Se dovessimo scegliere un colore per definire la Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno, per soffermarci cinque italiani in Concorso e a quelli in Orizzonti, dovremmo pensare al rosso. Al rosso vermiglio. In ambito artistico lo chiamano vermiglione, ha una tonalità viva, a tratti accecante, che nel tempo ha rapito l’immaginazione anche di Dante, Boccaccio e Petrarca.

Il collegamento con il Lido quest’anno è diretto: Vermiglio è l’opera seconda di Maura Delpero. Qui non si parla di cromature, tonalità da scoprire, ma di un paese sulle montagne, in Alto Adige. La Seconda Guerra Mondiale sta per finire, una famiglia vive la sua quotidianità, a cavallo tra il percorso di crescita dei più giovani e la Storia. Guardando all’esordio di Delpero, Maternal, in qualche modo crediamo che tornerà il tema dell’essere genitori, della maternità, e magari di un rapporto amoroso che richiama il titolo.

Un elemento ricorrente al Lido è quello del conflitto, oltre a quello della passione. Gianni Amelio realizza Campo di battaglia, e lo scenario è la Grande Guerra. Il vermiglione è quello dei sentimenti, di un’emozione contesa che unisce due antichi compagni di scuola e una donna bellissima. Il rosso è quello del sangue, quello di un medico che accentua le ferite dei soldati per rimandarli a casa e non al fronte. C’è una ricerca di pace nel Concorso di quest’anno, che forse per Delpero si declina attraverso la nascita, mentre per Amelio può essere una cura, anche spietata, fatta di bisturi e determinazione, per rifiutare le pallottole. Dalle guerre che si studiano sui libri di scuola, si passa a quelle in corso.

Alessandro Borghi in Campo di battaglia
Alessandro Borghi in Campo di battaglia

Alessandro Borghi in Campo di battaglia

(Claudio Iannone)

Dal rosso della violenza, si vola verso quello della sale, “a luci rosse”. Chi di voi si ricorda di Diva Futura? I benpensanti storceranno il naso. È stata la prima casa di produzione specializzata in pornografia. In cabina di regia c’erano Riccardo Schicchi e Ilona Staller. A raccontare la loro vicenda è Giulia Steigerwalt in appunto Diva Futura, in Concorso. Non bisogna aspettarsi un film pruriginoso, ma forse una vicenda di frattura con gli stilemi dell’epoca, un sogno di libertà che poi si è concluso dopo pochi decenni.

Pietro Castellitto in Diva futura
Pietro Castellitto in Diva futura

Pietro Castellitto in Diva futura

(Lucia Iuorio)

Tra le cinquanta sfumature di rosso, c’è di sicuro il rosa. Le donne dietro la macchina da presa sono molte in questa edizione. Rimanendo nelle sezioni competitive ufficiali (Concorso e Orizzonti), spiccano appunto Delpero e Steigerwalt, ma in Orizzonti Extra c’è anche Paola Randi con La storia del Frank e della Nina. Il film è in linea con la voglia di dipingere una realtà diversa, elemento che caratterizza questa edizione della Mostra. Il protagonista ama fare graffiti. Cerca una bellezza alternativa, silenziosa, prima di un incontro che gli cambierà la vita. C’è un desiderio di fuga, di ridisegnare il presente. Ed è lo sguardo che scaturisce da Campo di battaglia, da Diva Futura, e anche da Iddu (in Concorso) di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Si tratta della cronaca della cattura di Matteo Messina Denaro. Da una parte l’arroganza e anche, a tratti, la fragilità del boss latitante che ha la boria di voler possedere ciò che lo circonda, dall’altra l’immagine di un uomo ridicolo, il traditore. Sono due visioni che si scontrano, che illudono, in un cinema che mai come quest’anno inneggia al cambiamento.

Toni Servillo e Elio Germano in Iddu
Toni Servillo e Elio Germano in Iddu

Toni Servillo e Elio Germano in Iddu

(Giulia Parlato)

La chiave di lettura più immediata, più in linea con questa poetica, la si trova nel titolo di apertura di Orizzonti: Nonostante (una volta Corpi speciali, cambiato in corso di lavorazione) di e con Valerio Mastandrea. Nonostante il dolore esiste ancora la favola, nonostante la disperazione c’è ancora speranza, e ci si può affidare anche a ciò che non si vede. Mastandrea delinea il mistero, affonda le radici nel sentimento, nella sofferenza. Proprio come, in modo uguale e diverso, sembrano fare Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman in Vittoria (Orizzonti Extra). Qui si parla di adozione, distacco, lotta contro la burocrazia, distanza, mettendo a dura prova un matrimonio che rischia di sopirsi.

Drew Starkey e Daniel Craig in Queer
Drew Starkey e Daniel Craig in Queer

Drew Starkey e Daniel Craig in Queer

(Yannis Drakoulidis)

Si torna a quel rosso che avvolge un’affascinante dama di nome Mostra del Cinema di Venezia. E il vermiglione, per concludere, è la tonalità che caratterizza il ritorno di Luca Guadagnino in Concorso: Queer, con Daniel Craig. Sarà un’esperienza fluviale, di quasi tre ore, ispirata dall’omonimo romanzo di William S. Burroughs. La cifra stilistica ben riconoscibile di Guadagnino si mescola al flusso di coscienza di Burroughs, caratterizzato dalla fisicità, dalla ricerca amorosa, dalla carnale comunione dei sensi. Forse infiammerà la notte veneziana. Guadagnino sarà al Lido non solo dietro la macchina da presa, ma anche come produttore. La sua Frenesy è il motore di Diciannove, l’esordio di Giovanni Tortorici in Orizzonti. È un viaggio da Londra a Siena, una ricerca della propria identità, una giovinezza che sfocia in un percorso di maturazione, fatto di ricordi e speranze. Ci sarà un dialogo con Queer?