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Timothée Chalamet (foto di Karen Di Paola)
Se il cinema ha sempre avuto tra i suoi scopi quello di far provare allo spettatore emozioni nuove, la moda quelle stesse sensazioni ha cercato sempre di intercettarle e indirizzarle. Per questo si è servita dei divi e delle dive del grande schermo.
Chanel, ancora prima di adottare Kirsten Stewart e finanziare molti suoi film, su tutti Spencer del 2021, già negli anni Trenta vestiva Jean Gabin ne Il porto delle nebbie. Negli ultimi anni gli equilibri però si sono ribaltati. Prima era il cinema ad essere al servizio della moda, oggi è quest’ultima che è al servizio del cinema. Con la pandemia la crisi del mondo cinematografico si è intensificata mentre, secondo i dati del rapporto McKinsey 2023, i numeri della moda hanno subìto un’impennata.
Dal 2010 al 2021 il profitto economico (PE) delle aziende è raddoppiato, nonostante nell’anno del Covid ci siano state solo perdite. Il dato che più stupisce è quello relativo all’annata 2021-22 che ha visto aumentare il PE del 316%. Il risultato è che, da qualche tempo, le case di moda sono ormai tra i principali finanziatori del cinema.
Il prevedibile passo successivo è stato già compiuto la scorsa primavera da Saint Laurent che ha creato la propria casa di produzione, la prima di una griffe: la Saint Laurent Productions, gestita dal direttore creativo Anthony Vaccariello. Dopo il cortometraggio Strange Way of Life di Pedro Almodóvar, presentato al Festival di Cannes, in cantiere ci sono The Shrouds di David Cronenberg e Parthenope di Paolo Sorrentino. La Saint Laurent nel 2023 ha fatturato circa un miliardo in più rispetto all’anno precedente, una tendenza che ha riguardato tutto il gruppo Kering di cui fa parte. Quest’ultimo è quarto nella classifica McKinsey dei 20 Super Winners del triennio 2019-2021: con un Profitto Economico di 1,8 miliardi è dietro solo a Nike, LVMH (Louis Vuitton) e alla spagnola Inditex che possiede Zara.
C’è di più: il presidente di Kering François-Henri Pinault, alla fine di settembre, tramite il proprio fondo di investimento Artémis, ha acquisito una quota di maggioranza nella Creative Artists Association. La CAA è una delle più importanti agenzie del mondo dell’intrattenimento: tra i suoi assistiti ci sono soprattutto attori e registi del calibro di Meryl Streep, Brad Pitt, e Steven Spielberg.
Il futuro del cinema è quindi legato a quello della moda. Lo scenario è intuibile da due immagini simbolo. La prima ha il volto dell’attrice Ho-Yeon Jung, World Ambassador di Louis Vuitton, e la tuta rossa di Squid Game. L’espansione del cinema sudcoreano – prosieguo del boom planetario del K-pop di BTS e BLACKPINK – sta trainando tutto il mondo della moda e dello spettacolo del Sud-Est Asiatico e della Cina.
Tornando alla classifica dei Super Winners sopracitata, colpisce l’exploit dell’azienda di abbigliamento sportivo di Pechino Li Nin: new entry al diciottesimo posto con 316 milioni di profitto economico. Tantissimo se si pensa che i ricavi prendono in considerazione anche i due anni di pandemia che il marchio ha vissuto in casa propria.
Sempre secondo le proiezioni economiche dell’industria della moda per l’anno 2023 calcolate da McKinsey, il Medio Oriente è primo con una prospettiva di crescita del 43%, seguito dagli Stati Uniti al 17%. La seconda foto è del 2022: Mostra del Cinema di Venezia, Timothée Chalamet si presenta in passerella con un top rosso. Moda come libertà d’espressione e strumento per abbattere gli stereotipi di genere. Una moda fluida rivolta all’Estremo Oriente, così come i suoi investimenti.