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Enemy
Enemy
Denis Villeneuve (2013)
Il professor Adam è e non è l’attore Anthony. Un Jake Gyllenhaal spaurito, svuotato, incontra il suo doppio, trascura Mary e piomba in un incubo tragico di scambi e pedinamenti. Se il soggetto è di José Saramago (L’uomo duplicato), atmosfera, struttura e personaggi di Villenueve sono tutti kafkiani, con tanto di tarantola tentacolare a ribadirlo.
Ipcress
Sidney J. Furie (1965)
L’agente Harry sospetta gli scienziati da cui è catturato, torturato, ma non plagiato. Dal romanzo di Len Deighton, tra segreti, fughe di notizie, torture e scambi di identità, Furie confeziona il primo capitolo di una spy-saga di successo. Il cereo Michael Caine interpreta per la prima volta un ruolo che lo accompagnerà a vita (All’inseguimento della morte rossa e Intrigo a San Pietroburgo), in questo contro-James Bond pessimista, angoscioso e serrato.
Brazil
Terry Gilliam (1985)
Distopia, fantascienza e psichedelia. Il Ministero dei burocrati e i terroristi. È Kafka “da qualche parte nel Ventesimo secolo” secondo Terry Gilliam. Al secondo capitolo della “trilogia dell’immaginazione”, il regista gira un’orwelliana allegoria contro ogni dittatura. Sam, rincorrendo e perdendo amore, diventa da archivista terrorista. Ma sogna o è desto?
L’udienza
Marco Ferreri (1972)
Pedinamenti, burocrazia, rimpalli e insabbiamenti in Vaticano. Amore, mistero e intrighi all’ombra del cupolone con la pazza idea di Amedeo (Enzo Jannacci) di incontrare Giovanni XXIII. Ma poi per dirgli cosa? Ferreri avrebbe voluto filmare Il castello, ma lo dovette spostare nei nostri grotteschi, angosciosi anni Settanta. I bersagli della satira? L’oscurantismo, la Chiesa, come ogni forma di potere che soffoca l’individualità.
The Bourne Identity
Doug Liman (2002)
Jason Bourne scampa alla morte, non ricorda niente di sé ma scopre di essere ricercato. Dal romanzo di Ludlum, Liman mescola spy-story, thriller, società del controllo, alienazione e perdita di libertà in una Parigi arena di un’adrenalinica caccia all’uomo.
essere john Malkovich
Spike Jonze (1999)
Schwarz da burattinaio in miseria (metafora trasparente) diventa, per amore, archivista in un soffocante ufficio prima di scoprire una botola per la mente di John Malkovich. Omologazione sociale, sessualità torbida e triangolare, incubo, dissociazione della psiche, alterazione del reale: è un condensato di Kafka il cult grottesco firmato Spike Jonze.
the lobster
Yorgos Lanthimos (2015)
Un mese e mezzo per innamorarsi in hotel, pena la trasformazione in animale (a scelta). All star movie dell’assurdo, dalla recitazione asettica con un climax in bilico tra il pessimismo e il grottesco. Tutto è controllato, obbligato, paradossale nell’ennesima distopia di Lanthimos. Soprattutto sentimenti e sessualità.
kafka a teheran
Ali Asgari, Alireza Khatami (2023)
La burocrazia come braccio armato del regime. L’assurdo come legge. Il grottesco come ethos antioccidentale. Per una volta titolo italiano azzeccato (l’internazionale è Celestial Verses) per la coppia iraniana, perseguitata in patria, Asgari-Khatami. 12 episodi di repressione in piano sequenza: un rimpallo continuo tra i burocrati invisibili e le vittime (madri, bambine, padri, disoccupate) che interpellandoli, incolpano noi.