Non sarà un documentario come nel caso del pluripremiato Ennio diretto da Giuseppe Tornatore a ricordare il grande pianista, compositore e direttore d’orchestra Armando Trovajoli nel decennale della sua scomparsa. Ma una bella mostra, fortemente voluta da sua moglie Mariapaola Trovajoli, e realizzata ovviamente nella sua città (vi nacque il 2 settembre del 1917), al Museo di Roma in Trastevere*.

Il luogo era naturale per l’autore di Roma nun fa la stupida stasera cantata a teatro da Nino Manfredi e diventata l’inno romantico della Città Eterna, e dunque per un romano doc, nonché accademico di Santa Cecilia.

Il ricordo però non era scontato, perché spesso distratti dai nomi di altri grandi maestri della musica della storia del cinema, quali Ennio Morricone appunto e Nino Rota, ci siamo scordati di lui. Ma se è vero che l’Italia ha la memoria corta è altrettanto evidente (per fortuna) che Armando Trovajoli, firmando più di 300 colonne sonore con una produzione da record e collaborando con i più grandi registi (De Sica, Monicelli, Scola, Magni, Risi, Pietrangeli, Lattuada e tanti altri), è stato autore di brani indimenticabili e le sue partiture sono ormai pietre miliari che hanno contribuito alla rinascita della commedia.

Basta citare alcuni dei suoi titoli: Riso amaro di Giuseppe De Santis con Goffredo Petrassi; La ciociara e Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica; C’eravamo tanto amati ; Brutti, sporchi e cattivi e Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola.

Ettore Scola e Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli
Ettore Scola e Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli

Ettore Scola e Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli

Nell’ambito della commedia musicale, per Garinei e Giovannini ha scritto le musiche di Rugantino (rappresentato anche a Broadway), la commedia Ciao Rudy , sulla vita del noto attore e latin-lover italo americano Rodolfo Valentino, interpretato da Marcello Mastroianni, e rappresentata per la prima volta al Teatro Sistina di Roma nel 1966, Aggiungi un posto a tavola (rappresentato in tutto il mondo da Londra a Vienna, da Madrid a Buenos Aires), Accendiamo la Lampada , Bravo! , Se il tempo fosse un gambero , Vacanze romane .

Nel 2007 ha ricevuto uno speciale David di Donatello alla carriera e nel 2010 compose la sua ultima partitura per il cinema musicando La vita è una cosa meravigliosa dei fratelli Vanzina.

Per ricordare il maestro e parlare della Mostra abbiamo incontrato la moglie, Mariapaola Trovajoli.

Che cosa l’ha spinta a ideare questa mostra?

“L’Italia spesso dimentica. Anche Roma dimentica. E io non voglio che lui sia dimenticato. La nostra cultura va ricordata. Ahimè sono passati dieci anni dalla sua morte, avvenuta l’1 marzo del 2013. Quando è venuto a mancare, il mondo del cinema a Roma non gli ha dedicato neanche un saluto. Dopo un mese, alla premiazione degli Oscar a Hollywood, c’era in continuazione il suo nome tra le persone che non c’erano più. A Roma invece neanche un cenno. Però gli hanno dedicato un bel ponte, quello sì: il Ponte della Musica nel quartiere Flaminio”.

Inaugurato nel maggio del 2011 e a due anni di distanza intitolato alla memoria di Armando Trovajoli. Era il minimo che la sua città potesse fare: che rapporto aveva con Roma?

“Lui ha saputo cantare Roma come nessun altro al mondo. Come tutti i romani, la amava e la odiava. Io non sono romana e la amo tantissimo. I romani sono abituati e danno per scontato tutta questa bellezza, io invece quando passavo davanti al Colosseo rimanevo incantata e gli dicevo sempre: ’fermati, fermati’. Per tutelare il suo patrimonio sono stata chiamata dalla Fondazione Cini di Venezia. È una cosa stupenda. Ma spero che questa mostra stimoli la conservazione del suo patrimonio in modo adeguato anche da parte della Fondazione Cinema per Roma”.

Quale il suo rapporto con il cinema?

“Di cinema ne ha fatto tanto, anche di grande qualità. Penso ai film di Scola e di Risi. Capolavori che per fortuna girano nel mondo. E il concerto al Massenzio ancora tutti lo ricordano (invitato dall’Accademia di Santa Cecilia per commemorare l’anniversario della morte di George  Gershwin, sotto la direzione di Willy Ferrero e con l’Orchestra di Santa Cecilia alla Basilica di Massenzio a Roma esegue come solista il “Concerto in fa” e la “Rhapsody in Blue”, nda). Mio marito era il cinema, la commedia musicale, il jazz e il grandissimo pianista. È stato il più grande jazzista d’Italia”.

Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli
Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli

Armando Trovajoli - @ Archivio Mariapaola Trovajoli


Proprio per tutto quel che è stato Armando Trovajoli, sua moglie (“non scriva vedova, è una parola che detesto”, nda) ha deciso di fare questa mostra. È stata difficile la ricerca del materiale?

“In casa ho tantissimo materiale, di tutto e di più, e vorrei che non andasse perduto. Raccoglierlo è stata una fatica disumana. Per me è un dolore entrare nel suo studio e toccare le sue cose. A livello emotivo è stato molto forte, da non dormirci la notte. Siamo stati uniti per quarantadue anni quindi per me è uno strazio e lo sarà per sempre. Di lui mi manca tutto. Sentire il silenzio in casa e non sentire più il suono del suo pianoforte mentre componeva. Allungare le mani e non trovarlo è un dolore immenso. Siamo stati tanto innamorati, ci siamo conosciuti e dopo quattro mesi ci siamo sposati. Alla mostra ci sarà il cinema, il teatro, la musica, il jazz e poi qualcosa sulla sua biografia, sulla mamma e sul papà, e un piccolo angolino forse per me. Ma io non sono mai stata presenzialista. Faccio fatica anche a parlare con lei che ha una voce molto giovane”.

E Armando com’era? Simile a lei?

“Lui non sgomitava mai. Si esercitava sempre e fino all’ultimo si metteva a fare le scale al pianoforte. Era fin troppo modesto a mio parere e negli ultimi anni questo era l’unico nostro motivo di lite. Mi faceva infuriare. Strappava le partiture. Sapesse ch e fatica adesso trovarle. Lo pregavo di non farlo e lui mi rispondeva: ‘ricordati che non sono Mozart’. Io sapevo che era un genio, ma lui no. Gli veniva spontaneo suonare. Era una cosa naturale per lui, ma dietro c’era tantissima cultura e tantissimo studio”.


*La Mostra “Armando Trovajoli – Una leggenda in musica” sarà ospitata dal Museo di Roma in Trastevere dall’11 marzo al 14 maggio (ingressi dal martedì alla domenica, orario 10.00-20.00).