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Mercoledì - @ Netflix
“Solo i deboli provano emozioni” dice Mercoledì al fratellino Pugsey legato e imbavagliato nell’armadietto della scuola “Nancy Reagan”. Sulle note di Edith Piaf, “Non, je ne regrette rien”, la vediamo avanzare spigliata e lanciare due buste di piranha nella piscina del liceo mentre l’acqua azzurra si tinge di rosso.
Triste è la parola chiave che unisce tutti gli episodi dello spin off dedicati alla fanciulla – Mercoledì, appunto – con le treccine della Famiglia Addams, diretto e prodotto da Tim Burton e dal 23 novembre in streaming su Neflix. Aggettivo che si addice alla nuova versione di Mercoledì che, trasportata nel presente, è un’adolescente anaffettiva e ribelle, in lutto perenne con la vita. Espulsa dal liceo viene spedita in collegio, non uno qualsiasi: la Nevermore Academy accetta solo reietti ed emarginati “speciali”.
Tra loro ci sono sirene, vampiri, lupi mannari e altre creature fantastiche. Ognuno fa gruppo con i propri simili, tranne Mercoledì, costretta a dividere la stanza con una biondina allegra e capricciosa (non è ancora riuscita a lupeggiare) che soffocherebbe nel sonno pur di non vederla così entusiasta. Il mondo di Mercoledì è in bianco e nero, ai suoi coetanei preferisce il violoncello o scrivere romanzi con lo pseudonimo di Viper De La Muerte. Inoltre da qualche tempo è afflitta da visioni premonitrici. “Arrivano all’improvviso – confessa - e sono come un elettroshock senza il piacere delle bruciature”.
Alla Nevermore si sono incontrati la madre e il padre e si sono perdutamente innamorati, aumentando il suo disprezzo per quel posto da cui presto cercherà di scappare. Senza riuscirci perché nel frattempo una serie di omicidi misteriosi attraggono la sua attenzione e si trasforma in una cupa Nancy Drew.
Se i dialoghi sono brillanti e affilati come la protagonista, il coming of age di Mercoledì perde spessore strada facendo e lo sprint spassoso è diluito dalla contaminazione di generi e l’omaggio (?) ad altri film: Rowan che tenta di ucciderla e poi sparisce, assomiglia in modo inquietante a Daniel Radcliffe e gli allievi che si sfidano per il gran premio (la coppa Poe) ricordano le famose gare di Hogwarts.
La differenza è nel cast, i genitori appiccicosi più della colla (Catherine Zeta Jones e Luis Guzmán) sono irresistibili ma la vera star è Jenna Ortega, talmente brava da far dimenticare Christina Ricci nello stesso ruolo tre decenni fa. Un posto al sole lo merita anche The Thing, Mano, sempre frutto della vivida immaginazione di Charlie Addams, vignettista del New Yorker.