“Era un uomo delle istituzioni che metteva al centro di tutto la protezione della sacralità della vita”. Così Claudio Santamaria che nel film Il Nibbio, in uscita il 6 marzo con Notorius Pictures, interpreta l’Alto Dirigente del SISMI Nicola Calipari. Un uomo che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista de ‘Il manifesto’ Giuliana Sgrena (Sonia Bergamasco) rapita in Iraq da una cellula terrorista.

Diretto da Alessandro Tonda, sceneggiato da Sandro Petraglia e prodotto da Notorius con Rai Cinema e Tarantula in collaborazione con Netflix, Il Nibbio porta sul grande schermo, a vent’anni di distanza, il ritratto intimo e toccante di un uomo le cui azioni sono sempre state all’insegna del valore della vita umana e della pace.

“Non esisteva una grande documentazione su Calipari - racconta Petraglia -. Sono entrato nella storia leggendo il libro di Gabriele Polo (Il mese più lungo. Dal sequestro Sgrena all’omicidio Calipari) e il libro della Sgrena sulla sua detenzione. C’erano anche molti articoli di giornale, ma raccontavano poco. Per me è stato fondamentale incontrare la famiglia. Ho avuto bisogno di conoscere l’uomo e la sua personalità, non tanto di conoscere i fatti. Mi sono affidato all’emozione e ho scoperto un alto dirigente dei nostri servizi che era una persona ironica, amava la vita, il calcio, le gite in montagna. Non ho voluto fare un film politico, se questa fosse stata la chiave non lo avrei fatto”.

Sonia Bergamasco è Giuliana Sgrena in Il Nibbio - Foto Riccardo Ghilardi
Sonia Bergamasco è Giuliana Sgrena in Il Nibbio - Foto Riccardo Ghilardi

Sonia Bergamasco è Giuliana Sgrena in Il Nibbio - Foto Riccardo Ghilardi

E il regista: “Calipari non era un supereroe della Marvel, ma un uomo comune votato alla pace, alla giustizia, al senso dello Stato e al bene comune. Abbiamo voluto puntare l’attenzione su un avvenimento importante per la nostra storia, visti anche i casi recenti, e abbiamo voluto raccontare i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005 e quel che quell’uomo e i servizi segreti hanno fatto per salvare la vita di Giuliana Sgrena. Per me è stata una grandissima responsabilità e ho accettato per una spinta emotiva. Il mio non è un film ideologico. Non ho voluto approfondire il contesto geopolitico. Ho fatto più una spy story senza scimmiottare i film d’oltreoceano. La figura di Calipari non era conosciuta. Non stava sotto i riflettori, anche per il ruolo che ricopriva. Non è iconico come un Craxi o un Andreotti, quindi è stato molto utile scavare e approfondire e trovare le sfumature e le particolarità della persona”.

Fondamentale e di grande aiuto per gli interpreti conoscere e confrontarsi con le persone che andavano a rappresentare. “Giuliana è stata generosissima nel raccontarsi, avevo bisogno e desiderio di avvicinarla- dice Sonia Bergamasco-. Non ho avuto alcuna esitazione ad accettare l’opportunità di raccontare questa storia e questa donna così forte e dignitosa. Ho cercato di farlo con delicatezza e senso di responsabilità e di mettere in scena la persona e non il personaggio”.

E Anna Ferzetti qui nel ruolo della moglie di Calipari, ovvero Rosa Calipari, racconta: “Ho conosciuto Rosa e mi ha accolta dicendomi di farle tutte le domande che volevo. Avevo timore perché l’ho incontrata tre ore prima dell’inizio delle riprese. Pensavo di andare nel panico e invece mi ha tranquillizzata. Mi ha detto che loro si divertivano tanto e ridevano molto. Ci deve essere rispetto e umiltà nell’entrare nella vita degli altri, soprattutto quando si rappresenta la vita privata”.

“Devi affrontare queste storie in punta dei piedi con sensibilità e delicatezza - precisa Claudio Santamaria -. Volevo fare uscire il suo grande calore umano. Sapeva cogliere le varie differenze della società anziché escluderle. E questo lo ha portato a svolgere la potente arma della mediazione. Ha sempre cercato di portare la verità e la giustizia ovunque e di ripulire dalla corruzione. Pochi sanno che istituì un numero verde per le violenze sugli omosessuali e che aveva inventato il sistema degli appuntamenti per gli immigrati obbligando i poliziotti a dare del lei a questi ultimi per dare loro dignità. Svolgeva il suo mestiere da agente segreto in maniera emotivamente partecipata”.

E sul paragone con il recente caso di Cecilia Sala dice: “Sono due casi diversi. Per Giuliana Sgrena si è trattato di un sequestro che veniva dai sunniti, un popolo invaso, escluso dalla ricostruzione del nuovo governo democratico dell’Iraq, che hanno utilizzato i mezzi che avevano quindi il terrorismo e i sequestri. Cecilia Sala invece era ingiustamente incarcerata. In quest’ultimo caso si è trattato di governi che alla luce del sole operavano per il rilascio. Oggi i servizi segreti lavorano costantemente per questioni del genere”.

Il Nibbio vince il Nastro della legalità 2025 con il quale i Giornalisti Cinematografici sottolineano ogni anno il valore speciale di quel cinema civile capace di unire alla tensione narrativa di un racconto avvincente la riflessione su pagine di cronaca diventate storia contemporanea, ma spesso rimosse nel tempo. Il Nastro sarà consegnato all’anteprima istituzionale in Sala Petrassi all’Auditorium, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Calipari, il 4 marzo, un evento organizzato da Fondazione Musica per Roma in collaborazione con l’associazione culturale Play Town Roma.