Marcello Lippi, chi è costui? “Il maestro Miyagi (Karate Kid, NdR) del calcio, togli la cera, metti la cera”. Simone Herbert Paragnani, co-regista con Paolo Geremei e co-sceneggiatore con Umberto Riccioni Carteni, non ha dubbi: “Adesso vinco io inquadra la carriera di un calciatore decubertiano, già bandiera di una Sampdoria che si barcamenava dalla B alla A, che era un serial winner in nuce: dopo non aver vinto nulla da calciatore, avrebbe vinto tutto da allenatore”.

Prodotto da Francesco Palazzi, Umberto Riccioni Carteni e Simone Herbert Paragnani per ON Production con Davide Tovi e Giuseppe Manzi per Master Five Cinematografica, Adesso vinco io in anteprima al 41° Torino Film Festival e dal 26 al 28 febbraio 2024 nelle sale italiane racconta chi è davvero Marcello Lippi, l’uomo dietro al sigaro, capace di portare l’Italia a vincere il Campionato del Mondo di Calcio nel 2006 e il simbolo della Juventus più vincente di sempre.

Testimoni – tutte talking heads – Totti e Del Piero, Buffon e Ferrara, Zidane e Vieri, Pirlo e il figlio Davide Lippi, Moggi e Pessotto, il ritratto di una straordinaria e inarrestabile macchina da guerra in panchina, che ha riempito la bacheca in Europa come in Asia, anche alla guida di squadre che tutti davano per perdenti. Un esempio per maestri del calcio come Sir Alex Ferguson, un uomo forse scisso che ha saputo unire i tifosi come nessuno mai.

A tradurlo sullo schermo due registi, al pari di Paolo Del Brocco ad di Rai Cinema, tifosi della Roma: “Esserlo – spiega Geremei – ha dato obiettività e spontaneità al racconto, e raccontare Lippi non era facilissimo, sia nel lato umano che sportivo”.

Il film contempla il figlio Davide e Luciano Moggi, entrambi coinvolti con esiti diametralmente opposti in Calciopoli, sulla cui verità giudiziaria il documentario non si sofferma: “Noi siamo andati sull’emozione,- precisa Paragnani – le vicende di Calciopoli, che peraltro tutti conoscono, avrebbero vampirizzato il progetto. Davide ha avuto una svolta dal comportamento del padre, dice “mi ha slavato la vita”; su Moggi non c’era bisogno di dire l’ovvio, la giustizia sportiva ne ha dato un giudizio definitivo, ma è stato parte importante della vita di Marcello”.

Del Brocco, che dopo La bella stagione e Er gol de Turone era bono allunga la striscia sportiva di Rai Cinema, sottolinea come non si tratti meramente di produrre un doc, bensì di “indagare storie epiche e fatti epici: il dietro le quinte di una icona del nostro sport, l’esplorazione di aspetti che non sono solo partite e gol”.

Geremei aggiunge che “Adesso vinco io sfata il mito dell’arrivare secondi, con grande serenità raccontiamo l’importanza del vincere, il legame forte tra Marcello e i suoi calciatori si spiega anche nell’aver vinto insieme”, mentre Paragnani di “questo vincente da Guinness, che in Asia ha vinto una Champions come se quella europea fosse appannaggio di un team albanese” isola “il superpotere: il carisma, speso nel rapportarsi ai calciatori come se fosse uno di loro. Siamo partiti dalla Cina per fare un film e non un semplice doc, perché la Cina è stato il culmine di una carriera già perfetta, la dimostrazione del suo essere unico”.

Nell’avventura mondiale, continua Paragnani, ha saputo infondere “fiducia nei giocatori: c’erano i forconi in piazza, la gente voleva la cacciata del blocco Juve dalla Nazionale per Calciopoli, ebbene, Lippi non solo ha saputo tenere la barra dritta, ma portare la barca alla vittoria”.

Le sconfitte, su tutte tre finali di Champions, non gli sono mancate, ma conclude Paragnani “dopo la terza finale persa nel 2002-2003 ha saputo rilanciarsi: le sconfitte le vive malissimo Marcello, ma le rimuove, ed è un modo per mantenersi sempre pronto a vincere”. Di più, per Geremei “non solo le sconfitte, Lippi rimuove anche le vittorie: sta già pensando ad altro, come alla partita col Bologna 24 ore dopo il trionfo intercontinentale della Juventus”.