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Il segno di Venere (Webphoto)
Stasera alle ore 23:00, su Rai Movie (canale 24), va in onda Il segno di Venere di Dino Risi, con Sophia Loren, Franca Valeri, Vittorio De Sica, Raf Vallone, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Virgilio Riento e Tina Pica.
- La storia
Intorno alle due cugine Cesira, milanese e non particolarmente appariscente, e Agnese, meridionale e di travolgente bellezza, ronzano alcuni uomini più interessati alla seconda che alla prima: c’è un fotografo, collega di Cesira ma attratto da Agnese; c’è un losco figurino di bassa schiatta che tenta di piazzare un’automobile; c’è uno spiantato sedicente poeta sempre pronto a scroccare pasti; c’è un valoroso pompiere di cui si invaghiscono entrambe le cugine. Finirà bene?
- 5 cose da sapere
Le origini
Il titolo originale della sceneggiatura era La chiromante e aveva Cesira come personaggio principale. A firmare il soggetto, Luigi Comencini, che avrebbe dovuto anche dirigerlo che però abbandonò il progetto quando la Titanus decise di allargare il cast, riducendo Cesira a coprotagonista. I nomi degli sceneggiatori fanno tremare i polsi: Ennio Flaiano, Cesare Zavattini, Edoardo Anton, Dino Risi e la stessa Franca Valeri. Ma Risi confessò che “il copione di partenza era un po’ un disastro: via cinquanta pagine, tutto diventò più asciutto, magari più cinico, ma il cinismo in fondo è solo il gusto della verità”.
Neorealismo rosa?
Un po’ a sproposito, si tende a collocarlo nel gruppone del “neorealismo rosa”, con storie che, sullo sfondo dell’Italia del dopoguerra, proponeva messaggi pieni di ottimismo e serenità per accompagnare il pubblico fuori dalle macerie. I registi principali del filone sono Renato Castellani (Sotto il sole di Roma, Due soldi di speranza), Luciano Emmer (Domenica d’agosto), lo stesso Comencini (Pane, amore e fantasia). Il segno di Venere è piuttosto una deliziosa e feroce commedia di costume, capace di cogliere gli umori di un momento attraverso una sapiente costruzione dei personaggi, in una terra di mezzo tra la ricostruzione e la dissoluzione.


Un cast stellare
Per questioni commerciali, la Titanus coinvolse i principali nomi del cinema brillante italiano. Oltre a Valeri, vero cardine della storia, ci sono la maggiorata Loren, che ritrova il pigmalione De Sica dopo gli exploit di L’oro di Napoli e Peccato che sia una canaglia, Sordi che arrivava da un 1954 d’oro con il grande successo di Un americano a Roma, De Filippo che era infallibile come spalla soccombente (memorabili i duetti con Sordi). E poi Vallone, già calciatore ma soprattutto una star del cinema impegnato (Non c’è pace tra gli ulivi, Il cammino della speranza).
Franca Valeri
All’apice della sua carriera cinematografica, l’attrice si dimostra come non mai la migliore autrice di se stessa. La sua Cesira è indimenticabile per apparente petulanza, romanticismo ingenuo, malinconia trattenuta, disincanto spiritoso. Partner ideale di Sordi, si sono ritrovati nel coevo (e acidissimo) Piccola posta e poi in Un eroe dei nostri tempi, Il moralista e infine nel capolavoro Il vedovo, in cui i due ritrovano Risi dietro la macchina da presa.
A Cannes
Il film fu presentato in concorso all’8° Festival di Cannes, nel 1955. Gli altri italiani in gara erano L’oro di Napoli di De Sica e il documentario Continente perduto di Enrico Gras, Giorgio Moser e Leonardo Bonzi. In corsa per la Palma d’oro c’erano, tra gli altri, Rififi di Jules Dassin, La valle dell'Eden di Elia Kazan, Una grande famiglia di Iosif Kheifits, Gli amanti crocifissi di Kenji Mizoguchi, Carmen Jones di Otto Preminger, Giorno maledetto di John Sturges, Marcellino pane e vino di Ladislao Vajda. Vinse Marty, vita di un timido di Delbert Mann.
- Cosa disse la critica
“Il segno di Venere è, a breve distanza da quello di Peccato che sia una canaglia, un altro suggestivo album della spossante bellezza di Sofia [...]. Voglio bene a Risi, al mio vecchio Dino, che ha diretto con somma diligenza Il segno di Venere. Quando compilavo settimanali del rotocalco, a Milano, egli (Risi) era critico cinematografico di un quotidiano e discorrevamo in Galleria del buon cinema. Il tuo film, Dino, è quasi buon cinema.” (Giuseppe Marotta, L'Europeo, 27 marzo 1955)