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Lily Gladstone, Martin Scorsese, Robert De Niro (foto di Karen Di Paola)
Io capitano è il trentatreesimo film italiano candidato all’Oscar per il miglior film internazionale (ex film straniero). Per Matteo Garrone è la prima volta in gara. Se dovesse trasformare la nomination in statuetta, diventerebbe il quindicesimo italiano nella storia dell’Academy, consolidando il nostro primato nella categoria. L’ultimo film italiano a vincere fu, dieci anni fa, La grande bellezza di Paolo Sorrentino; l’ultimo candidato, nel 2022, È stata la mano di Dio, sempre di Sorrentino.
Perfect Days è il primo film di Wim Wenders in gara per l’Oscar al film internazionale. Il maestro tedesco, 79 anni il prossimo agosto, aveva ricevuto tre candidature per il miglior documentario (2000 con Buena Vista Social Club, 2012 con Pina e 2015 con Il sale della terra).
Per il secondo anno consecutivo, il vincitore della Palma d’Oro è candidato all’Oscar per il miglior film: parliamo di Anatomia di una caduta (il cui successo avevamo previsto), che non è stato selezionato dalla Francia per il miglior film internazionale (il designato The Taste of Thing è rimasto fuori) e ha raccolto 5 nomination, tutte pesanti. Tra queste, quella per la miglior regia a Justine Triet (prima donna francese, nona in assoluto dopo Jean Renoir, Claude Lelouch, François Truffaut, Edouard Molinaro, Louis Malle, Michel Hazanavicius e i naturalizzati Costa-Gavras e Roman Polanski, seconda europea dopo Lina Wertmuller) e quella per la miglior attrice Sandra Hüller (la terza dopo Marlene Dietrich e Luise Rainer).
Povere creature! è il quinto Leone d’Oro dal 2017 a ricevere la candidatura per l’Oscar al miglior film e con 11 candidature si piazza al secondo posto dopo il frontrunner Oppenheimer (13). Per Yorgos Lanthimos è il secondo tentativo per agguantare il premio per la regia: in caso di vittoria sarebbe il primo di origini greche.
Grazie a Killers of the Flower Moon (10), Martin Scorsese supera Steven Spielberg diventa il regista in attività con il maggior numero di candidature (dieci, la prima nel 1980 con Toro scatenato; in bacheca ha solo una statuetta per The Departed, 2006). Meglio di lui solo William Wyler (12). Quest’anno è anche l’unico americano in cinquina (gli altri, oltre ai citati Lanthimos e Triet, sono i britannici Jonathan Glazer e Christopher Nolan). La sua protagonista, Lily Gladstone, diventa la prima nativa americana in corsa per l’Oscar alla miglior attrice. E Robert De Niro ottiene la nona nomination in carriera, l’ottava per l’interpretazione: il primo l’Oscar come miglior attore non protagonista lo vinse esattamente mezzo secolo fa con Il padrino – Parte II.
Nonostante le 8 nomination, Barbie manca le due che avrebbero suggellato il trionfo: la miglior regia per Greta Gerwig (in corsa per la sceneggiatura non originale) e la miglior attrice per Margot Robbie (che vedremo comunque sul red carpet in quanto produttrice del film). In ogni caso, con Barbie, Anatomia di una caduta e Past Lives sono tre i film diretti da donne in corsa per la statuetta più pesante.
John Williams, 92 anni il prossimo 8 febbraio, si conferma uomo dei record: il leggendario compositore, già vincitore di cinque Oscar, ottiene la nomination numero 54 grazie a Indiana Jones e il quadrante del destino, consolidando il primato assoluto come individuo vivente più nominato nella storia dell’Academy (meglio di lui solo Walt Disney con 59). E la cantautrice Diane Warren arriva a quota 15 con la canzone The Fire Inside da Flamin’ Hot: anche stavolta non sembra destinata alla vittoria, ma l’anno scorso l’Academy l’ha già ricompensata con un Oscar alla carriera.
Jodie Foster, già vincitrice di due Oscar e in corsa come non protagonista per Nyad, ottiene la quinta nomination in quarantasette anni, a ventinove anni dall’ultimo tentativo. Annette Bening, protagonista di Nyad, mai premiata finora, prova l’assalto alla statuetta per la quinta volta in trentatré anni. Dopo Paul Wienfield e Ian McKellen, Colman Domingo, in gara con il biopic Rustin, è il secondo attore apertamente omosessuale a ricevere la candidatura in novantasei edizioni (ce ne sono stati anche altri, come Kevin Spacey e Nigel Hawthorne, ma si sono dichiarati solo successivamente). E Bradley Cooper, grazie a Maestro da lui diretto, prodotto, scritto e interpretato, arriva a 12 nomination in carriera.
Foster, Bening, Domingo e Cooper sono interpreti di film targati Netflix, che raccoglie 18 candidature anche grazie a American Simphony, May December, El Conde, Nimona e i corti The After e The Wonderful Story of Henry Sugar (che potrebbe valere il primo Oscar a Wes Anderson). Apple, invece, ne ottiene 13 ma con solo due titoli, Killers of the Flower Moon e Napoleon. Un po’ complicata la situazione Disney: se da una parte può gioire con Povere creature! grazie alla controllata Searchlight Pictures, dall’altra incassa le esclusioni di Wish (film d’animazione) e il celebrativo Once upon a Studio (corto d’animazione).
Molto nutrito l’elenco degli esclusi, oltre a Gerwig e Robbie, da Leonardo DiCaprio (Killers of the Flower Moon) ai cast di Past Lives (fermatosi a due nomination, che sono pesanti ma ci si aspettava di più) e May December (le già vincitrici Natalie Portman e Julianne Moore, più Charles Melton che aveva ottenuto moltissimi riconoscimenti nella stagione dei premi) fino a Willem Dafoe (Povere creature!), passando per film completamente dimenticati come Estranei, Ferrari, Saltburn.