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Laetitia Casta in Una storia nera
“La violenza sulle donne è qualcosa che esiste da tanto tempo. Prima non se ne parlava, ora questo tabù sta cadendo. In Francia ci sono diverse manifestazioni e si parla tanto di misoginia e patriarcato. In Italia invece mi sembra che il movimento del #MeToo non si muova così tanto”. A dirlo è Laetitia Casta protagonista di Una storia nera, un thriller noir ispirato a tante storie vere di violenza sulle donne che purtroppo riempiono ogni giorno le nostre pagine di cronaca.
Prodotto da Groenlandia con Rai Cinema, diretto da Leonardo D’Agostini, tratto dall’omonimo romanzo di Antonella Lattanzi (edito da Mondadori) e scritto dalla stessa scrittrice insieme al regista e a Ludovica Rampoldi, il film uscirà nelle sale il 16 maggio distribuito da 01 distribution e vede al fianco di Laetitia Casta anche Andrea Carpenzano e Lea Gavino, nei panni dei suoi due figli, e Giordano De Plano nel ruolo dell’ex marito violento.
“Da regista cercavo un racconto con personaggi molto forti in contrasto perfino con loro stessi- dice Leonardo D’Agostini-. Mi interessava il filtro del genere come il noir e il thriller e volevo raccontare personaggi alle prese con sfide impossibili e dilemmi morali e personali, in una posizione di grande conflitto. Non mi interessava tanto il tema della violenza domestica. Qui c’è un grande personaggio femminile come La donna del peccato o quella di Gone Girl di David Fincher”.
E la scrittrice Antonella Lattanzi commenta: “Il filtro thriller e noir era molto importante, penso a Sciascia e Simenon con storie non mono dimensionali, ma piene di contraddizioni. Abbiamo fatto questo film ponendoci delle domande perché se leggi un libro o vedi un film ti immedesimi molto nei personaggi e non hai quel distacco che hai quando senti una notizia in tv”. Mentre Ludovica Rampoldi dice: “Ho amato il suo romanzo. Ero spaventata a lavorare a una trasposizione con la stessa scrittrice del libro. In questa storia emerge il senso di ineluttabilità delle vittime di femminicidio condannate a restare vittime fino alla fine. La domanda affascinante era: cosa bisogna fare per non rimanere vittime?”.
E a proposito del suo personaggio Laetitia Casta dice: “Non ho mai giudicato Carla e sono entrata in empatia con lei. Mi piace anche la sua ambiguità e la sua parte nera perché è luminosa e dunque umana. È una donna che si ritrova da vittima a criminale. È una straniera, lontana dalla sua famiglia d’origine, sola, senza un’indipendenza economica e vive in una storia d’amore che lei ha idealizzato, ma che non esiste. Alla fine per i figli accetta cose inaccettabili. Lei cerca la sua libertà e indipendenza, vuole essere una donna e non solo una madre e una sposa. Talvolta nella vita devi affrontare delle cose terribili per crescere”.
Andrea Carpenzano e Lea Gavino vestono i panni dei due figli di Carla e hanno due approcci opposti agli eventi, il primo va a totale difesa della madre, la seconda invece è più dubbiosa. “Rosa è più piccola e ha meno lucidità nel guardare al passato- dice Lea Gavino-. È difficile decostruire l’immagine idealizzata che si ha di un genitore. Rosa non ci riesce e si trova senza più figure di riferimento. È alla ricerca di qualcuno a cui guardare con ammirazione”. E Andrea Carpenzano: “Non mi sono fatto tante domande e ho cercato di non giudicare il mio personaggio che da quando è piccolo ha normalizzato quella realtà familiare fatta di violenza e soprusi”.
Infine conclude il produttore Matteo Rovere: “Groenlandia ha affrontato tanti generi coesi con il contesto sociale che stiamo vivendo. Questo è un racconto che pone alcune domande. Siamo in un periodo storico anestetizzato dal punto di vista della cronaca e ci dimentichiamo la gravità delle cose. Il cinema può dire qualcosa in più e di diverso anche sulla violenza di genere ricordando che dietro queste storie esistono dei volti. Bisogna utilizzare il cinema per fare sentire la cronaca e l’attualità per non addormentarci di fronte a tutto e essere sedati di fronte a qualunque notizia”.