PHOTO
da sinistra: Giuseppe Arena, Luigi D'Oriano, Emanuele Palumbo in Mixed by Erry (credits: A.Pirrello)
“È un film che ha sempre fatto parte della mia vita” dice Sydney Sibilia, autore di Mixed by Erry (qui la nostra recensione), la commedia sull’incredibile storia vera dei tre fratelli Frattasio che, nella Napoli degli anni Ottanta, crearono un impero producendo e vendendo audiocassette false, con compilation create ad hoc da Erry (cioè Enrico) sui gusti presunti dell’acquirente (inserimento di canzoni dello stesso genere o di autori affini: sì, ha anticipato YouTube e Spotify). Ma anche con le canzoni di Sanremo messe in commercio prima dell’uscita ufficiale, a festival in corso.
Una vicenda che, in un’epoca poco sensibile al tema dello sfruttamento della proprietà intellettuale, ha rivoluzionato la legislazione sulla pirateria (fino ad allora allegramente tollerata) e stimolato la nascita della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). Ma che, in parallelo, ha permesso a moltissime persone di avere facilmente accesso alla musica, pur fuori dalla legge.
“Io e i miei amici – spiega Sibilia – abbiamo ancora le cassette di Mixed by Erry. Da piccolo, a Salerno, ero cliente delle bancarelle dove le vendevano. E quelle di Erry erano cassette griffate, tutti le volevano. Non dobbiamo dare per scontato che la musica aveva una dimensione fisica, era una cosa che potevi regalare e prestare. Con Armando Festa (il co-sceneggiatore, ndr) abbiamo voluto capire se dietro questi ricordi ci potesse essere un film. Abbiamo scoperto che quell’Erry non era uno ma trino, cioè lui e i suoi fratelli Peppe e Angelo. E che in fondo lui aveva solo un sogno: fare il dj”.
In una Napoli dominata dalle guerre di camorra, che usciva dal contrabbando tradizionale ma travolta dai trionfi calcistici grazie alle gesta di Maradona, Mixed by Erry mette al centro tre personaggi che sognano un riscatto sociale ed economico. Un po’ come accade negli altri film di Sibilia, la trilogia di Smetto quando voglio e L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: “Si muovono ai limiti della legalità – spiega Sibilia – e infrangono le regole ma lo fanno per rendere la musica qualcosa da condividere”.
Gli fa eco Matteo Rovere, sodale di Sibilia in Groenlandia, che produce con Rai Cinema: “Non c’è ambiguità, ma la forza di inserirsi in un tessuto narrativo specifico tenendo conto di un sistema valoriale affascinante: anche quando diventa improvvisamente ricca, la famiglia Frattasio resta lontana dall’avidità, i figli non sanno cosa farsene del denaro. Mi piace pensare a questa storia come se fosse un sogno americano: i Frattasio cercano un posto nel mondo agendo all’interno di un contesto difficile”.
Come ricorda la FIMI (che si è prontamente fatta sentire per “scongiurare” il pericolo di sottovalutazione del fenomeno), “la contraffazione musicale e audiovisiva era in realtà il secondo business più redditizio dei clan dopo il traffico di sostanze stupefacenti”. Ma Sibilia non sembra preoccupato: “Il film inizia con un ragazzo che entra in carcere per scontare una pena detentiva. Direi che la gravità del reato viene spiegata bene. C’è un approccio favolistico ma è tutto drammaticamente vero. Anche le parole del processo sono quelle reali”. E puntualizza Rovere: “I film miei e quelli di Sydney hanno avuto successo anche grazie allo streaming illegale. Siamo i primi ad essere feriti dalla pirateria digitale. Non abbiamo fatto apologia, semplicemente si parla di come i Frattasio si siano mossi in una terra di confine tra la criminalità e l’arte di arrangiarsi”.
I Frattasio sono tre giovani attori emergenti: “Il casting ha richiesto un anno – rivela Sibilia – perché mi interessava trovare ragazzi che avessero uno sguardo stralunato, che sfiorassero gli eventi senza entrarci mai. E che fossero percepiti davvero come fratelli”. Luigi D’Oriano è Erry: “Chi nasceva a Forcella in quegli anni non poteva fare il dj, ma Erry ci ha creduto. Solo con la passione e la dedizione ci si può emancipare”. Giuseppe Arena è Peppe, il fratello maggiore: “È una storia sull’importanza di seguire i propri sogni senza abbassare la guardia. La Napoli degli anni Ottanta era più autentica, si lottava di più”. Emanuele Palumbo è Angelo, il minore: “Rispetto al passato mi pare che anche la povertà sia diverso, prima si faceva davvero la fame. Oggi è tutto meno romantico”.
I genitori sono interpretati da Adriano Pantaleo (memorabile Spillo di Io speriamo che me la cavo) e Cristiana Dell’Anna (candidata al David di Donatello per Qui rido io). “È un uomo onestissimo che vende il tè spacciandolo per whiskey – spiega Pantaleo – che è una contraddizione tipicamente napoletana: non fa parte del crimine organizzata, sa che quel business porterà i figli alla galera, non perde mai la lucidità”.
Per Dell’Anna “è facile costruire un personaggio il cui unico interesse è il benessere dei figli. È poco consapevole della situazione borderline, le sue uniche preoccupazioni sono che i figli stiano bene e che in casa non ci sia polvere. Nelle storie ambientate a Napoli c’è sempre il tentativo di emergere da una situazione in cui i protagonisti non si riconoscono: anche qui c’è questo desiderio. È un film che fa ridere ma anche commuovere. Il tema non è la pirateria ma la creazione di un futuro nonostante le avverse condizioni di partenza”.
Nel cast anche Francesco Di Leva nel ruolo del finanziere che si rende conto del business criminale (secondo Sibilia “un personaggio complicatissimo: è il buono che vede il crimine ma è anche il nostro cattivo”) e Fabrizio Gifuni come amministratore delegato di una major discografica (“Incarna la Milano da bere dove tutto è super, è un ‘preso benissimo’” spiega Sibilia).
Prodotto (con budget consistente, come si può intuire ascoltando la colonna sonora) da Matteo Rovere e Sydney Sibilia per Groenlandia con Rai Cinema in collaborazione con Netflix, Mixed by Erry arriva al cinema giovedì 2 marzo in 350 copie. Per la cronaca: oggi Enrico Frattasio ha 60 anni e confeziona scatole per le colazioni.