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Generazione romantica
Jia ZhangKe non rinuncia più agli occhiali da sole: “Ci vedo bene – rassicura il grande regista cinese, già Leone d’Oro nel 2006 per Still Life – ma sono diventato molto sensibile alla luce”. È una delle conseguenze dei tre anni trascorsi a montare Generazione romantica (la traduzione è più o meno letterale, il titolo internazionale è Caught by the Tides), presentato al 77° Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 17 aprile con Tucker Film.
Dal 2001 agli anni della pandemia, le vite di Qiao Qiao (Zhao Tao, compagna del regista e figura preminente della sua opera) e Guao Bin (Li Zhubin), che si amano follemente, finché un giorno lui se ne va da Datong senza preavviso per tentare la fortuna e lei si mette sulle sue tracce. Ventuno anni di storia per esplorare le trasformazioni e le contraddizioni di una nazione: Generazione romantica, infatti, vive dei frammenti girati da Jia, la sua troupe e alcuni attori senza soluzione di continuità a partire dal 2001, senza l’appiglio di una sceneggiatura.
“Il film – spiega l’autore – inizia in un’epoca di grandi cambiamenti: c’erano i lavori per la Diga delle Tre Gole, le persone emigravano per migliorare la propria posizione, si vagabondava molto nel paese (il titolo originale, Fēngliú yīdài, può essere tradotto anche come ‘generazione errante’, ndr). Ma la chiave non è nostalgica, lo è solo perché è il sentimento naturale quando pensiamo al tempo perduto. In realtà volevo riflettere su quella vitalità che oggi si è persa”.


Jia Zhang-ke
(Jens Koch/Berlinale)Il confinamento durante la pandemia ha dato occasione al regista di rimettere mano al materiale, che spaziava dal 16mm al 35 mm fino ai video digitali (per la prima volta, Jia ha fatto ricorso agli effetti visivi in post-produzione), ricorrendo a spezzoni inediti di vecchi film e realizzando ex novo solo l’atto finale con sperimentazioni con l’intelligenza artificiale. “Non potevamo fare nulla – spiega il regista – se non lavorare al film. La pandemia ha segnato la fine di un’epoca, un po’ come la Seconda guerra mondiale: tutto era bloccato, tranne il progresso tecnologico. Eppure, anche oggi che siamo tornati alla normalità, non sappiamo come andare avanti per ritrovare quella vitalità perduta”.
Centrale la riflessione socioculturale sul personaggio femminile: “La società è più facile per gli uomini, le donne invece restano in penombra e si mantengono fedeli ai propri valori. Per questo ho deciso di ambientare la storia in un ambiente rurale: spesso pensiamo solo a chi vive nelle metropoli ma anche nei villaggi si sta prendendo coscienza dei cambiamenti. È un percorso faticoso, sono sempre di più le registe che raccontano cosa hanno affrontato. E pensate al successo che C’è ancora domani di Paola Cortellesi sta avendo in Cina (al momento quasi 5 milioni di euro, ndr): c’è voglia di libertà”. Tema caldo, tant’è che all’orizzonte c’è un nuovo film in quel solco: “Sarà un road movie – annuncia Jia – con donne che lasciano le proprie città per cercare una vita migliore”.