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Paolo VI riceve gli artisti in Cappella Sistina nello storico incontro del 7 maggio 1964. © L'Osservatore Romano
Il 23 giugno ricorre l’anniversario di fondazione della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, realtà museale complessa e affascinate voluta da San Paolo VI e inaugurata con una cerimonia, assieme a molti artisti, nell’estate del 1973. Il grande lavoro di ricerca delle opere e di costituzione della raccolta, denominata all’epoca Collezione d’Arte Religiosa Moderna, era iniziato almeno sin dal 1964, quando il Pontefice aveva chiamato a sé, in una straordinaria edizione della “messa degli artisti” in Cappella Sistina, molti artisti e intellettuali dell’epoca, con l’esplicito proposito, pronunciato in uno storico discorso omiletico, di “fare la pace” e sanare il “divorzio” tra arte e chiesa che appariva caratterizzare tutta la prima metà del secolo e la sua parabola modernista.
Nata grazie alle fatiche di monsignor Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI, con la collaborazione allestitiva e la rete di contatti di Dandolo Bellini, che aveva fondato nei pressi di Milano la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, guardata negli anni ’50 con estremo favore dall’allora arcivescovo Montini, la collezione aveva preso celermente forma grazie a molte donazioni pervenute dagli stessi artisti e da generosi privati in quell’arco di anni (1964-1973 e oltre), grazie all’aiuto romano dei monsignori Giovanni Fallani ed Ennio Francia, creatore quest’ultimo, sin dagli anni ’40, della “messa degli artisti”, un vero e proprio cenacolo culturale ricco di iniziative trasversali tra arti figurative, teatro e cinema.
Al momento dell’apertura della collezione, la sede d’elezione era composta, come oggi, da due nuclei espositivi collocati nel cuore storico del percorso museale, all’interno dei Palazzi Apostolici, sollecitando il dialogo tra le testimonianze artistiche del passato e le culture figurative del presente, entro un’ottica dialettica ben delineata dallo stesso Paolo VI nei suoi scritti di quegli anni. Si pensi in particolare alla sollecitazione a ripensare il ruolo dei grandi musei come luoghi vivi e attivi, ancorati al presente oltre che al passato: «“La Chiesa avrebbe solo musei, gelosi custodi dei lavori degli antichi artisti, solo perciò superbi e magnifici cimiteri, da offrire alla nostra ammirazione e alla nostra imitazione?”, chiedeva Montini nel discorso pronunciato proprio in occasione dell’inaugurazione della Collezione.
Il primo nucleo si incontra all’interno dell’Appartamento Borgia, magnificamente decorato alla fine del Quattrocento da Pinturicchio e collaboratori per volere di Alessandro VI, dove sono ospitati alcuni capolavori di fine Ottocento, come la Pietà di van Gogh e una delle fusioni in bronzo de Il pensatore di Rodin, e una selezione di capolavori dell’arte italiana della prima metà del Novecento, con una incursione in anni più recenti rappresentata dal grande polittico tessile Golgota dell’artista brasiliano, e padre francescano, Sidival Fila, nella Sala dei Santi, accanto alle sculture di Messina e Fazzini: forse uno degli ambienti della Collezione dall’impatto più suggestivo e scenografico.
In quella che fu la camera da letto di papa Borgia si incontra una selezione di opere della Scuola Romana, recentemente riallestite in affascinante rispondenza storica con l’ambiente, tra le quali spicca Il principe cattolico di Scipione.
Al piano inferiore si incontrano la Sala dedicata alla grande installazione multimediale di Studio Azzurro, In principio… E poi, realizzata per la Biennale di Venezia del 2013, opera interattiva molto amata dal pubblico, mentre l’imponente Sala Marescalcia, oggi Sala Matisse, ospita i coloratissimi capolavori del maestro francese realizzati per la Cappella del Rosario di Vence, in Provenza, in dialogo con la grande Madonna in pietra vicentina di Lucio Fontana, alta oltre tre metri, che accompagna i visitatori, con le sue forme dal vigore michelangiolesco, nel percorso verso la Cappella Sistina.
Lungo le salette quattrocentesche che conducono allo scrigno soprastante è ospitata la sezione più internazionale della collezione, con opere che spaziano da Dix a Chagall, da Rouault a Dalì, da Morandi a Bacon e Moore, mentre gli ultimi ambienti del percorso, recentemente rinnovati proprio in occasione del cinquantenario, offrono un panorama dell’articolata realtà dell’arte italiana dal dopoguerra a oggi, con alcune incursioni internazionali.
Uno dei tratti salienti dell’impronta curatoriale recente è stato l’incremento di un ruolo attivo nel panorama dell’arte contemporanea internazionale e nell’attività di committenza, rispondendo alla missione universale della Chiesa e al suo messaggio di rinnovato umanesimo, oggi ben presente nelle parole di papa Francesco, ma anche mandato originario nella creazione della Collezione, all’indomani del Concilio Vaticano II.
Indicativa in questo senso la partecipazione alle Biennali d’arte di Venezia nel 2013 e nel 2015, rispettivamente con il primo e il secondo Padiglione della Santa Sede. Per la prima volta infatti, su impulso del cardinale Gianfranco Ravasi, il Vaticano ha voluto partecipare alla rassegna veneziana con un impianto tematico dedicato al concetto di creazione, esperito, per l’edizione del 2013, a partire dal primo libro della Genesi (In principio), posto a confronto, nell’edizione successiva del 2015, con il prologo del Vangelo di Giovanni (In principio… La Parola si fece carne). Il gruppo milanese Studio Azzurro, il fotografo di nazionalità ceca Josef Koudelka e l’artista australiano Lawrence Carroll nella prima edizione, la colombiana Monika Bravo e la macedone Elpida Hadzi-Vasileva, artiste polimateriche e multimediali, e il fotografo mozambicano Marío Macilau nella seconda, sono stati chiamati a declinare liberamente i temi proposti, attraverso opere e installazioni site-specific o, nel caso dei due fotografi, attraverso una selezione tematica dei loro scatti più recenti. Parte delle opere realizzate in queste occasioni è entrata a far parte della Collezione.
Le donazioni hanno costituito, sin dagli esordi, uno dei tratti distintivi e dominanti nella costituzione della Collezione, la quale non aveva a disposizione, per espressa volontà pontificia, alcun fondo di acquisto dedicato, ma era sostenuta da una fitta rete di amatori, collezionisti e soprattutto artisti che nel corso degli anni hanno incrementato il suo patrimonio: dalle iniziali 900 opere pervenute al momento dell’inaugurazione, si è giunti oggi a oltre 9000 lavori; un contingente eterogeneo, decuplicato in mezzo secolo di attività di dialogo e di rapporti con il mondo dell’arte.
Si tratta indubbiamente di una delle più grandi e articolate collezioni di arte sacra contemporanea oggi esistenti nel panorama mondiale, cui si aggiunge il valore intrinseco del luogo che la ospita. In occasione di questo importante anniversario, la Collezione celebrerà i suoi artisti e la sua storia attraverso alcune iniziative all’interno dei Musei Vaticani. Tra queste, una mostra fotografica aperta lungo il percorso dell’Appartamento Borgia e una ricca pubblicazione, dal titolo La Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani (1973-2023), Origini – Storia – Trasformazioni (Edizioni Musei Vaticani, Città del Vaticano, 2023). Una selezione di dieci opere tra quelle giunte in dono nell’arco degli ultimi vent’anni sarà invece protagonista di una mostra diffusa, a sancire l’amicizia tra la più giovane delle Collezioni Vaticane e gli altri storici settori dei Musei del Papa, in quella stessa ottica di confronto dialettico e dialogante avviata dalla volontà di Paolo VI, cui oggi possiamo affiancare il concetto di “contaminazione” e fusione dei linguaggi.
*Storica dell’arte e Dottore di ricerca, dal 2014 è in ruolo nel personale scientifico dei Musei Vaticani, presso il Reparto di Arte dell’Ottocento e Contemporanea.