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Cineporto dell'Emilia Romagna
"Il Cineporto è un centro di produzione e post-produzione totalmente privato. Non ho chiesto sovvenzioni per realizzarlo, è grande 1500 mq ed è realizzato con materiali all’avanguardia. L’edificio è di classe energetica A 4, totalmente ecosostenibile. Si tratta di uno spazio unico in Emilia-Romagna e in Italia. Il suo cuore pulsante sono le due sale di post-produzione, progettate con le ultimissime tecnologie del settore ed altamente performanti. È l’approdo ideale per piccole, medie e grandi produzioni con una logistica comodissima. La riprese di Ferrari di Michael Mann realizzate qui, prima dell’inaugurazione, lo dimostrano. Ho voluto consegnare un gioiellino indipendente e innovativo all’Italia”.
Alessandra Stefani, produttrice e regista, è il volto del Cineporto dell’Emilia-Romagna. Sorge a Fiorano Modenese (MO), a 10 km dalla sede Ferrari di Maranello, sul sito di un ex-fabbrica. Inaugurata lo scorso 6 ottobre 2022, la struttura comprende anche un teatro di posa mobile di 800 mq e una sala di proiezione. Un polo d’eccellenza pensato ad hoc ”per attirare le produzioni regionali, nazionali ed estere con la possibilità di girare molti film in teatro di posa, – spiega ancora la fondatrice – in ambienti protetti, con una facilità logistica e un grande abbattimento di costi. Sono film pronti all’uso, e saranno sempre di più in futuro”.
Alessandra Stefani, un anno di Cineporto. Un bilancio.
“Innanzitutto ci tengo a dire che, da imprenditrice e fondatrice, mi definisco una battitrice libera. Sono una donna e sono sola in questa avventura, in questo mondo tanto affascinante dall’esterno quanto sovraffollato all’interno. Oggi c’è forte richiesta di prodotto, ma altrettanta offerta. Lo scenario, tra piattaforme e grosse produzioni, cambia in continuazione. Il settore, poi lo sappiamo tutti, è politicizzato. Ma la cultura deve creare contaminazioni e avere un respiro internazionale: la provincia spesso ha un cuore pulsante più frizzante di altre realtà centrali”.
Mann, però, nel 2022 è venuto da voi a girare il suo Ferrari.
“Mann è un uomo umile e squisito che ha realizzato un film epico, bilanciandolo la parte emotiva e privata. È stata una produzione imponente: il reparto macchine veniva dall’Inghilterra, quello luci dalla Germania, tutto si è svolto con grande serenità. È stato un onore aver partecipato a un progetto così educativo: durante le riprese c’era un silenzio religioso, una grandissima professionalità, cosa rara nelle nostre produzioni”.
Vi siete accordati anche per il prossimo film?
"Di questo non se n’è parlato. Loro giravano mentre io lavoravo al mio lungometraggio”.
Durante l’inaugurazione lei dichiarò: “l’industria non è più policentrica a Roma, ma si sta dislocando in vari punti. Questa è la forza di Fiorano Modenese”. Come ha contribuito in un anno il Cineporto a rendere policentrico il cinema italiano e come lo farà in futuro.
"Un anno non è nulla, le relazioni si instaurano nel tempo. Spesso le produzioni partono da più lontano, dunque arrivano prima a Roma che in Emilia. Credo ci voglia un po’ di tempo perché le potenzialità di un luogo del genere si rivelino e vengano sfruttate al meglio da tutti i professionisti del settore audiovisivo. Per il momento il Cineporto ospita la nostra casa di produzione Scarabeo Entertainment, qui abbiamo lavorato al montaggio e alla post-produzione del mio ultimo lungometraggio, con il montatore Michelangelo Garrone e il colorist Elie Akoka da Parigi. Poi, abbiamo ospitato nei nostri studi alcuni giovani filmaker vincitori di premi dedicati alla post-produzione, che hanno concluso qui le loro lavorazioni. Abbiamo ospitato un film festival. In tanti ci stanno venendo a visitare, anche da Milano e Roma, e alcune brillanti sinergie stanno nascendo, per progetti in via di sviluppo. Di giovani autori e co-produzioni”.
A proposito di potenzialità, come si colloca il Cineporto rispetto a Cinecittà.
“Non è né anti Cinecittà, né un’altra Cinecittà. Quello che diventerà, lo dirà il tempo. Io ho tanta passione, ma le dinamiche sono molto lunghe e un ritorno economico reale, immediato non esiste. C’è nel lungo tempo se si ha il coraggio e la forza di mettere in moto quattro, cinque progetti alla volta”.
Ha in cantiere cambiamenti o innovazioni?
"Non escludo nulla, dipende da che produzioni e opportunità entreranno. Per adesso sono più che sufficienti gli spazi che ci sono. Non dimentichiamo che è un momento difficile, c’è grande cambiamento, c’è la VR, gli effetti speciali, l’intelligenza artificiale, gli schermi luminosi. Tecnologie che solo Cinecittà, al momento, si può permettere. Io non ne vedo la necessità adesso, ma bisogna valutare come l’Emilia-Romagna e il MIC riterranno di utilizzare questi spazi. Fare investimenti sulle strutture per poi utilizzarle, è la cosa più bella del mondo. Altrimenti non serve a niente”.
Un’ultima curiosità: sui social il Cineporto propone anche uno blog di critica cinematografica. Il senso di quest’operazione.
“Recentemente ho aperto otto canali social e curo la pagina Instagram e Linkedin della struttura. Poi abbiamo anche un blog come spazio di riflessione. Produciamo articoli, post e riflessioni in inglese. È una mia scelta perché mi sento più accolta, anzi più a mio agio all’estero che in Italia. Ho una squadra di ragazzi esterni che mi aiuta a produrre contenuti affinché nel tempo si crei una comunità, una rete capace di portare consigli agli addetti del settore e agli amatori, recensioni, contenuti sul cinema d’autore e sperimentale, ma anche provocazioni”.