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Esterno notte - Marco Bellocchio - foto Anna Camerlingo
(Cinematografo.it/Adnkronos) – Il rapimento di Aldo Moro è una "tragedia che ci fa ancora palpitare, che ci coinvolge e che racconto senza la voglia di fare i conti con qualcosa o con qualcuno, senza cercare un colpevole. Insomma, senza intenzioni tribunalizie".
Così Marco Bellocchio presenta Esterno notte, la serie in sei puntate e tre serate, in onda su Rai1 il 14, 15 e 17 novembre, sui 55 giorni del rapimento di Aldo Moro, prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Simone Gattoni per Kevac Film, in collaborazione con Rai Fiction, in coproduzione con Arte France.
Una serie che possiede il linguaggio del grande cinema d'autore e che, sottolinea l'amministratore delegato di Viale Mazzini, Carlo Fuortes, si "inserisce nella grande tradizione nobile della Rai del passato quando chiedeva a grandi registi di realizzare prodotti specifici per la tv. Una tradizione - sottolinea l'ad - che noi abbiamo rivivificato con i tre film-opera di Mario Martone dello scorso anno e con la serie teatrale appena finita di girare con Paolo Sorrentino. In Esterno notte Bellocchio riesce a raccontare con grande lucidità uno dei momenti più drammatici della storia italiana, portando un prodotto di assoluta qualità nella case degli italiani. Credo che questo rientri a pieno titolo nella missione del servizio pubblico", conclude Fuortes, annunciando l'intenzione di realizzare con Bellocchio un nuovo progetto per la tv.
La serie si avvale di un cast di altissimo livello che vede Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, Margherita Buy in quelli della moglie Eleonora Chiavarelli, Tony Servillo nel ruolo di papa Paolo VI e Fausto Russo Alesi in quello dell'allora ministro dell'Interno Francesco Cossiga. Dopo la presentazione ai Festival di Cannes, New York e Londra, Esterno notte, è notizia di oggi, è stata premiata al Festival di San Paolo del Brasile. Inoltre a dicembre riceverà l'Arward for Innovative Storytelling agli Efa, gli Oscar europei. "Un prodotto che resterà nel grande patrimonio Rai", sottolinea Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ringraziando Bellocchio "che è riuscito a raccontare quei 55 giorni nella forma di un grande romanzo popolare con il quale contiamo di arrivare ai giovani che non hanno conosciuto direttamente quei giorni. Rai1 - ricorda Ammirati - è cresciuta del 25% sul pubblico giovane".
La serie, sulla base di approfonditi studi e analisi storiche durate tre anni, esamina il rapimento di Moro in tre capitoli: "Nella prima puntata la struttura prevedeva che Moro si presentasse come un leader politico e che poi ricomparisse solo nell'ultima", spiega Bellocchio, che ha già affrontato la vicenda del leader Dc in Buongiorno, notte del 2003, rivendicando la "libertà di invenzione che a uno storico potrebbe non piacere".
E sulla apparente mancanza di sofferenza del protagonista, Bellocchio spiega che proprio nella terza puntata "Gifuni, che interpreta Moro, manifesta a un certo punto una grande sofferenza e rabbia anche per il suo essere cristiano. Sono dieci minuti, un tempo che per la tv è infinito, in cui parla di odio, concentrando tutto il clima plumbeo che è contenuto nelle sue lettere".
"Questa storia andava raccontata - riflette Gifuni - non solo per narrare un momento cruciale del '900 italiano, ma per cercare di capire che rapporto ha quel momento con noi oggi. Per ricucire una memoria che è stata fatta a pezzi in maniera spudorata negli ultimi decenni, facendo passare l'idea che la memoria sia divisiva e che si debba vivere in un eterno presente. Io - osserva Gifuni - all'epoca dei fatti andavo in prima media, ma ricordo benissimo il clima di quegli anni, nelle piazze, nelle scuole, nella città messa a ferro e a fuoco. Era un clima di perenne allarme, ma sebbene siano stati anni violenti, furono anche anni di grande vitalità della repubblica".
Margherita Buy dà vita a Eleonora, moglie di Moro: "Spero di essere riuscita a restituire tutto quello che questa donna ha vissuto in quei giorni e sono orgogliosa di averla interpretata perché è una donna poco raccontata".
Altro personaggio importante di quei terribili giorni che vanno dal 16 marzo al 9 maggio 1978 è papa Paolo VI, che scrive una lettera alle Br implorando la liberazione dell'amico Moro: "Un personaggio combattuto - afferma Servillo - che ricorda alcune tra le più importanti figure della drammaturgia teatrale". Infine Francesco Cossiga, all'epoca ministro dell'Interno, figura "complessa, imprendibile, poderosa e a tratti misteriosa in questi 55 giorni, che si dibatte tra ragione umana e ragion di Stato", dice Fausto Russo Alesi, attore pluripremiato per le sue interpretazioni in teatro che con Bellocchio ha già lavorato molte volte (Il traditore, Sangue del mio sangue, Vincere) e in questi giorni è in sala in La stranezza di Roberto Andò. "Per Cossiga Aldo Moro era amico e maestro", sottolinea Russo Alesi, ricordando che nella serie l'ex presidente della Repubblica "dice chiaramente: 'A lui devo tutto quello che so e non sono capace di salvarlo'. Questa è una grande sofferenza umana che Cossiga si porterà addosso, sulla sua pelle".