(Cinematografo/Adnkronos) – Un ritratto forte, originale e graffiante dei ventenni di oggi, tra sogni, amore, speranza, infelicità e dipendenza. Sara Petraglia (figlia dello scrittore, regista e sceneggiatore Sandro Petraglia) presenta alla Festa del Cinema di Roma in concorso la sua opera prima, L’albero. Un manifesto della gioventù di oggi tratteggiato attraverso le figure di Bianca e Angelica, interpretate da Tecla Insolia e Carlotta Gamba. “Stavo cercando una storia da scrivere ma pensavo di non essere in grado di inventarla – dice la regista – Poi ho riletto tutti i miei appunti e ho scoperto che tornava sempre quest’albero, che io avevo effettivamente visto da una casa quando vivevo al Pigneto. L’ho scritta molto rapidamente e poi l’ho fatta leggere al produttore, Angelo Barbagallo, che mi ha convinto a girarla. Io volevo solo scrivere”.

Bianca ha poco più di vent’anni, dovrebbe frequentare l’università, ha lasciato la casa dei genitori ed è andata a vivere nella casa dalla quale si vede un albero dalla finestra, sopra la ferrovia, insieme ad Angelica, coetanea, amica e amata. La dipendenza dalla cocaina muove i fili, ed ha un ruolo centrale nel film. “C’era l’intenzione di raccontare una dipendenza così forte, la volontà di parlare di questa sostanza di cui spesso di parla male o in modo caricaturale o con pregiudizi o stereotipi – spiega la Petraglia – È importante invece parlare di questa droga che ci circonda tutti e si cui si parla tanto ma male. Senza pretendere di insegnare nulla a nessuno”.

L’amore “è necessario per affrontare le dipendenze -aggiunge la regista- La nostra rete di connessione con gli altri è importante, anche se alcuni rapporti vanno interrotti per forza. Senza fare buoni e cattivi, queste due ragazze insieme vanno giù ma anche separandosi l’amore rimane”. Anche la tristezza permea la pellicola: “Ci sono persone determinate ad essere tristi, se ne nutrono quasi compiacendosene – dice Sara Petraglia – Io ho tanti gruppetti di amici che sembrano ‘famiglie tristi’. Si lamentano di continuo. Ma credo anche che avere il tempo di lamentarsene così tanto sia un privilegio”. La regista rivela poi di aver fatto leggere la sceneggiatura al padre, che ha approvato: “Ho fatto leggere la sceneggiatura a mio padre e gli è piaciuta molto – spiega – Ero felice, perché facevo finta di no ma era il giudizio che temevo di più”.

“Sara è un’artista, sono fiero del film che abbiamo fatto – dice il produttore Angelo Barbagallo – Scrittura emozionante, originale, vera ma non ancora vista e consumata. Sara fa anche delle bellissime fotografie, la somma di tutto ciò e il fatto che lei abbia avuto il coraggio di raccontare una cosa che la coinvolgeva personalmente e profondamente mi hanno fatto dire che a me sarebbe piaciuto vederlo al cinema, questo film”.

Tecla Insolia, che nel film è Bianca, spiega: “Quando ho letto la sceneggiatura la finivo e la ricominciavo daccapo. Mi sono ritrovata assuefatta dalla scrittura di queste due ragazze, poi conoscendo Sara ho capito che il motivo era l’autenticità dei personaggi e dei loro sentimenti. Non è un film che detta una morale o che parla di una generazione. È un film che parla di un’amicizia amorosa, la nostalgia di Bianca mi emozionava molto. A parte la dipendenza dalla cocaina mi ci rivedo molto”.