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Marco Giallini (foto di Karen Di Paola)
(Cinematografo/Adnkronos) – "Ricordo che mio padre, quando ero ragazzino, passava per le vie di Trastevere e i signori, seduti fuori sulle sedie a chiacchierare, si alzavano, e dicevano 'buongiorno', salutavano. Adesso ormai Roma è morta, non c’è più niente, c’è solo l'ego, la persona che pensa solo a mettersi sui social. Ci hanno fottuto".
A fotografare l'immagine di una Roma che non c'è più è l'attore Marco Giallini che, in un incontro serale riservato ai giornalisti nell'ambito della Festa del Cinema di Roma, racconta il nuovo film di cui è protagonista, Il principe di Roma, diretto dal regista Edoardo Falcone e presentato in anteprima nella sezione Grand Public.
La storia, ambientata Roma nel 1829, è quella di Bartolomeo, un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Guidato da compagni d’eccezione dovrà fare i conti con sé stesso e conquistare nuove consapevolezze. "Sognavo di fare un personaggio così, mi sono commosso, il finale mi ha toccato", dice Giallini. "Faticoso ma bellissimo e poi – scherza - c'è solo un 'li mortacci tua' in tutto il film". L'attore sottolinea poi il tema della pellicola: "Non è un film sociale, tema trito e ritrito, è un film di redenzione".
E di film "esistenziale" parla anche il regista, Edoardo Falcone, che ha scritto il soggetto insieme a Marco Martani. "Il tema è universale -spiega- e non strettamente collegato all’epoca L’essere umano è convinto di essere immortale, ma ad un certo punto sbatte contro la realtà e si rende conto che non è così". E sulla romanità, insita nel film, puntualizza: "Non volevamo fare un film di macchiette. Non volevamo contrabbandare la solita romanità, ma dare un po’ di respiro alla romanità vista sempre e solo come 'coattagine'". La pellicola, spiega dunque Falcone, "è un atto d’amore nei confronti della città". Nel cast tra gli altri anche Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini e Giuseppe Battiston.
E sui molti siparietti che raccontano nel film tradizioni romanesche, rivela: "Gran parte dei riferimenti sono veri. Il metodo per levarsi il malocchio esisteva davvero". Come protagonista, nessuno se non Giallini. "Ho scritto pensando a Marco Giallini, scelta obbligata – dice con convinzione Falcone - perché incarna una romanità popolare. E dopo la terza volta che lavoro con lui, posso dire che sono proprio recidivo. Lui ha delle caratteristiche a livello attoriale, quel certo tipo di ironia cattiva, che fanno sì che a livello cinematografico 'Giallini è Roma'".
Un ultimo pensiero, il regista lo riserva alla crisi del cinema e al ritorno nelle sale (dove Il principe di Roma uscirà il 17 novembre prodotto da Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Sky Cinema): "Bisogna combattere, provarci perché la sala è un’altra cosa. Questo è un film popolare per tutti, divertente che parla non solo a Roma ma a tutti. Gran parte degli attori non parlano romano, e temi sono universali. Spero che la gente lo capisca, e torni in sala a vederlo".