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Il caso Spotlight (2015)
Nemmeno il più abile paciere saprebbe mettere d’accordo mondi lontani e talvolta agli antipodi come fa un buon giornalista. Quando non è compromessa, la figura del reporter è una di quelle che va di traverso a tutti. In linea generale, con il Potere (politico, economico, religioso, criminale) se non è colluso, entra in collisione. Il monopolio della verità è merce assai preziosa nel mercato del consenso. Hollywood stessa non ha mai amato i giornalisti. Si dice addirittura che Jack Warner li detestasse più degli attori. Sentimenti più indulgenti quando si tratta di sfruttamento narrativo. Sul grande e sul piccolo schermo la stampa spopola. Da sempre. Oltreoceano i newspapers movies fanno quasi genere a sé. In un secolo hanno preso a cuore la professione meglio di qualunque editore, raccontandone vizi e virtù, compromessi e coraggio, facendone spesso la cartina di tornasole dello stato di salute della democrazia stelle e strisce.
![Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YThhMWU4ZjctZWUzMS00:YmQ0NGIwOTktZjM0Yy00/3a-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
![Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YThhMWU4ZjctZWUzMS00:YmQ0NGIwOTktZjM0Yy00/3a-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
Film come L’asso nella manica, Prima pagina, Diritto di cronaca, hanno stigmatizzato quali rischi del mestiere la spregiudicatezza, l’ambizione, l’ossessione per lo scoop che travalica ogni considerazione etica; altri come Tutti gli uomini del presidente, Insider o State of Play ne esaltano invece le virtù democratiche, la schiena dritta, il profilo morale. Sarà per il pessimo stato delle nostre democrazie, sarà per quello forse addirittura peggiore in cui versa la categoria colpita sul piano economico e affondata su quello delle tutele legali, fatto sta che la seconda fattispecie ultimamente fa presa nella mente e nel cuore degli sceneggiatori.
![(Left to right) Rachel McAdams as Sacha Pfeiffer, Mark Ruffalo as Michael Rezendes and Brian d’Arcy James as Matt Carroll in SPOTLIGHT. Photo credit: Kerry Hayes / Distributor: Open Road Films](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:NzY1OTVjOTEtN2UzMi00:ZWU4NzNiM2YtZTMzZi00/spotlight_3-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
![(Left to right) Rachel McAdams as Sacha Pfeiffer, Mark Ruffalo as Michael Rezendes and Brian d’Arcy James as Matt Carroll in SPOTLIGHT. Photo credit: Kerry Hayes / Distributor: Open Road Films](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:NzY1OTVjOTEtN2UzMi00:ZWU4NzNiM2YtZTMzZi00/spotlight_3-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
Prendiamo due titoli che, usciti entrambi dieci anni fa, hanno rilanciato la missione civile del giornalismo: Il caso Spotlight e Truth (simili negli intenti ma non negli esiti). Il primo ricostruisce l’inchiesta del team investigativo del Boston Globe – il gruppo Spotlight – che svelò i numerosi casi di pedofilia nella chiesa locale e la ragnatela di complicità morali dentro e fuori il Vaticano, stabilendo una connessione profonda tra il lavoro fatto dai giornalisti e la retorica usata da Thomas McCarthy nel film. Che resoconta senza fronzoli i vari passi dell’inchiesta, scartocciando tra vecchi faldoni, documenti secretati, confessioni a mezza bocca e omertosi sorrisi, senza tralasciare né romanzare nulla.
![Cate Blanchett e Robert Redford in Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:Y2UxZGRmNzYtMzEyMS00:ZWE4NDJiNTItNDNkMC00/truth_4-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
![Cate Blanchett e Robert Redford in Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:Y2UxZGRmNzYtMzEyMS00:ZWE4NDJiNTItNDNkMC00/truth_4-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
Cate Blanchett e Robert Redford in Truth (2015)
Sposa l’assoluta trasparenza della messa in scena, nascondendo la macchina da presa e asciugando la recitazione (di grandi attori come Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Liev Schreiber). Come un puzzle, mette insieme i vari tasselli con un rigore e una chiarezza esemplari, che conquistano e tengono incollati alla poltrona per più di due ore. Alimentando il racconto non con la classica suspense, ma con una sommessa tensione morale, in cui non c’è posto per particolari morbosi e tecniche d’affabulazione, ma solo per la sostanza morale dei fatti. Far vedere e far capire. Non c’è – non servirebbe – altro. Ecco un’ottima lezione di cinema e giornalismo.
![Keaton e Ruffalo ne Il caso Spotlight (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YzcwZWRiMzYtOTJkMy00:ZTlkZGIyODItNjAzZS00/spotlight-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
![Keaton e Ruffalo ne Il caso Spotlight (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YzcwZWRiMzYtOTJkMy00:ZTlkZGIyODItNjAzZS00/spotlight-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
Keaton e Ruffalo ne Il caso Spotlight (2015)
Quel che non è, nonostante le intenzioni, Truth.Il film ricostruisce il “Memogate” del 2004, lo scandalo che travolse la CBS News e alcuni dei suoi giornalisti di punta, in particolare la produttrice Mary Mapes e il veterano Dan Rather, volto della trasmissione di inchiesta 60 Minutes. Due grandi professionisti la cui carriera venne rovinata da un caso di presunti favori accordati a George W. Bush (all’epoca dell’inchiesta inquilino alla Casa Bianca) durante il servizio militare prestato nel ’68, quando riuscì ad entrare nell’aeronautica della Guardia Nazionale evitando di essere inviato in Vietnam.
![Robert Redford in Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:ZTM1ZGNjMzYtMDZmMC00:NDE4YjcxM2ItZjJlNi00/truth_scontornabile-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
![Robert Redford in Truth (2015)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:ZTM1ZGNjMzYtMDZmMC00:NDE4YjcxM2ItZjJlNi00/truth_scontornabile-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
Robert Redford in Truth (2015)
Lo scoop che la Mapes e Dan Rather credevano di aver fatto si rivelerà un boomerang non appena saranno messe in dubbio la solidità delle prove e l’affidabilità delle fonti. E’ interessante il modo in cui lo script di James Vanderbilt (già sceneggiatore di Zodiac e qui al debutto in regia) sposta di continuo il fuoco prospettico dal problema, riproducendo di fatto il modo con cui il moderno sistema informativo opera un sistematico, non necessariamente volontario, depistaggio. Perciò l’operazione possiede il valore aggiunto dello spaccato d’epoca, riuscendo a intercettare un fondamentale momento di trasformazione nel modo di fare giornalismo (la corsa allo scandalo, l’impari e incontrollata concorrenza dei blogger, il ricorso dei grandi broadcaster ai famigerati service esterni per le inchieste, il pensionamento della vecchia guardia). Per presupposti e qualità degli interpreti (qui due fuoriclasse come Cate Blanchett e Robert Redford) è il gemello disperato di Spotlight ma senza la stessa tenuta retorica e il rigore morale. Appare esagerato l’endorsement di Vanderbilt a favore dei due protagonisti, elevati addirittura al rango di eroi nell’improbabile e del tutto assolutorio finale in ralenti. Dimenticando che la lezione del grande giornalismo americano non è mai stata quella di sfidare il potere senza paura. Ma di presentarsi alla battaglia per la verità con le armi giuste: fonti certe e documenti verificati.