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i volontari con Lillo (foto di Monica Fagioli)
“Per un periodo della mia vita ho combattuto la mia immaturità, poi mi sono arreso perché ho capito che è una cosa bella”. Parola di Lillo che oggi al Lecco Film Fest ha travolto il pubblico con la sua solita ironia e simpatia sotto un sole cocente tutto vestito di nero durante l’incontro moderato dal giornalista Massimo Bernardini. “Ho sbagliato abbigliamento dovevo mettere tutto tranne che questo colore. Comincerò a squagliarmi. Sotto 170 gradi sento proprio le fiamme”, dice Lillo facendo subito ridere la platea.
Il suo motto è: “meglio fare tante cose male che una bene”. E di cose ne ha fatte davvero tante: dalla militanza comica con Greg: tra il cult teatrale Il mistero dell’assassino misterioso e la radio con 610 passando per i concerti del loro complesso Latte e i Suoi Derivati fino al cinema con Gli idoli delle donne fino al successo popolare di LOL - Chi ride è fuori (concorrente nella prima stagione, “arma letale della risata” nella seconda), Pasquale Petrolo in arte Lillo non sbaglia un colpo. Che sia nei film di registi come Sergio Rubini, Massimiliano Bruno e Paolo Sorrentino o nella serie, appunto, Sono Lillo, in cui gioca con la sua maschera tra divertimento e malinconia.
Da sempre spazia dal cinema alla televisione, dal fumetto ai libri. “In realtà io faccio una cosa sola sono sempre stato appassionato di comici. Fin da piccolo impazzivo per la commedia all’italiana, ma anche per le commedie americane. Ero pazzo di comicità. Mi piace ridere. Sono prima spettatore che autore. Ho cominciato a fare il comico con il fumetto perché lì puoi realizzare qualcosa anche con poco budget, utilizzando solo matita, carta e china”.
Sul suo sodalizio con Greg dice: “A entrambi ci appassiona il linguaggio incomprensibile tanto che abbiamo inventato una storia che si chiama L’uomo che non capiva troppo. Alcune parole fanno ridere a livello onomatopeico proprio per come suonano. Per esempio la parola pupazzo fa molto più ridere che marionetta. Ci piace questa ricerca. E poi ci piace mischiare il nonsense al sense”. Sulla satira dice: “Non ci viene naturale fare la satira politica imitando politici esistenti. È più facile che io e Greg parliamo del risultato della mala politica. Più che sull’attualità noi lavoriamo sui temi che riguardano l’essere umano”.
Mentre sul politically correct: “È il nemico della comicità. Le barzellette di norma sono tutte o razziste o sessiste. Esistono le cose di cattivo gusto. Ma si possono trattare anche certi temi delicati senza avere cattivo gusto”. Sicuramente il suo linguaggio arriva ai giovanissimi. “È vero. La mia lingua parla ai giovanissimi. Per esempio LOL mi ha allargato il pubblico. Si sono aggiunti anche i bambini di sette anni e ha riunito tutta la famiglia. Penso che arrivo ai giovani per un fatto di immaturità personale. I più piccoli vedono in me un loro coetaneo. Ho perfino l’hobby di dipingere miniature e quando mia moglie esce dalla stanza io ci gioco”.
Ma la vita non è fatta solo di risate, anzi è piuttosto complessa. “Mi sono ammalato seriamente di Covid. Fin troppa gente ne ha parlato senza cognizione di causa. Io sono stato molto male ventisei giorni di cui tre in ospedale. Ho avuto la polmonite bilaterale. Quando stavo male è arrivato un infermiere che mi ha riconosciuto e mi dice: non ti chiedo una foto perché non è il caso, però vorrei un fumetto. Poco dopo lui esce ed entra il primario che mi dice che dovevo andare in terapia intensiva. Ovviamente mi prende un colpo. Poi esce lui e rientra l’infermiere. Mi guarda e mi dice: il primario mi ha detto che devi andare in terapia intensiva, allora volevo chiederti se me lo fai subito il disegno perché non so se ritorni. Lui intendeva in reparto ovviamente. Ma la cosa mi ha fatto talmente ridere che credo sia stata una botta di anticorpi. Mi ha salvato la vita in un certo senso”.
Nato e cresciuto nella periferia di Roma a Torpignattara, Lillo ha passato ben quattro anni della sua giovinezza giocando a biliardo. “È una zona da biliardo, da bisca e piena di tipi poco raccomandabili, non alla Paul Newman per intenderci. Divenni così forte che alcuni personaggi veraci volevano giocare con me e io accettavo perché mi pagavano il tavolo. Facevo parte di un racket di scommesse (ndr. ride). Da una parte mi spiace aver passato quegli anni in questo modo perché avrei potuto imparare uno strumento e fare qualcosa di utile al mio lavoro di oggi. Ma il biliardo e quell’ambiente mi ha insegnato a conoscere le persone e il mondo della strada. Ora potrei anche comprarmi un tavolo da biliardo, perché lo spazio non mi manca, ma vengo da una famiglia modesta e ho il complesso dell’impostore a mettermelo in casa”.
I suoi artisti preferiti sono quelli pop. “Amo Spielberg che è popolarissimo e arriva a tutti. Avvolte ci hanno detto a me e Greg che eravamo di nicchia, ma noi abbiamo sempre cercato di realizzare cose per il pubblico. Certo c’è sempre stata anche la ricerca di qualcosa di originale”.
Sulla serie tv Sono Lillo con protagonista la figura di Posaman, il supereroe sfigato nato in LOL, racconta: “Posaman era un personaggio che aveva quel costume e il suo unico potere era quello di muovere le orecchie si chiamava tipo orecchiaman. Mezz’ora prima di entrare nell’appartamento di LOL si è rotto il meccanismo. Al volo mi sono fatto cucire una P sul petto e è nato il personaggio di Posaman. È bellissimo che casualmente nasca qualcosa che il pubblico ama tantissimo. Nella serie Sono Lillo, interpreto me stesso, ma in un universo in cui le cose non sono andate così bene. Posaman è l’unica cosa riuscita e lui diventa anche un po’ la mia coscienza a un certo punto. Ho pensato a me con un’altra vita che era andata diversamente. Eros Puglielli è un grande regista e attori come Pietro Sermonti e Corrado Guzzanti sono straordinari”.
Infine conclude regalando in anteprima al Lecco Film Fest una nuova posa di Posaman: “È l’ottava posa di Posaman, ci ho messo due anni per partorirla. Vi saluto così”. Applausi e tante risate dal pubblico del Lecco Film Fest.