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Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Sydney Sibilia
Max Pezzali e Mauro Repetto, in numeri: 883. Su Sky e in streaming su NOW dall’11 ottobre sarà disponibile la prima stagione di Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883. Sono otto episodi che si focalizzano sulla genesi di uno dei gruppi più famosi della musica italiana. L’ideatore è Sydney Sibilia. “Da bambino, da ragazzo, ho sempre ascoltato le canzoni degli 883. Oggi, da adulto, ho analizzato i testi. Ne ho colto l’anima popolare, ma anche il significato profondo. Raccontano di due ragazzi e del mondo da cui provengono. Con un livello di sincerità estremo. La serie nasce da tutto questo”, spiega Sibilia.
C’è un collegamento con Mixed by Erri?
In parte. Da un lato abbiamo Pavia negli anni Novanta e dall’altro Forcella negli Ottanta (ride, ndr). In Hanno ucciso l’Uomo Ragno e Mixed by Erri ci sono le audiocassette, e quindi naturalmente la musica. Da piccolo forse avrei dovuto suonare la chitarra, mi affascinava. Purtroppo non sono molto portato. Quindi sfogo questa mia passione con la macchina da presa. Mi diverte mostrare come sono state create le hit. Le note sono fondamentali nell’audiovisivo, accompagnano le immagini. Costruiscono le emozioni, scuotono dentro. Mi lascio ispirare dalla musica quando sono in fase di scrittura, e a volte anche quando sono sul set.
Che tipo di musica ascolta?
Ovviamente gli 883. Mi ricordano quando avevo diciotto anni. In realtà però mi piace anche esplorare, come la musica classica. Sperimento.
E come spettatore?
Anche. Mi nutro di quello che vedo. La storia degli 883 è un percorso di crescita, un teen drama. La prima puntata omaggia Ovosodo, la seconda Superbad, la terza è a cavallo tra Notte prima degli esami e Beverly Hills 90210. Ho bisogno di portare in scena le mie suggestioni.
Che cosa cambia da un lungo a una serie?
Tutto e niente. Il lavoro è lo stesso. Però sono diversi i tempi. Con un film si va dritti al punto, in novanta minuti. In una serie si possono aprire più parentesi, la narrazione può essere più ampia, c’è grande libertà.
Qual è la sua canzone preferita degli 883?
L’ho scoperta di recente. Da fan sono diventato un esegeta (ride, ndr). Il titolo è Il problema. Fu scartata dal primo album, forse perché è troppo simile a Con un deca. È bellissima, a un certo punto la citiamo. È molto loro, è un inno alla noia.
Seconda stagione?
In arrivo, siamo work in progress. Il bello deve ancora venire, mancano tante canzoni. L’epopea è ancora lunga. Appuntamento tra un anno.
Qual è la situazione del cinema italiano?
Indefinita. Attraversiamo un limbo, siamo in attesa. Ma sono ottimista, i film si sono sempre fatti, cambiano magari le modalità. Serve una maggiore attenzione per le opere prime. I giovani hanno il diritto di far sentire la loro voce.