È già un piccolo fenomeno, Il complottista, l’opera prima di Valerio Ferrara ora in tour nelle sale di tutta Italia dal 2 aprile. Prima i post sul sito ilcomplottista.xyz con finte notizie cospirazioniste che hanno superato il milione di visualizzazioni, poi il successo delle prime proiezioni in città come Roma, Milano, Bologna, Palermo e Napoli. “Una scelta che ci sta premiando – spiega il regista ventinovenne, già assistente alla regia di Marco Bellocchio per Marx può aspettare e Rapito – perché permette di instaurare un vero dialogo con il pubblico. Ogni proiezione è pensata come un evento, alla fine del film la gente resta in sala per il dibattito, a volte siamo stati anche un’ora a discutere. E non sonno mancati momenti molto caldi”.

Prodotto da Elsinore Film e Wildside, distribuito da PiperFilm, Il complottista è una commedia politica, calata nelle contraddizioni del ‘Paese reale’, che racconta la storia di un barbiere ossessionato dalle bislacche teorie scovate online, convinto che il lampione davanti al suo negozio manda dei messaggi segreti in codice Morse (a interpretarlo è Fabrizio Rongione, attore feticcio dei fratelli Dardenne). Tutto, nella sua vita, cambia quando la polizia si presenta a casa per arrestarlo (in realtà si tratta di un errore): nell’arco di pochi giorni, diventa un faro della controinformazione, provocando sconcerto nella famiglia. Nel cast anche Antonella Attili, Ilir Jacellari, Fabrizio Contri, Antonio Gerardi, Roberto De Francesco, Ernesto Mahieux.

“L’idea del film nasce nel 2020 – racconta Ferrara – che è un po’ l’anno zero dei complottisti. C’era una manifestazione in Piazza del Popolo, a Roma, e nella folla c’era chiunque. Da quel momento ho cominciato a esplorare questo mondo online e nel 2022 ho scritto e diretto Il barbiere complottista, cortometraggio che era il mio saggio di diploma al Centro sperimentale di cinematografia (premiato alla Cinef di Cannes nel 2022, primo italiano a ricevere il riconoscimento nella storia della sezione: il corto è disponibile su RaiPlay, ndr). Mentre lo giravamo ci siamo resi conto che la figura del complottista non era stata trattata in maniera diretta dal cinema italiano”.

Valerio Ferrara
Valerio Ferrara

Valerio Ferrara

(Karin Scuderi)

Un lavoro di ricerca lungo e approfondito, realizzato con i co-sceneggiatori Alessandro Logli e Matteo Petecca: “Di solito i media descrivono i complottisti come persone sole, emarginate, pazze, isolate, quasi per evitare di parlarne davvero. Dietro c’è tanta solitudine, è vero, ma bisogna evitare i luoghi comuni, capire perché hanno fatto quelle scelte”. Un approccio che si riflette nella costruzione del protagonista: “È un po’ l’uomo di tutti i giorni, la persona che incontriamo al bar, in macchina, al supermercato, all’ufficio postale. In un certo senso non ha età o provenienza sociale, perché può essere di qualsiasi estrazione. Chiunque di noi può diventare un complottista”.

Il complottista farà tappa a Sassari (mercoledì 30 aprile al Moderno), Torino (martedì 6 maggio all’Ideal), Genova (mercoledì 7 maggio all’Ariston) e ancora Milano (venerdì 9 maggio al Mexico), ma le proiezioni sono destinate ad aumentare: “La cosa che più mi spinge a fare questo mestiere è raggiungere il pubblico più ampio possibile. Dato che le opere prime hanno difficoltà nella distribuzione tradizionale, abbiamo avuto un’intuizione: portiamo il film in tour, andiamo a incontrare il nostro pubblico, costruiamo dei dibattiti. Ed è bello che la gente rimanga dopo i titoli di coda. È molto affascinante, sia a livello antropologico che sociologico, perché difficilmente si parla di questi argomenti in uno spazio pubblico: ci siamo ritrovati con dei complottisti che spiegavano come si sarebbero comportati al posto del protagonista, ma anche di fronte a spettatori che tendono ad avere un giudizio moraleggiante su queste figure. A Milano ci sono stati dei veri attriti e ovviamente questa cosa mi piace tantissimo perché si crea interesse attorno al film”.

Un tour è anche l’occasione per scoprire le diverse facce dell’Italia: “Ogni tappa è un mondo a sé: mi sembra che al nord ci sia una maggiore quotidianità coi complottisti, mentre a Roma e dintorni noto più leggerezza, ci scivola tutto. Al sud vedo molta partecipazione, a Catania abbiamo staccato più di duecento biglietti in un mercoledì”.

A certificare l’originalità della distribuzione, un’attività social molto intensa e una serie di gadget a tema, ma anche il ‘quaderno dei complotti’ collocato fuori dalle sale: “Chiediamo agli spettatori di scrivere un complotto in cui credono o hanno creduto o hanno ascoltato da qualcuno. È un oggetto curioso, pieno di teorie, sarà interessante capire cosa farne alla fine del tour”.