestito non conosce confini, da Burning Plain a Nomadland, ma manda a memoria i visi, eccome: Augusto Maria Russo è Robert Pattinson, Andrea Fuorto Xavier Dolan. Palesemente: sosia loro, copia di mille riassunti il film.
Cui concediamo un buon prologo nostrano, una scena potente (pissing), ma non molto altro. C’è poi, e chiudiamo, un gravoso problema: tradurre la marginalità sociale in disagio psichico, come si evince dalla sequenza nell’agenzia di viaggi, senza colpo ferire.
Patagonia – Patagonìa? - è la Terra del Fuoco, e qualcuno ci si è bruciato.