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Alcuni dicono 20.000, altri 30.000 fatto è che “L’angelo di Instanbul”, come lo definisce il Gran Rabbino di Turchia Ishak Haleva, ha salvato tantissime vite umane. Bergamasco e di umili origini, mons. Angelo Giuseppe Roncalli, prima di diventare il “Papa buono” ovvero Giovanni XXIII, negli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale, ai tempi di Hitler, aiutò moltissimi ebrei a mettersi in salvo da Vienna alla Bulgaria alla Grecia. Questa storia dal titolo L’ultimo degli U-boot e l’Angelo di Instanbul, presentata al Tertio Millennio Film Fest, ci viene raccontata nel docufilm dal regista e produttore Vincenzo Pergolizzi attraverso tante testimonianze, tra cui quella di Fritz Rubin Britmann, ebreo nato di nascosto in una cantina a Vienna nel 1944.
Il futuro Papa maturò un gusto per l’altro, per l’alterità e la diversità scoprendo un mondo più vasto e meno stereotipato di quello che all’epoca era la visione del cattolicesimo. Incontrava e dialogava con tutti, con gli ortodossi e con i mussulmani, aveva la fama nella comunità turco-ebraica di essere uno “zaddiq”, ovvero un uomo buono che aiutava le altre persone in modo disinteressato. Non andò contro, ma oltre quella che era la linea ufficiale della Santa Sede compiendo un’opera di discernimento, cercando di aprire corridoi umanitari, firmando falsi documenti e falsi certificati di battesimo per fare risultare cattolici migliaia di ebrei e così salvando moltissimi bambini. Sempre mettendo da parte ciò che divide e cercando ciò che unisce, nel mondo di Roncalli tutti i diversi acquistarono fascino, e se gli ebrei erano considerati “amicizie pericolose”, lui non ebbe mai timore di apparire loro amico e di entrare in Sinagoga. Aperto, generoso, semplice, nato povero morì distribuendo la sua vita semplice e modesta al servizio dei poveri.
Sul finale in un’omelia del 1943 mons. Roncalli parla di “vittime innumerevoli che il mare inghiotte ogni giorno” e di “bombardamenti che recidono e spezzano i tesori più preziosi della civilizzazione” impressionante per la sua attualità in questi tempi bui in cui il dialogo, e anche la comunione interreligiosa, sembrano essere sempre più un miraggio. Quasi un eco delle guerre odierne.