“Molte volte prendiamo spunto dalle fiabe, ma spesso ce ne dimentichiamo. Sono parte della nostra infanzia, ma non sono solo letteratura per bambini: derivano dai miti e possono essere costante fonte di ispirazione per noi. Sono storie pregnanti, profonde ed interessanti, fondate su archetipi di straordinario interesse”.

Il Giardino delle Fate è il nuovo film della regista, attrice e sceneggiatrice Isabelle Adriani. Prodotto dai Conti Palazzi Trivelli, vede protagonisti le allieve e gli allievi della Isabelle Adriani Academy di Reggio Emilia. Sarà presentato in anteprima durante l’80’esima Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia venerdì 8 Settembre 2023 alle ore 17:00 presso la Sala Tropicana 1 della Fondazione Ente dello Spettacolo, all’interno dell’Hotel Excelsior di Venezia Lido. Con l’occasione si terrà anche la Prima Edizione della Isabelle Adriani Academy Film Awards per giovani talenti.

Il progetto, inoltre, patrocinato dalla diocesi di REGGIO EMILIA e GUASTALLA è nato a scopo benefico per la PROGETTO PULCINO ONLUS che da anni collabora con il reparto di neonatologia dell’Ospedale Santa Maria Nuova del capoluogo emiliano.

Isabelle Adriani, come nasce l’idea di questo film?

"Scrivo storie da quand’ero ragazzina per trasmettere messaggi positivi che aiutino a superare momenti difficili. Dopo il Covid ho realizzato Magic Dreams, un piccolo film ora disponibile anche su Amazon UK. Avevo scritto e diretto altri documentari, questo però, è il mio primo vero lungometraggio e sono molto orgogliosa dei miei allievi e di ciò che hanno imparato sul campo e sul set. Un giorno mi sono svegliata con in testa la storia di due bambini orfani che devono ritrovare la gioia di vivere attraverso l’amicizia e l’arte, così ho adattato lo script a tutti e miei allievi in modo che potessero recitare nel film”.

Quindi una scrittura in continua trasformazione, cucita addosso ai protagonisti.

"Sì, direi una sceneggiatura un po’ pirandelliana. A me viene naturale lavorare così: vedo i ragazzi che fanno i provini, vengono scelti perché l’Academy è a numero chiuso, li conosco, cominciano le lezioni…Io ho in mente dall’inizio il messaggio da mandare, ma la storia si sviluppa attraverso le persone e lo straordinario materiale umano che ho a disposizione”.

Come si mettono in dialogo le fiabe di questo film con il presente?

“Vorrei che il pubblico uscisse dalla sala dopo aver visto il film, sentendosi bene, pieno di speranza, progetti e sentimenti positivi in un mondo così già pieno di horror, un genere in cui si cimentano tanti bravi artisti, ma non congeniale a me. Attraverso le fiabe e l’arte in generale, desidero raccontare come si supera un trauma. I bambini ci riescono attraverso queste storie perché sone metafore straordinarie dell’esistenza umana”.

Anche Magic Dreams (presentato a Venezia 79) metteva al centro giovanissimi protagonisti e il potere salvifico delle fiabe. Come si lega aI Giardino delle Fate?

"Magic Dreams è la mia storia, come quella di tanti altri artisti che, per molti, sembrano vivere con la testa tra le nuvole. Ma sognare aiuta a non dimenticare la parte magica che ognuno di noi ha dentro e a realizzare grandi progetti. Il fil rouge che lega non solo Il giardino della fate, ma tutto ciò che faccio sono i mie studi: mi sono laureata in Storia con una tesi sul DNA della FIABA. Come accennavo le fiabe sono metafore di vita. A me piace metterne in luce l’origine storica ed aggiungere un pizzico di magia.Oggi naturalmente vanno rilette con l’occhio della modernità, della inclusività e va adattato il registro comunicativo, per essere vigili e consapevoli del momento storico e sociale in cui viviamo”.

Per tanti intellettuali (Calvino, Propp, Jung, Eco tra gli altri), le fiabe hanno valore solo se sanno parlare anche ai grandi. Come parla agli adulti questo film?

“Nella mia accademia ci sono allievi dai 6 ai 70 anni, tutti con lo stesso interesse e la stessa passione per il cinema ed il teatro. Non metto mai limiti di età, cerco talenti nascosti che non hanno mai avuto la possibilità di realizzare i loro sogni, perché la vita li ha portati su altre strade, oppure giovani che possono e vogliono dedicarsi a questo meraviglioso lavoro per sempre. Nel film ci sono tre generazioni diverse con storie d’amore e amicizia per tutte le età: bambini, adolescenti, adulti che mettono in gioco emozioni universali. Il messaggio finale del film è che l’amore è il meraviglioso lieto fine sia delle fiabe che della vita”.

Un anno fa ha fondato la Isabelle Adriani Academy presso le sedi di Palazzo Palazzi Trivelli, a Reggio Emilia e tutti i suoi allievi sono poi diventati protagonisti del film. Com’è andata la formazione questo anno?

“Vivo a Reggio Emilia da tre anni, ma sono rimasta stupita dalla quantità di talenti, dalla voglia di fare degli allievi di tutte le età. Non ci sono mai stanchezza o indolenza in loro ma solo voglia di imparare ed entusiasmo. Molti partiti da zero, sono già riusciti a fare ottimi monologhi shakespeariani. Io cerco di dare loro tanta fiducia, e loro danno a me grande forza per trasmettere la mia esperienza. Il film è frutto di un anno di lavoro di ragazzi che si sono trovati per la prima volta su un set ed hanno potuto lavorare per la prima volta, con grandi professionisti come Angelo Maggi, uno dei più grandi doppiatori italiani e il mio aiuto Regista Gaetano Romano”.

Come si inserisce questa accademia nel panorama italiano di scuole di cinema e quali sono le sue prospettive?

“Noi lavoriamo su un metodo basato sull’ l’immedesimazione nel personaggio a partire dagli archetipi fiabeschi. Cerco di dare ai miei ragazzi una buona base per una bella e lunga carriera, con una preparazione a 360 gradi, passando da Pirandello, a Shakespeare, alla storia del teatro e a quella del cinema, dando loro però anche e soprattutto l’esperienza immediata sul set, non solo in quanto attori ma anche come tecnici. Tutti fanno tutto in Academy, credo sia fondamentale che imparino a capire, rispettare ed amare tutti i lavori del cinema!”

Progetti futuri?

"Vedo mille storie con e per i miei ragazzi. Ad ottobre cominciamo con un musical che si chiama Lo specchio Magico. Poi faremo come lo scorso anno tanto Shakespeare e degli Short Movies da mandare ai festival internazionali, il prossimo anno invece partiremo anche con la preparazione del prossimo lungometraggio che si intitolerà Il senso della vita. Per quanto riguarda i temi, racconterò sempre fiabe come metafore di vita, perché insegnano valori meravigliosi: la pazienza, la costanza, la determinazione, la capacità di realizzare i propri sogni”.

Narrativa, cinema, tv, giornalismo. Che messaggio vuole trasmettere Isabelle Adriani con il suo lavoro?

“Sognare sempre e non mollare mai. L’unica cosa che mi sento di dire. La vita è molto complessa. Più cose fai e più si complica. In questo caso ne sono esperta (ride, ndr). Desideravo vivere mille vite e ho interpretato mille personaggi diversi. Ora cerco di trasmettere le mie esperienze ai miei allievi perché tutti abbiamo un talento, e abbiamo bisogno di persone che ci diano fiducia e che ci aiutino a tirarlo fuori. Io voglio essere questo per loro”.