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Joe Wright sul set di M. Il figlio del secolo
Quattro serie, quattro modi diversi di raccontare con un comune denominatore: una composizione formale da cinema d’autore. Il legame tra Disclaimer – The Perfect Life di Alfonso Cuarón, Families Like Ours di Thomas Vinterberg, Los aňos nuevos di Rodrigo Sorogoyen e M. Il figlio del secolo di Joe Wright risiede nell’essere state concepite come film lunghi o lunghissimi, e non come serie.
Quale sia la differenza è evidente: i cineasti, pur con registri differenti, si interrogano sul linguaggio e lavorano per piegare la serialità alla narrazione cinematografica, e non il contrario. Una scelta di campo precisa con evidenti implicazioni estetiche e formali che, in barba alle regole del racconto seriale, richiede una totale libertà riguardo a tempi narrativi, scavi psicologici, snodi interni, durata.
Ecco, quello della durata espansa è forse il dato maggiormente evidente perché i registi in questione rivendicano l’ampliamento degli archi narrativi con conseguente estensione del testo filmico in termini di ore. Non per capriccio, ovvio, ma perché lo richiede lo sviluppo della storia. E come già detto ancor più rivendicano, non a parole ma a colpi di inquadrature, il diritto di applicare alla serialità i dispositivi estetici del cinema d’autore.
Non un caso, dunque, che Venezia apra alle serie di Cuarón, Vinterberg, Sorogoyen e Wright che, come scrive Alberto Barbera nella presentazione della Mostra, “al di là delle macroscopiche differenze produttive e di contenuti, hanno in comune alcune non marginali caratteristiche. Prima di tutto, un approccio stilistico e formale di inconfutabile impronta cinematografica”.
Siamo senza dubbio di fronte a un fenomeno nuovo che sposta l’intervento dell’autore di concezione europea dalla sala a spazi diversamente congeniali, il tutto per continuare a esprimere in libertà la propria creatività. Un attraversamento che porterà con sé cambiamenti ancora da decifrare, che tuttavia renderà sempre più fragili le barriere tra i media.
Families Like Ours di Thomas Vinterberg
In un futuro non troppo lontano, la Danimarca sta per essere sommersa dalle acque e gli abitanti costretti a una diaspora forzata. È lo scenario apocalittico immaginato da Thomas Vinterberg, che lungo le sette puntate della serie Families Like Ours racconta le vicende di una famiglia e dei suoi amici e parenti più stretti. Un intrecciarsi di storie in cui ogni singolo individuo è messo di fronte a scelte segnate da dolorose separazioni che cambieranno per sempre il destino di tutti. Tra distopia ed evidenti richiami all’attualità, mentre sul cielo d’Europa aleggia una nuvola nera il domani appare più che mai incerto. – Greta Leo
Disclaimer – The Perfect Life di Alfonso Cuarón
Catherine (Cate Blanchett) ha una vita apparentemente perfetta, finché non riceve un misterioso libro, il cui disclaimer dichiara che fatti e personaggi riportati sono reali. Stephen (Kevin Kline), invece, è un pensionato vedovo che vuole vendetta. Quale terribile segreto li lega? Nella triplice veste di regista, sceneggiatore e produttore, Alfonso Cuarón adatta in sette puntate l’omonimo best seller di Renée Knight, ambientandolo fra Inghilterra e Italia. La fotografia è di Emmanuel Lubezki e Bruno Delbonnel, mentre la colonna sonora di Finneas O’Connell, produttore e fratello di Billie Eilish. Nel cast, tra gli altri, anche Sacha Baron Cohen, Kodi Smit-McPhee e Lesley Manville. Un thriller crudele sul pregiudizio e la pericolosa ambiguità delle apparenze. – Angela Bosetto
M. Il figlio del secolo di Joe Wright
Grazie alla regia di Wright e all’adattamento di Stefano Bises e Davide Serino, M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati diventa un'opera destinata a detonare con la potenza di un’atomica. Dalla fondazione dei Fasci di combattimento all’omicidio di Giacomo Matteotti, una destabilizzante (e, per molti versi, intossicante) discesa nel cuore di tenebra dell’Italia che fu, dove, insieme alla musica dei Chemical Brothers, pulsa continua la domanda: come è stato possibile? Luca Marinelli, nei panni di Benito Mussolini, è pronto a regalare la performance della vita? – AB
Los aňos nuevos di Rodrigo Sorogoyen
Ana (Iria del Río) compie 30 anni il primo dell’anno, con tanti desideri in sospeso: non le piace il lavoro che fa, condivide l’appartamento con persone che vanno e vengono. Oscar (Francesco Carril), medico, festeggia il 31 dicembre, è felice delle sue amicizie, e della ragazza che frequenta. La sera dell’ultimo dell’anno Ana e Oscar si incontrano e si innamorano. Una passione dirompente che andrà avanti per anni. In Los aňos nuevos, diviso idealmente in due parti, Sorogoyen dilata il tempo e mette a nudo le relazioni, con la consueta maestria registica. – Marina Sanna