“Non l’ho fatto per soldi". Così il regista Tim Burton presenta Betleejuice Beetlejuice, il sequel al suo film cult Beetlejuice (1988) che apre oggi fuori Concorso l’81. Mostra di Venezia.

Accompagnato al Lido dagli interpreti originali Michael Keaton, Catherine O'Hara e Winona Ryder, nonché ai nuovi arrivati Jenna Ortega, la sua compagna Monica Bellucci, Justin Theroux e Willem Dafoe, Burton confessa: “Non volevo fare un grande sequel per soldi o qualcosa del genere, ma per ragioni molto personali. Non ho nemmeno guardato il primo film per prepararmi a questo, perché ne ricordavo lo spirito e tutti quelli che sono qui oggi".

Dal 5 settembre nelle nostre sale, il film inquadra tre generazioni della famiglia Deetz di ritorno a casa a Winter River: ancora perseguitata dal demone dispettoso Beetlejuice (Keaton), Lydia (Ryder) è sconvolta allorché la figlia adolescente e ribelle Astrid (Ortega) scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto.

Dice Burton: “Amo Beetlejuice ma non ho mai capito perché abbia avuto così successo. Volevo tornare a tornare a lavorare con Michael, Catherine, Winona, persone nello spirito giusto: ho sentito molto questo film, è progetto personale”, e rivela: “Negli ultimi anni sono rimasto deluso dall’industria cinematografica, dovevo fare qualcosa che venisse dal cuore. Quando si invecchia la vita prende direzioni diverse da quelle preventivate e forse mi ero perso anche io: ora credo di essermi ritrovato con questo film”. Aggiungendo che “molte volte il finale non era scritto, ho giocato assai con gli attori: tutti hanno dato un contribuito, energia”, il regista precisa: “Volevo fare un film emotivo su una famigli strana, l’esperienza di Mercoledì e l’incontro con Jenna Ortega sono stati fondamentali”. Un altro sequel? Burton scherza: “Ci sono voluti 35 anni per questo, altri 30 e ne avrò più di 100… non credo”.

Monica Bellucci parla del compagno come di “un artista in grado di creare situazioni spaventose e divertenti, e questo mi ha aiutato a creare la mia creatura, Dolores, al contempo cattiva e affascinante. Una metafora della vita, tutti noi abbiamo cicatrici emotive”. Rivelando che “ho sempre adorato il mondo dei fumetti” e “ho scoperto Mario Bava grazie a Burton”, della sua “sposa cadavere” dice che per “quando si ricompone ho dovuto imparare una coreografia specifica come se fossi un mimo, ché si muove come una bambola” e poi che Beetlejuice Beetlejuice “parla di donne, tre generazioni che si amano e si supportano, in ossequio al grande impatto che le donne oggi hanno sulla società”.

Michael Keaton che torna a vestire i panni del personaggio eponimo loda “un’opera d'arte unica, oggi ci sono poche opportunità di far parte di qualcosa del genere” e scherza: “Il mio Beetlejuice è maturato, per quanto fosse suadente e affascinante nel primo capitolo ora lo è di più, complice il suo senso sociale e il rispetto del politicamente corretto… Ha scoperto un lato nuovo grazie alla ex moglie Dolores: non ha paura di nulla tranne di lei”.

Winona Ryder rivela che “l’amore e la fiducia in Tim hanno dato giocosità al nostro lavoro, e tanta sperimentazione”, Jenna Ortega, già Mercoledì, ha “cercato di creare un personaggio unico, determinato, con una rabbia che viene da un posto diverso da quella di Lydia”, mentre Burton che inserisce in Beetlejuice Beetlejuice alcune sequenze parlate nella nostra lingua conclude: “Ho sempre voluto realizzare un film horror in italiano, sono un fan di Mario Bava e Dario Argento, mi piacerebbe essere un regista horror italiano”.