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I dannati @ Okta Film / Pulpa Film
Sei anni dopo Che fare quando il mondo è in fiamme?, passato in concorso alla Mostra di Venezia, Roberto Minervini torna al Festival di Cannes (in Un Certain Regard, domani 16 maggio) con I dannati, primo film "di finzione" del regista italiano classe 1970, che ormai da anni vive e lavora negli Stati Uniti.
"L'idea parte da lontano, da una duplice riflessione – racconta il regista – : la prima sul genere, c'era la voglia di rapportarmi sia alla finzione che al film di guerra. Ho sempre avuto un rapporto simbiotico e dissonante con i war movie, perché non ho mai capito le sovrastrutture morali, la rappresentazione così muscolare, la mascolinità tossica nei film di guerra. Ci eravamo riproposti di iniziare un percorso per provare a riscrivere questi connotati. L'altro discorso è quello di capire come reinventarsi, testare un metodo di lavoro fino ad oggi fortemente basato sull'esperienza, che prima guardava solamente al reale, traducendo i principi di questo metodo di lavoro in un ambito di finzione, ricreando un contesto che fosse intimo, dal di dentro, quindi affrontare la finzione pur mantenendo l'approccio sul reale”.
Coproduzione Italia/USA/Belgio, il film è ambientato durante la Guerra di Secessione, "un momento storico in cui affonda le radici l'America di questi anni", spiega Minervini, che aggiunge: "In quel periodo emerge la grande divisione tra Nord e Sud, la statalizzazione del cristianesimo e una sorta di prototipo di mascolinità tossica".
Siamo nell'inverno del 1862, nel pieno della Guerra di Secessione: una compagnia di volontari dell'esercito degli Stati Uniti viene inviata a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest. La missione travolge un pugno di uomini in armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la frontiera.
"Dopo molti film nati in quello spazio ibrido che è il 'documentario di creazione', I dannati rappresenta per me una sfida nuova: un film di finzione, storico, in costume, senza sacrificare il realismo, l'immediatezza e l'intimità dei miei lavori precedenti", dice ancora il regista di The Passage, Bassa marea, Ferma il tuo cuore in affanno e Lousiana, qui alla direzione del suo sesto film, per la terza volta ospitato sulla Croisette: "Spero che questo film possa essere una sorpresa per il pubblico del Festival come lo è stato per noi che lo abbiamo realizzato".
Per quanto riguarda la scelta del titolo, I dannati, Minervini spiega: “Mi piaceva il riferimento alla dannazione eterna, al giudizio, ma anche la duplice lettura di un dannato che è condannato: in tutti questi personaggi c'è una disillusione altamente spirituale, data dal dialogo costante tra loro e la ragione di essere lì”.
Girato nel 2022, il film arriva in uno scenario geopolitico drasticamente mutato in questi ultimi due anni: “Dopo la battaglia l'unica cosa che resta è la chimera di una via d'uscita, man mano che si procede è chiaro che questa via d'uscita non esiste. L'aspetto tragico del film è questo, è che la guerra – e lo dico anche da americano di adozione – inizia a diventare una condizione esistenziale, e quando accade questo si cominciano ad annullare le condizioni basilari dell'umano”.
Inevitabile poi guardare alle prossime elezioni americane: "Non vivo più nel Texas, ma a New York, che non è America nel vero senso della parola. La Corte Suprema è diventato un organo politico di parte, già sappiamo come andrà a finire il processo Trump, ovvero si concluderà in un nulla di fatto. E lo scenario è potenzialmente apocalittico, considerati anche i vari movimenti per il ritorno alla legge sovrana, per la divisione binaria tra i generi, per il ritorno a livello federale alla pena di morte... Ci sono dei parallelismi con il periodo che portò alla Guerra di Secessione, lo scenario è preoccupante, ci saranno operazioni del nuovo governo, presumibilmente quello di Trump, tese a riportare in superficie paradigmi unificatori molto ancorati al passato”.
Infine, qualche accenno ad alcune scelte tecniche adottate per la realizzazione del film: “Abbiamo utilizzato delle lenti vintage, antiche, fotografiche, Canon Range, al tempo trovate e utilizzate da Zack Snyder, che era riuscito ad adattarle al cinema: ci piaceva l’idea che il grandangolo alterasse il fuoco della messa in scena, con la perdita del fuoco e dei cromatismi ai lati dell'immagine, cosa che ci ha obbligato a mettere i personaggi al centro e utilizzarne uno solo per i primi piani. E questo ci ha permesso di creare un'esperienza di rapporto 1:1 tra lo spettatore e il singolo personaggio, che in quel momento si fa portavoce della storia”.
Il film, una produzione Okta Film e Pulpa Film, con Rai Cinema in coproduzione con Michigan Films, in associazione con Stregonia e Moonduckling Films, è distribuito da Lucky Red, che da domani, 16 maggio, lo porterà nelle sale italiane.