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Nanni Moretti in Il sol dell'avvenire
A | Aprile
Una breve (75 minuti, dio lo benedica) eppure ariosa (abbraccia almeno tre anni) ricognizione su se stesso e sul suo ruolo nel dibattito sociale e politico, tra ritagli di giornali e frammenti di autofiction. Nanni dovrebbe girare un documentario per i francesi sull’Italia di Berlusconi, ma sta nascendo il suo primo figlio (“Chiamiamolo Giovanni come me”), D’Alema non dice cose di sinistra, l’agognato film sul pasticcere trotzkista si è arenato e per di più ha tanta voglia di litigare con qualcuno. E poi, come ci ricorderà più tardi, “è sempre il momento di fare una commedia”. Rivisto a venticinque anni di distanza è un’opera modernissima, libera, leggera anzi leggerissima.
B | Buy, Margherita
Insieme per cinque volte consecutive, sempre “legata” all’autore-attore: ex attrice con un matrimonio ai titoli di coda (Il caimano, 2006); ex moglie nonché collega dello psicanalista del pontefice, in fissa col “deficit da accudimento” (Habemus Papam, 2011); regista quindi alter ego dell’autore che nella finzione diventa suo fratello (Mia madre, capolavoro d’attrice, 2015); giudice devastata da un evento traumatico che coinvolge il figlio represso (la presenza più luminosa di Tre piani, 2021). E ora? Ne Il sol dell’avvenir è ancora la consorte del divo Nanni: “Parliamo di tutto: di cinema, di politica, di lavoro. Siamo sempre stati così, abbiamo sempre parlato di tutto. Di tutto, tranne che di noi”.
C | Cahiers du Cinéma
È il regista italiano più amato dalla storica rivista francese, per quattro volte al vertice della classifica dei migliori film dell’anno con Palombella rossa, Caro diario, Habemus Papam, Mia madre. Quest’ultimo compare anche al settimo posto della top ten del decennio 2010-2019. “Cineasti come lui”, scrive il critico Stéphane Delorme, “condividono con noi ciò che hanno di più intimo. Non c’è niente di più toccante di questi cuori nudi”.
D | Dolore
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E | Esordi
È il 14 dicembre 1976 quando al Filmstudio, storico cineclub di Trastevere, viene presentata l’opera prima che un ventitreenne romano ha girato in Super8 con un budget di tre milioni e trecentomila lire: Io sono un autarchico, resta in cartellone per molto tempo e consacra il nuovo autore. Nel 1987, ormai affermato, fonda con Angelo Barbagallo la Sacher Film, con l’obiettivo di produrre film diretti da giovani autori. Battezzano Carlo Mazzacurati con Notte italiana. Di Daniele Luchetti producono Domani accadrà e Il portaborse, interpretato dallo stesso Moretti. Che è protagonista anche di La seconda volta, opera prima di Mimmo Calopresti, e appare fugacemente in Te lo leggo negli occhi della debuttante Valia Santella, ora sua co-sceneggiatrice. Senza dimenticare Bimbi Belli, la rassegna che organizza dal 2002 con le migliori opere prime della stagione.
F | Festival di Cannes
Dopo il Leone d’Argento alla Mostra di Venezia del 1981 per Sogni d’oro (giuria presieduta da Italo Calvino), nel 1986 porta alla Berlinale La messa è finita (Orso d’Argento: presidente della giuria? Gina Lollobrigida!). Dovrebbe tornare a Venezia nel 1989, ma succede il fattaccio: il direttore Guglielmo Biraghi rifiuta incredibilmente Palombella rossa. Lo recupera la neonata Settimana della critica, ma Moretti se la lega al dito. Con Caro diario va a Cannes, dove lo incoronano miglior regista (Clint Eastwood presidente, Catherine Deneuve vice, addirittura Pupi Avati in giuria!). Da allora ha sempre portato i suoi film sulla Croisette. È l’ultima Palma d’Oro italiana con La stanza del figlio, unico italiano presidente di giuria negli ultimi trent’anni.
G | Genitori
Figure persistenti, spesso incarnate da grandi teatranti poco visti al cinema (da Glauco Mauri e Luisa Rossi in Ecce bombo fino a Giulia Lazzarini per Mia madre). Memorabile il rapporto edipico con Piera Degli Esposti, mamma castrante in Sogni d’oro. Il vero papà, l’epigrafista Luigi, appare in ogni film fino a Palombella rossa, mai nel ruolo del padre. In Aprile, in cui Nanni diventa genitore, si vede anche la vera madre, Agata Apicella, presente nell’iconica scena del cannone post elezioni. Il trauma del distacco affiora ne La messa è finita, con Margarita Lozano che si toglie la vita dopo essere stata lasciata dal marito Ferruccio De Ceresa, e passa attraverso La stanza del figlio, dove con la moglie Laura Morante si scontra con il massimo lutto possibile. Fino a Tre piani, dove sono tutti genitori in frantumi: i severi e devastati Moretti e Buy, la neomamma Alba Rohrwacher lasciata sola da Adriano Giannini, Riccardo Scamarcio che sospettano dell’anziano vicino di casa Paolo Graziosi (marito di Anna Bonaiuto) e nel frattempo tradisce la moglie Elena Lietti.
H | Haneke, Michael
Sempre sulla Croisette nel 2012, assegnò la Palma d’Oro ad Amour. Nel 1997, da semplice giurato detestò un altro lavoro di Michael Haneke, Funny Games. “La giuria non deve mai cercare l’unanimità altrimenti si premia il film medio. Insistevo con Il sapore della ciliegia (che poi vinse, ex-aequo con L’anguilla, ndr). Partiti uno contro nove, siamo arrivati cinque a cinque: li ho sfiancati”. Presidente a Venezia nel 2002, si oppose al Leone d’Oro a Canicola: non potendo premiare per il secondo anno consecutivo un iraniano (Il voto è segreto era il prediletto di Moretti), si dirottò su Monsoon Wedding. Il presidente ottenne comunque le Coppe Volpi per i protagonisti di Luce dei miei occhi, Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli.
I | Instagram
All’inizio condivideva solo immagini dei film in programmazione al suo Nuovo Sacher e le foto con gli ospiti (comunque incredibili: da Agnés Varda a Bernardo Bertolucci). Poi, alla fine di maggio 2019, ecco spuntare le clip sul set di Tre piani. Per la prima volta il riservatissimo regista fa filtrare qualcosa dai suoi blindatissimi set: prove, backstage, errori, momenti emozionanti. Ci ha preso gusto: regala foto d’epoca, scene tagliate, incontri con amici attori. Oltre 100mila follower, ogni post è da culto.
J | Jarrett, Keith
Alla fine di In Vespa, primo episodio di Caro diario, dopo aver esplorato una Roma semideserta, Moretti passa in rassegna i quotidiani e le riviste sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini: “Non so perché ma non ero mai andato nel posto dove è stato ammazzato”. E così, in sella al suo mitico motorino, finisce a Ostia, nei pressi della scena del crimine dove ora sorge il monumento alla memoria, all’epoca pieno di erbacce e rifiuti. Cinque minuti sulle note del The Köln Concert, capolavoro improvvisato dal grande pianista statunitense nel 1975.
K | Kiarostami, Abbas
“Un regista e una persona che mi manca molto”. Da esercente, proiettò Close Up al Nuovo Sacher, raccontando la cronaca del debutto in sala nel corto Il giorno della prima di Close Up. Una riflessione sulle difficoltà del cinema d’autore nel trovare un riscontro da parte del pubblico: nel breve film, infatti, scopriamo che, nonostante la promozione sui quotidiani, dopo quattro spettacoli gli spettatori furono cinquantasette, per un incasso totale di 565.000 Lire.
L | Luchetti, Daniele
Per Moretti è stato attore, aiuto regista, assistente. Una volta messosi in proprio, Luchetti l’ha diretto due volte: nell’opera prima Domani accadrà è un carbonaio dall’idioma incomprensibile; in Il portaborse è il corrotto ministro socialista Cesare Botero, ruolo che Paolo Villaggio rifiutò e valse a Moretti il David come miglior attore. “Ha una gamma espressiva che è soltanto sua”, spiegò il regista ad Aldo Tassone. “Interpretava un personaggio di cui non condivideva le idee. Ciò detto il carattere forse in parte gli appartiene anche: una certa cattiveria, un certo sadismo… Quel personaggio che detestava, lo ha fatto benissimo”.
M | Musical
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N Nevo, Eshkol
È l’autore israeliano del romanzo Tre piani, prima volta in cui Moretti lavora su un soggetto non originale. “Ricevere la mail in cui mi annunciava che avrebbe adattato il mio libro è stato molto emozionante”, ha rivelato lo scrittore a Repubblica. “Fin da subito ho seguito la mia regola d’oro in fatto di adattamenti cinematografici: lasciare completa carta bianca all’artista. Il risultato è un lavoro diverso rispetto al libro, certo, ma c'è sempre un legame profondo con la mia opera”.
O | Orlando, Silvio
Per la prima volta, ne Il caimano Moretti decise di non essere il protagonista assoluto. Per la parte del produttore decaduto e in crisi coniugale, Orlando era l’unico attore possibile (“Ma per puro sadismo mi ha fatto fare il provino”). E piovvero premi. Da Palombella rossa a La stanza del figlio passando per Aprile (David come miglior attore non protagonista nel ruolo di se stesso, chiamato a interpretare un pasticcere trotzkista nel musical di Moretti). Ora lo aspettiamo ne Il sol dell’avvenire: “Ho sempre sognato di fare un personaggio che si impicca”.
P | Psicoanalisi
Da Sogni d’oro, dove il giovane regista Michele Apicella sta girando un film su Sigmund Freud (che ha il volto di Remo Remotti), il dialogo tra realtà e proiezioni oniriche riverbera in ogni suo film, finché è Nanni stesso a diventare psicanalista (La stanza del figlio, Habemus Papam). Il suo è un cinema della crisi ma anche della cura, una terapia in fieri per sentirsi meno soli, che ci mostra chi siamo e chi vorremmo essere, le falle e i limiti, l’impatto del trauma e l’elaborazione del lutto.
Q | Quartieri
In Vespa, episodio di Caro diario, è una ricognizione di Roma attraverso l’esplorazione dei suoi quartieri. Il regista ama i lotti popolari della Garbatella: “La cosa che mi piace più di tutte è vedere le case”, dice in quell’episodio. “Anche quando vado nelle altre città l’unica cosa che mi piace fare è guardare le case. Bello sarebbe un film fatto solo di case: panoramiche su case”. Tre piani, invece, è quasi una radiografia del lato oscuro di Prati.
R | Roma
Per Moretti, Roma “è un po’ come mia madre”. È lo scenario naturale di tutti i suoi film, a parte Palombella rossa girato ad Acireale e l’anconetano La stanza del figlio. Prati fa da sfondo a Ecce Bombo e Tre piani, Bianca si svolge tra Monteverde, Aventino e Villa Borghese, in La messa è finita si vede l’Arena del futuro Cinema Sacher, Caro diario si muove tra Gianicolo, Parioli, Garbatella, Villagio Olimpico, Tufello, Vigne Nuove, Monteverde, Spinaceto, in Aprile troviamo Botteghe Oscure e l’Isola Tiberina, l’Auditorium Parco della Musica appare nel Caimano, in Habemus Papam è ricostruito il Vaticano fino alle code al Capranichetta in Mia madre…
S | Sillabari
Nel 2012, per la Emons, Moretti registra l’audiolibro della meravigliosa raccolta di Goffredo Parise. Nella sua lettura priva di affettazioni, modulata sul pigro accento romano, affiorano la sincera partecipazione emotiva e il bisogno di “mettere in ordine – e conoscere – i sentimenti, vivendoli magari in modo meno esteriore”. Svelò ad Antonio D’Orrico: “è il libro che più ho regalato nella mia vita”. Identificazione con i racconti? “Diciamo che ti viene voglia di pensare alla tua autobiografia sentimentale”.
T | Torta Sacher
Passione culinaria che si fa ossessione e simbolo. “Continuiamo così, facciamoci del male” sentenziava in Bianca, amareggiato e disincantato, di fronte a chi ignorava la celebre torta viennese, regalando una frase diventata iconica anche perché regge fuori dal suo contesto. Nel 1986 Sacher è il nome della sua casa di produzione e distribuzione e del suo cinema, ex dopolavoro ferroviario, ex teatro di varietà e dal 1991 regno di Moretti: monosala, programmazione di qualità, arena estiva.
U | Uomo che sapeva troppo, L’
In un incontro in Finlandia nel 2004 (riportato da Repubblica), parlò, tra le altre cose, dei ricordi d’infanzia legati al cinema. Il primo film non d’animazione lo vide a nove anni, con il padre e il fratello: era il western Soldati a cavallo di John Ford. Il secondo, però, è quello che gli è rimasto più impresso: L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock.
V | Vespa
Co-protagonista del primo episodio di Caro diario, torna nel successivo Aprile. È nel logo della Sacher Film. Feticcio dell’autore e oggetto di culto per i fan, è ora visibile al Museo del Cinema di Torino. Molti pensano sia blu, in realtà pare sia verde. Esiste un video, realizzato dall’utente YouTube Iretnac, che, all’interno del videogame GTA (il giocatore controlla il personaggio alla guida di una vettura), ricrea la scena del giro a Spinaceto con le musiche originali di Nicola Piovani.
W | Wertmuller, Lina
In una famosa scena di Io sono un autarchico, Moretti si scaglia contro la regista di Pasqualino Settebellezze, assegnataria di una cattedra di cinema all’Università di Berkeley: “Era ora, vedrai che il cinema italiano ha trovato il suo alfiere”, afferma mentre dalla bocca esce una schiuma di gelatina verdastra simile alla bile. La prima donna candidata all’Oscar per la regia non la prese bene: “Fu cafone. Quando lo incontrai a Berlino, sul red carpet, mi avvicinai per stringergli la mano e riderci su. Lui se ne andò. E allora gli dissi: A’ Moretti, ma vaffa…”.
Z | Zivago
In Palombella rossa, Moretti è sul punto di battere un tiro e proprio in quel momento ricorda che, durante una tribuna elettorale, si è messo a cantare una canzone di Franco Battiato. Allora entra nel bar della piscina e guarda alla televisione Il Dottor Zivago. C’è la scena del mancato incontro finale: tutti i presenti urlano a Lara di voltarsi, ma nessuno può cambiare la storia secondo i propri desideri. Molti equivocarono il pugno chiuso finale come un ossequio all’URSS: per Moretti era un omaggio a Julie Christie.