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Kevin Costner
“Sì, il primo capitolo di Horizon non è stato accolto come speravo. Ma la stessa cosa accadde con Fandango quando uscì in sala. Ho assoluta fiducia nel film: purtroppo viviamo in un’epoca in cui si viene giudicati in base ai risultati del primo weekend. Ma io non ho fatto un film per andare bene al primo weekend: ho fatto un film che potesse continuare a vivere nel cuore del pubblico”.
A parlare è Kevin Costner, ospite a Catanzaro del Magna Graecia Film Festival (dal 27 luglio al 4 agosto) per ricevere la Colonna d’Oro e presentare al pubblico il suo ultimo lavoro, Horizon – An American Saga, prima parte di una quadrilogia sui pionieri nel West. Dopo la tiepida accoglienza in sala (poco più di 30 milioni in tutto il mondo) e gli ottimi riscontri in streaming (negli Stati Uniti è tra i titoli più visti on demand), il secondo capitolo, annunciato per agosto, è stato rimandato a data da destinarsi. Ma Costner, che della saga è autore e protagonista, ha le idee chiare. “Naturalmente Horizon 2 uscirà al cinema: ci ho messo i miei soldi ed è stato realizzato per il grande schermo. E così il terzo e il quarto. Oggi si fanno troppi film derivativi, sull’onda del successo: io voglio fare le cose che desidero, che crescano dentro e restino nel tempo”.
E aggiunge: “Frequento questo mondo da tanto tempo, per me sarebbe molto facile rifare i successi del passato. Ma non mi interessa: ho scelto di realizzare i sogni in cui credo affinché la mia vita possa giovarne. Com’è possibile che un americano al cento per cento come me venga compreso più all’estero che a casa? Era successo anche con Terra di confine: l’Europa ha creduto in me prima degli Stati Uniti. Gli americani non mi capiscono”.
Horizon interroga il presente: “L’America era una terra leggendaria in cui costruire una nuova vita. Il dramma è che lì, da migliaia di anni, vivevano civiltà che sono state eliminate e saccheggiate. Non dirò che sono imbarazzato dalla Storia del mio paese, ma è fondamentale raccontare tutte le storie che lo riguardano”. E sulle imminenti elezioni: “Andrò a votare. È un diritto e un dovere per cui la gente è morta. Ma la mia sensazione è che il mondo non sia mai stato così in pericolo: spero che i nostri leader siano all’altezza del servizio pubblico. Non devono migliorare le proprie carriere ma le nostre vite”.
Costner evita gli endorsment (su Kamala Harris non si schiera apertamente), ma celebra il ruolo delle donne, centrali in Horizon: “No women, no west: senza donne non ci può essere il western. Sono fiero che Sienna Miller sia la protagonista del film: è una delle attrici più belle e carismatiche che abbiamo in America”. C’è spazio anche per qualche ricordo: “In Bull Durham – Un gioco a tre mani avrei voluto mettere Unchained Melody. Ron Shelton, il regista, rifiutò la mia proposta. Ci rimasi male. Un anno dopo quella canzone finì in Ghost. Mi andò meglio con Guardia del corpo: c’era un piccolo pezzo country che mi piaceva, l’entourage di Whitney Houston non voleva che lei lo interpretasse. Ma io avevo il controllo sul film, non avevo alcun dubbio sull’esito e così lei accettò: quella canzone era I Will Always Love You”. E sulla Calabria che ospita il festival: “Più che un western, ci ambienterei una storia d’amore. Magari in quattro film”.