“Mi piace raccontare madri che combattono la maternità”. Parola di Micaela Ramazzotti che nel film di Stefano Chiantini, presentato ad Alice nella città nella sezione Panorama Italia e in sala dal 2024 con I Wonder, interpreta appunto Una madre, come da titolo.

Non è l’unica. Al suo fianco anche sua figlia, Deva, interpretata da Aurora Giovinazzo, una giovane ragazza, segnata da una scelta dolorosa, l’aborto di un figlio, cerca di sbarcare il lunario facendo diversi lavoretti. E poi c’è Carla (Angela Finocchiaro), una donna che si occupa del suo nipotino e che decide di assumerla per aiutarla nella sua pescheria. Nel cast anche Francesco Salvi nel ruolo del villain.

“Volevo scrivere questi personaggi femminili perché non è facile essere madre e non è sempre bello- dice il regista-. È un amore e come tutti gli amori presuppone una rinuncia faticosa, che si porta dietro tante cose. È difficile essere genitore e capire come comportarsi. Angela Finocchiaro, Micaela Ramazzotti e Aurora Giovinazzo hanno arricchito i personaggi di tantissima umanità. Bastava uno sguardo tra Micaela e Aurora per raccontare un mondo che non immaginavo potesse venire fuori. Il set è un territorio di ricerca. È un percorso che coinvolge tutte le persone che ci lavorano. Il film è un mosaico. E loro sono state bravissime anche a recitare su set piuttosto scomodi come il mercato del pesce e il campeggio stanziale”.

Sul suo personaggio la Ramazzotti, già interprete di un film diretto da Chiantini ovvero Naufragi (2021), dice: “Il tema della maternità nei suoi film c’è sempre. Mi ha chiamata per fare questo personaggio. Io senza sapere nulla sono andata. Interpreto una donna squinternata, alcolizzata, che ha toccato il fondo. Conosce gli abusi e la violenza perché è stata vessata e riesce a liberare istintivamente sua figlia”. E poi ancora: “Una madre è anche distacco. Da quando il neonato esce dalla pancia, poi inizia a bere dal biberon e poi a camminare e così andando avanti. Noi madri dobbiamo essere una guida in questo continuo distacco e infondere serenità. Qui vengono messe in scena quattro madri. Tra cui la protagonista che è una madre non di sangue, ma che porta una grande luce di coraggio per tutto il film. Il mio personaggio è, così come sua figlia Deva, una selvaggia, tra loro comunicano con la lotta e sono abituate a vivere con il niente, sempre con gli stessi vestiti, combattendo per una bombola di gas. Interpreto una donna ruvida, squinternata, poco centrata, con problemi di alcolismo. È una donna che sta a terra. L’unica cosa che riesce a fare sul finale è inconsapevolmente liberare sua figlia”.

Infine conclude Angela Finocchiaro: “Carla è una donna che a capo chino si dedica sempre a questo piccolino. Non è riuscita ad aiutare sua figlia tossica e credo che questo sia devastante per una madre. Glielo potrebbero togliere da un giorno all’altro questo piccolo bambino. Ma per fortuna arriva Deva nella sua vita. Per lei è come un raggio di luce inaspettato. Due solitudini insieme non lo sono più, si crea una nuova famiglia e questo mi è piaciuto tanto. Io non penso mai se sto facendo una cosa drammatica o comica. Mi occupo del personaggio. Mi sono avvicinata a questa sceneggiatura molto asciutta, poi sono venute a galla altre cose e altre possibilità. Ho cominciato a pulire il pesce, andare al mercato, a fare turni notturni, una concretezza su cui ho costruito poi il mio personaggio”.