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Michele Placido - Foto Karen Di Paola
“Amo il teatro più del cinema, questa è la verità. E arrivato a quest’età, nella piena maturità, mi sono sentito di poter parlare di Pirandello, che considero il mio padre putativo”. Così Michele Placido alla presentazione di Eterno visionario sul grande drammaturgo insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934. In sala il 7 novembre con 01 distribution in ben 350 copie e presentato alla Festa del Cinema di Roma il film, prodotto da Goldenart Production con Rai Cinema e ispirato alla biografia di Matteo Collura, vede protagonista Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di Pirandello, Valeria Bruni Tedeschi nella parte di sua moglie Antonietta Portulano (rinchiusa in un manicomio perché vittima di una gelosia feroce tanto da accusare Luigi di incesto con Lietta, la loro figlia), Aurora Giovinazzo ovvero Lietta e Federica Luna Vincenti nei panni di Marta Abba, musa ispiratrice di Pirandello. Lo stesso Placido si ritaglia la parte dell’agente e collaboratore Saul Colin.
“Non ho mai pensato di poter raccontare questo personaggio così sorprendente - prosegue Placido -. Quando entrai in Accademia provai a memorizzare L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello. Mio padre non c’era già più quando ho iniziato a fare l’attore quindi non mi ha mai visto recitare. Ho preso Pirandello non come padre spirituale, ma putativo, come San Giuseppe, mi è stato sempre vicino e accanto”.
E Fabrizio Bentivoglio: “Chi di voi mi prenderebbe per fare Pirandello? Nessuno. Solo Michele, con il quale ci conosciamo da 45 anni e condividiamo tutto, dal teatro al cinema, poteva farlo dandomi una fiducia pazzesca. L’attore agisce e io non volevo fare Pirandello, ma volevo esserlo. Ci siamo anche presi alcune licenze poetiche. Per esempio, a un certo punto, Pirandello si tinge i capelli per avvicinarsi a Marta e davanti allo specchio gli cola una goccia di tinta. Ecco quella è una citazione di Morte a Venezia di Visconti. Ma c’è anche molto Bergman e Il posto delle fragole”.
“Quello con Michele Placido è stato un grandissimo incontro - dice Valeria Bruni Tedeschi-. È un grande regista che in qualche modo ha dato la mano a Marco Bellocchio con cui ne La balia avevo fatto lo stesso personaggio. Quando aveva trent’anni Antonietta aveva una pazzia implosa, poi, grazie a questa sceneggiatura, ho scoperto che questa donna è esplosa e non aveva più argini. Io non la considero una folle. Ho lavorato con la sua e la mia verità e con la mia gelosia”. E Federica Luna Vincenti, che nella vita è la moglie di Placido, e nel film è l’amore di Pirandello: “Marta incontra Luigi quando aveva solo 25 anni. È un personaggio che mi ha ricordato come è nata la mia storia con Michele. Anche loro avevano questa grande differenza di età. Luigi e Marta hanno bisogno l’uno dell’altra e prendono energia a vicenda. Lui trae forza da questa donna per la quale ha un colpo di fulmine. Le scrisse 500 lettere e lei rispose a 238, esattamente la metà. E, grazie a lei, lui scriverà delle bellissime opere. È una donna che per certi versi mi ha un po’ ricordato Mariangela Melato”.
Infine Placido, che tra poco sarà in scena a teatro con Trilogia di un visionario (uno spettacolo unico, che debutterà al Teatro Comunale di Ferrara e che abbraccia tre delle opere più iconiche di Pirandello ovvero Lettere a Marta, L’uomo dal fiore in bocca e La carriola), conclude: “La grandezza di Pirandello per me sono i suoi racconti. Ultimamente ho messo in scena personaggi storici come anche Caravaggio. Ma per me non esistono personaggi storici, ma personaggi che ci dicono ancora qualcosa di contemporaneo”.