Le sfide dello streaming, tra strategie al ribasso, alleanze e modelli generalisti
Dopo l’anno più difficile, le piattaforme guardano avanti: Netflix rimane la più forte, Disney è in crisi, Paramount+ cresce, Apple Tv+ prova a sparigliare
Se il biennio 2020-21, complice la pandemia, era stato terribile per il mondo delle sale e un periodo fiorente per le piattaforme streaming, il 2023 può essere considerato l’annus horribilis per l’intero mondo del cinema. Lo sciopero degli sceneggiatori e degli attori ha mandato in crisi per la prima volta anche i colossi dello streaming, costretti a sospendere le produzioni. Il 2024 lascia intravedere una strategia comune. L’indice Nasdaq la definisce “posizionamento tattico ribassista”.
Il discorso va differenziato a seconda del player. Il Black Friday ci aveva mostrato un primo quadro a novembre. Tutte le piattaforme hanno offerto delle promozioni per accaparrarsi più abbonati: Disney+ ha proposto il pacchetto completo a 2 $ in meno rispetto agli sconti del 2022 mentre Paramount+ ha addirittura abbassato il prezzo del 67% per il Cyber Monday.
Tra tutte le piattaforme disponibili in Italia, l’unica a non offrire abbonamenti in sconto è stata Netflix. Il motivo è facilmente deducibile: non ne aveva bisogno. Quest’anno i suoi abbonati sono cresciuti dell’11%, raggiungendo quota 247 milioni.
Un discorso a parte merita Amazon: il confronto con le altre piattaforme è complicato, vista la quantità di servizi in più offerti. Tuttavia, anche Prime Video, come hanno già fatto Disney e Netflix, introdurrà un piano base con la pubblicità a partire dal 2024. I primi a sperimentarlo saranno gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e la Germania. Seguiranno poi, nel corso del 2024, anche l’Italia e il resto d’Europa.
Netflix rimane la certezza
Dopo il calo dello scorso anno che aveva fatto preoccupare gli investitori, Netflix è tornata ai livelli di crescita standard. A livello globale, sono stati raggiunti 15 milioni di utenti attivi al mese del nuovo piano pubblicità. Gli analisti di JP Morgan hanno previsto una monetizzazione cumulativa di oltre 30 milioni per la piattaforma entro la fine del 2024. I motivi che si celano dietro il trend positivo e controcorrente sono vari. Di certo, puntare sui prodotti originali e locali ha generato i suoi frutti.
Nel primo report semestrale di gennaio – giugno 2023 dei titoli più visti, per imbattersi in un prodotto in licenza si deve scorrere fino alla posizione 34, occupata dalla prima stagione della serie colombiana
Pablo Escobar – El patrón del Mal (2012). I risultati ottenuti spingono Netflix ad aumentare la produzione, diminuendo in modo inversamente proporzionale i film e le serie “in affitto”. L’obiettivo è il 75% di prodotti originali entro la fine del 2024 e il 100% entro il maggio del 2027. Anche i piani di abbonamento base con le inserzioni pubblicitarie stanno funzionando.
Tanto che, a partire dal primo trimestre 2024, verrà introdotto negli USA un nuovo formato con il nome provvisorio di Binge, pensato per gli spettatori che amano guardare un episodio dopo l’altro. Il piano prevede che, dopo aver visto tre episodi consecutivi, gli abbonati potranno guardare il quarto senza pubblicità.
C’è anche da sottolineare che Netlifx sta sempre più abbandonando il rilascio delle serie tv in blocco. Pubblicare pochi episodi alla volta garantisce la permanenza del pubblico e fa aumentare l’hype attorno al prodotto.
Disney: una crisi “televisiva”
Gli ultimi mesi non sono stati rosei: la decrescita economica, secondo i dati Nasdaq, ha superato il 25%. Un livello così basso non veniva raggiunto dal 2014. Eppure, la Disney, con i suoi 168,3 miliardi di dollari di capitale resta uno dei leader dell’intrattenimento. Da un lato, i parchi tematici e tutto il segmento denominato Experience, restano le principali fonti di guadagno. Dall’altro c’è la caduta libera della tv via cavo, soprattutto dei canali sportivi di ESPN. In più, anche le ultime uscite cinematografiche, vedi
Wish e
The Marvels, non sono andate come sperato. Le contromisure in vista del prossimo anno vedranno una riduzione da 33 a 25 miliardi di dollari in termini di produzione di contenuti. In questi investimenti rientrano non solo lo streaming e il cinema, ma anche lo sport e l’intrattenimento televisivo.
Tuttavia, il piano di Bob Iger, richiamato a risollevare la situazione, prevede anche un rilancio di ESPN con un app streaming dedicata entro il 2025 e la creazione della piattaforma di scommesse ESPN BET.
Paramount+ e Apple TV+: la strategia del “pacchetto”
Paramount+ è più giovane, per cui già il solo fatto di poter parlare di un leggero aumento di abbonati rispetto all’anno precedente (61 milioni contro 60) è un risultato. Soprattutto considerando l’anno di profonda crisi vissuto dalle altre concorrenti, come Apple Tv+. Nonostante l’aumento del 21% degli abbonati, la società ha registrato una perdita di oltre 400 milioni nell’ultimo trimestre. Il direttore finanziario Naveen Chopra ha già annunciato che il riposizionamento partirà da un taglio alla produzione. All’interno di questa strategia rientra quindi anche la mossa di rimuovere alcuni contenuti in licenza dalla propria piattaforma per ottimizzare altre partnership e puntare sulla strategia del “pacchetto”.
Con l’integrazione di nuovi player gli utenti hanno la possibilità di ottenere due servizi ad un prezzo poco più alto del singolo. Secondo le rilevazioni di Antenna pubblicate dal
Wall Street Journal, ciò diminuisce anche la percentuale di disdette. Ecco perché Paramount+, dopo aver visto la crescita degli abbonati a seguito dell’integrazione di Showtime, sta pensando di unire le forze con Apple Tv+. Strada che sembra l’unica soluzione per competere con gli altri colossi, da abbinare ai titoli in sala (strategia premiante con
Top Gun: Maverick).