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Nicola Borrelli (foto di Karen Di Paola)
Le risorse ci sono, rassicura Nicola Borrelli, DG Cinema e Audiovisivo, il problema semmai riguarda i tempi burocratici: “Il decreto è stato approvato, a partire dai primi mesi del 2023 esercenti e distributori possono presentare le domande. Era necessario, perché dopo un anno non è possibile lasciare nell’incertezza un intero settore. E questa lentezza ha un impatto negativo sulla nostra credibilità internazionale”.
È un Borrelli a tutto campo, dalla Legge Cinema alle abitudini del pubblico passando per il sostegno alle sale, quello che ha dialogato con Robert Bernocchi nell’ambito del nuovo format Cinematografo Incontra, che ha inaugurato le sue attività al Cinema Barberini di Roma in occasione della cerimonia di consegna dei Cinematografo Awards.
“Il governo – continua Borrelli – sta promuovendo un confronto ampio e aperto, il sottosegretario Borgonzoni ha incontrato le associazioni di categoria. L’obiettivo è mettere in pratica tempistiche più coerenti per andare incontro alle esigenze del settore”. Un settore che, nell’arco dei tre anni pandemici, è profondamente cambiato: “Dobbiamo rivedere tutto. Dobbiamo prendere atto che oggi il sistema d’aiuto è unitario: ogni prodotto, che sia un corto o una produzione da 25 milioni di euro come L’amica geniale, ha le stesse regole e le stesse aliquote. Invece gli aiuti vanno focalizzati in base al prodotto”.
Qualche numero: “Tra il 2021 e il 2022, sono stati 1200 i titoli che hanno chiesto l’accesso al credito d'imposta. Per titoli intendiamo film, serie, videogiochi. È positivo che ci siano sempre più risorse dopo tanti anni di investimenti insufficienti. Adesso facciamo più della Germania e meno della Francia. Con la nuova legge abbiamo sanato pecca”. Molta attenzione per l’esercizio: “Le sale stanno ancora aspettando il credito d’imposta calcolato sui costi di funzionamento e non sugli introiti. Ma sulla distribuzione bisogna distinguere il mercato dal circuito arthouse, bisogna calibrare gli schemi d’aiuto con l’esigenza di aiutare nuove imprese e nuovi autori. Oggi, invece, viene tutto trattato con le stesse misure”.
Borrelli non rinuncia a qualche stoccata contro certe produzioni lontane dal mercato: “In molti casi si ha l’impressione che le opere vengano prodotte per essere prodotte. È un modus operandi che va cambiato. Stanno accadendo molte cose positive, stiamo vedendo i risultati di tanto lavoro, ma come mai la resa è così scarsa?”. C’è però un nuovo interesse da parte degli stranieri: “C’è un grande numero produzioni televisive che sta contribuendo all’internazionalizzazione del nostro settore. Ma la cosa interessante è che queste collaborazioni sono arrivate più grazie alla Legge Cinema che con la misura dedicata a questo obiettivo. Poi restano le difficoltà sulla circuitazione perché risentiamo ancora delle difficoltà della pandemia”.
E sempre sulla percezione del cinema italiano all’estero: “Esiste un divario tra il nostro credito fuori dai confini e come ci rappresentiamo. In realtà ci siamo sempre difesi bene, anche nei momenti di crisi. C’è un tema di educazione all’immagine che riguarda la capacità di leggere un certo tipo di linguaggio. Per fortuna i giovani sono meno teorici di noi”.
Altri dati: “Il fatturato audiovisivo dal 2016 al 2022 è diminuito dell’1.7%. La televisione tradizionale sta perdendo quote ma resta tra i maggiori investitori. Gli investimenti delle piattaforme restano molto lontani dalle loro cifre. Il cinema non era soddisfacente nemmeno prima della pandemia, il mercato italiano è più debole rispetto ai nostri partner. Siamo settimi al mondo per numero di schermi e numero di film prodotti, secondi per schermi e film in Europa, ma non siamo tra i primi dieci mercati mondiali per vendita dei biglietti. Nel primo semestre del 2022 abbiamo perso il 58% rispetto al biennio ‘17-‘19. La Francia ha registrato -28%. Tutto sommato le sale hanno resistito, con solo il 2% in meno”.
Come incentivare le presenze in sala? “Ci stiamo lavorando, potrebbero esserci finanziamenti per gli spettatori giovani e non per gli spettacoli. Sfatiamo un luogo comune: i giovani vanno in sala molto di più degli adulti. Non capisco la pigrizia del settore nel parlare di biglietti scontati per i più giovani. In generale mi chiedo perché ci sia così disinteresse nei confronti degli spettatori: il tema non si risolve con l’allargamento delle finestre e con gli abbonamenti fiat ma cercando di capire cosa vogliono gli spettatori”.