“La guerra non è solo dove cadono le bombe. Ognuno di noi combatte la propria guerra personale ogni giorno. Solo che l’altro non lo sa”. A dirlo è Oriana Fallaci ovvero Miriam Leone che interpreta la grande giornalista del ‘900 nella serie diretta da Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella presentata alla Festa del Cinema di Roma, prossimamente sulla Rai e prodotta da Paramount International Studios e da Minerva Pictures in associazione con Redstring.

Sei puntate che raccontano gli inizi di Miss Fallaci (questo il titolo), da quando lavorava nella redazione del settimanale italiano L’Europeo e andò a New York con la sfida di intervistare Marilyn Monroe senza riuscirci. Dai suoi esordi nelle pagine di cinema (era conosciuta come “la ragazza del cinema”) e costume, che le stavano strette perché “equivale andare a delle prime e chiedere alle attrici quando vogliano sposarsi”. Lei voleva che la sua scrittura fosse utile. Ha combattuto per questo, in primis con il suo direttore (interpretato da Francesco Colella) e ci è riuscita. Ma questa serie partendo appunto da un suo fallimento (la non intervista a Marilyn) ci parla di “una giovane ragazza che a vent’anni scopre sé stessa e si mette a scrivere”, come sottolinea la stessa Miriam Leone. Un racconto di formazione che ci consegna un’Oriana, che in molti non si sarebbero aspettati, lontana da quella ben più conosciuta alla quale come dice il segretario di Stato degli Stati Uniti Kissinger nel 1972: “Un’intervista non si può rifiutare. Lei riesce a fare dire alle persone cose che non vorrebbero”.

Non solo, Miss Fallaci ci racconta anche il suo lato intimo e privato e il suo rapporto con l’amore. “Il suo grande paradosso era che sul lavoro era una tigre con l’elmetto, mentre era molto fragile in amore. Tipico delle donne forti è non saper scegliere uomini alla loro altezza (ndr. ebbe una lunga relazione tormentata con il collega giornalista Alfredo Pieroni, qui interpretato da Maurizio Lastrico). Lei era un'eroina romantica”, dice Miriam Leone.

In sintesi come dice Luca Ribuoli: “Questo è un lavoro che abbiamo fatto con grande entusiasmo, di ricerca incredibile con la consapevolezza che affrontavamo un capitolo di Oriana non conosciuto. Ci siamo calati in un’epoca lontana per trasportare quel mondo da là a qui. È una storia che ha un po’ anticipato i tempi e pensiamo che i giovani di oggi possono identificarsi”.

Ne viene fuori un’Oriana inedita, frutto dello sviluppo di un cortometraggio, vincitore del Nastro d’Argento dal titolo A Cup of Coffee with Marilyn di Alessandro Gonnella, che ci fa scoprire le origini di questa donna. Un po’ come Mike, altra serie recentemente presentata in anteprima sempre alla Festa del Cinema di Roma, mette in campo tutto quel che non sappiamo del personaggio pubblico. E paradossalmente c’è anche un'altra cosa che accomuna l’uomo dei quiz, Mike Bongiorno, e la grande giornalista: entrambi fecero la staffetta partigiana. Lei attraversando le linee tedesche per portare i pizzini nel cestino della sua bicicletta.

“Una piccola grande Odissea (la sua) con un happy ending sull'inventrice dell'intervista”, come la definiscono gli stessi produttori. Non sarà il massimo, ma è comunque da vedere se non altro per la bella interpretazione di Miriam Leone.