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Marco Bellocchio - Foto Karen Di Paola
"Sulla serie relativa a Tortora mi hanno detto di non parlare, ci sono dei tasselli ancora non composti ma penso che alla fine si farà".
Marco Bellocchio torna sulla Croisette per la quinta volta consecutiva, dal 2019 a oggi (nel 2020 il Festival saltò causa Covid), e dopo Il traditore, Marx può aspettare (con relativa Palma d'Onore), Esterno notte e Rapito, l'occasione stavolta è data dalla presentazione in Cannes Classics della versione restaurata di Sbatti il mostro in prima pagina, film del 1972 interpretato da Gian Maria Volonté: l'attore vestiva i panni di Giancarlo Bizanti, redattore capo de Il Giornale (nome della testata che profetizzò l'arrivo del quotidiano omonimo, solamente due anni più tardi), che in seguito al caso di un omicidio a sfondo sessuale indirizza le informazioni allo scopo di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare e strumentalizzare politicamente la vicenda.
Sbatti il mostro in prima pagina – restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna, in collaborazione con Surf Film e Kavac Film, con la supervisione dello stesso Bellocchio; i negativi scena e suono originali sono stati digitalizzati da Augustus Color e restaurati presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata – dopo la presentazione a Cannes 77 sarà ospitato anche alla prossima edizione de Il Cinema Ritrovato di Bologna, a fine giugno.
"Il rapporto tra il mio nuovo progetto su Tortora, che sarà una serie e non un film semplicemente perché in un film tutta quella vicenda non sarebbe stata contenibile, e Sbatti il mostro in prima pagina è del tutto casuale", dice senza mezzi termini Bellocchio, che aggiunge: "Il film è stato invitato in Cannes Classics, l'ho rivisto e il mio interesse principale era quello di percepire se ancora oggi ci potesse essere interesse da parte del pubblico. Forse in passato era un film che criticavo di più, ora invece mi rendo conto che era un film semplice tutto sommato, con una serie di triangolazioni abbastanza lineari, con alcune profondità non casuali, determinate anche dalla grande prova di Volonté, di Laura Betti, grandissima attrice che oggi si tende a dimenticare e dello stesso Fabio Garriba, un non attore che nel ruolo di Roveda riusciva però a restituire una verità, quella del giornalista che crede al proprio lavoro, alla propria missione, e che non può tollerare una manipolazione così brutale".
Sulla profonda attualità che ancora oggi il film - 52 anni dopo - sa mantenere, il regista dice: "Mi ha colpito molto il fatto che alcuni giovani siano rimasti ammirati dall'opera, riguardo la sua attualità forse molto dipende dalla circostanza che viviamo in un'epoca non di eccessiva complessità, caratterizzata dalla tragedia delle fake news, tutti parlano, molti dicono cose orribili del prossimo impunemente, evidentemente la semplicità di questo film (l'unico basato su un soggetto altrui, firmato da Sergio Donati che ha poi firmato la sceneggiatura con Goffredo Fofi, ndr) riesce a farlo sembrare attuale ancora oggi. Ma poi vale il discorso che vale per tutti gli altri film: Sbatti il mostro in prima pagina è vivo nella misura in cui c'è un pubblico che è venuto a vederlo, o a rivederlo".
Dal punto di vista politico, invece, Bellocchio ricorda quanto "allora le demarcazioni fossero più nette, più violente", per poi soffermarsi sulle molte immagini "casuali" che riuscirono ad infilare nel tessuto della narrazione, come ad esempio il funerale di Feltrinelli ("all'epoca credevo che fosse stato ucciso dai servizi segreti, poi la verità che venne fuori era un'altra, ovvero che lui aveva partecipato a quest'attentato e per imperizia saltò in aria") o la celebre apparizione di un giovanissimo Ignazio La Russa, oggi Presidente del Senato, colto ad inizio film durante il reale comizio a Milano della Maggioranza silenziosa, un comitato anticomunista a cui aderivano esponenti democristiani, dell'MSI, liberali e monarchici: "Fa ancora un certo effetto, è vero, ma il tempo passa un po' per tutti. Pensiamo a quelli nati terroristi che poi finiscono pompieri, o ai garibaldini del Risorgimento che poi diventarono conservatori. Già allora lui disse basta con l'antifascismo, noi MSI ci sdoganiamo. Allora La Russa era un giovanissimo missino che respingeva sia il concetto di antifascismo che di anticomunismo. Oggi il fatto che abbia statuette e busti del Duce la sanno tutti, è una nostalgia diciamo... Ma non credo ci sia il pericolo che quest'uomo in futuro possa sovvertire le istituzioni".
Tornando invece al discorso sull'informazione e alla riforma relativa alla legge sulle intercettazioni, Bellocchio ammette di non avere "gli elementi per poter essere sufficientemente preparato e poter dire che sia un attacco alla libertà di stampa. Poi ho già avuto qualche incidente con la destra, quindi non vorrei fare provocazioni su argomenti dove non credo di essere preparato: l'età mi suggerisce ormai di dire la mia solo quando so bene le cose".
Poi un paio di accenni a progetti accarezzati, il primo svanito, quello su Marie Curie: “Per un breve periodo mi impegnai sul progetto, poi ho saputo lo stesse facendo qualcun altro, e ho abbandonato. Il genio e la persecuzione che subì dopo la morte del marito, poi accusata di essere ebrea, era un progetto che se non avesse avuto ostacoli improvvisi forse si sarebbe potuto fare con entusiasmo”, racconta ancora il regista, che ammette anche l’interesse per il personaggio di Maria José del Belgio: “Sì, ho pensato ad un progetto su Maria José, regina per un mese, la regina di maggio, una donna bellissima che fa un matrimonio combinato, forse si innamora di re Umberto, che però era omosessuale. Lei ribelle, ma anche ubbidiente, e quando ormai la guerra stava per finire disastrosamente cercò di avvicinare anche degli antifascisti che però diffidavano di lei, e la tennero lontana. Si era supposto anche avesse avuto un breve rapporto fugace con Mussolini... Potrebbe essere interpretata da una grande attrice francese, dove l'innesto di qualcosa che non è solo italiano, sarebbe stato naturale, ma è un progetto che finora non ha trovato un grande interesse”.
Infine uno sguardo all'orizzonte, relativamente all'annunciato remake de I pugni in tasca (1965) che sarà diretto da Karim Aïnouz (in gara quest'anno sulla Croisette con Motel Destino) e interpretato da Kristen Stewart e Josh O'Connor, produzione europea che vede anche l'Italia coinvolta (The Match Factory, Mubi, Kavac Film - fondata dallo stesso Bellocchio con la montatrice Francesca Calvelli, Simone Gattoni ceo -, Rai Cinema con The Apartment di Fremantle), definito dal regista brasiliano "una parabola contemporanea sull'esplosione della tradizionale famiglia patriarcale che spero sarà toccante e provocatoria in egual misura": "Che vi devo dire? Mi fa certamente piacere, dobbiamo ancora leggere il copione, ma spero che il regista possa fare una cosa totalmente diversa rispetto al mio film, sennò non avrebbe alcun senso. Non credo che lo girerà a Bobbio, ecco".