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Tom Leeb sul set di A casa tutti bene - La serie
Il cinema non è una catena di montaggio, né tantomeno una matrioska. Sono tante cose insieme che avvengono e collaborano quasi in contemporanea. In modo semplicistico, forse più efficace, si potrebbe definire come un carillon di cui noi ascoltiamo la musica e ignoriamo i meccanismi interni; o meglio, una scatola stracolma di roba, chiusa da un coperchio sul quale scorrono le immagini. Ciò che si vede è il frutto di lavori e professioni differenti che non si esauriscono mai, anzi aumentano e si rinnovano di pari passo con l’avanzamento tecnologico. L’avvento del sonoro, per esempio, una delle novità più sconvolgenti che il mondo cinematografico abbia mai dovuto affrontare, rivoluzionò il modo di lavorare e richiese l’introduzione di nuove figure professionali. Ce l’ha ricordato in modo ironico e surreale Damien Chazelle nel suo ultimo film Babylon.
Oggi, invece, uno dei ruoli più richiesti tra quelli figli del nostro tempo è quello dell’Intimacy Coordinator. L’ANICA Academy – l’accademia di alta specializzazione nelle professioni del cinema e dell’audiovisivo – ha inaugurato un nuovo corso finalizzato proprio alla formazione di profili di questo tipo. Il “coordinatore dell’intimità” è una figura che lavora a stretto contatto con gli attori e si occupa dell’organizzazione del set durante le riprese di scene intime. Lo scopo è garantire un ambiente sicuro e rispettoso, evitare per esempio che accada ciò che è successe durante le riprese di Ultimo tango a Parigi.
A causa della pandemia, fino alla metà del 2021, il settore dei lavoratori dello spettacolo in Italia ha sofferto una crisi senza precedenti. L’ultimo anno è stato caratterizzato da una ripresa generale che ha interessato grossomodo tutte le professioni. Ma quante sono le persone dietro al grande (e piccolo) schermo?
I dati del 2022
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Gestione dell’Inps relativo al 2022, il numero di lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita è aumentato rispetto all’anno precedente. Sono 347.411 i professionisti del settore con almeno una giornata lavorativa, a fronte dei 313mila circa del 2021. Un aumento di quasi 34mila unità, ovvero del 10,8%. L’incremento non è avvenuto solo a livello numerico, ma anche per quanto riguarda il numero delle giornate retribuite (+12,2%) e la retribuzione media nell’anno (+9,0%).
La grande maggioranza di chi opera nel mondo del cinema e della televisione, oltre l’80%, è un dipendente. I lavoratori autonomi, al contrario, sono diminuiti in maniera drastica durante i due anni segnati dal Covid-19, salvo ritornare ai livelli pre-pandemici dall’aprile del 2022. Molto più sottile è invece la differenza di genere: i lavoratori sono in maggioranza maschi (57,8%, 33,8% la quota dei lavoratori fino a 29 anni). Un altro aspetto interessante è quello relativo al ringiovanimento del settore: gli under 29 sono aumentati del 15,6% rispetto al 2021. I dati presi in considerazione coprono tutto il nostro Paese, tuttavia, sarebbe riduttivo leggerli così come sono. Fare cinema o televisione, girare o scrivere serie tv: in Italia non è facile farlo ovunque.
La distribuzione geografica è molto squilibrata in favore del Centro che impiega il 40% dei professionisti del settore, la maggior parte di essi concentrati nel Lazio, regione trainata da Roma. La seconda zona per presenze è il Nord-Est (24,8%) dove emergono Lombardia (al secondo gradino tra le regioni) e Piemonte; segue il resto d’Italia con Sud e Nord-Est intorno al 16%, più indietro le Isole. Spiccano per presenze Campania (terzo posto), Sicilia e Veneto.


Le professioni del cinema
Quando si è fatto riferimento alla distribuzione dei professionisti si è specificato “lavoratori del cinema e della televisione”. Non è un dettaglio secondario, perché nel calderone dei dati forniti dall’Inps figurano, come è giusto che sia, anche ballerini, coreografi e tutto il mondo del teatro. Nel nostro caso abbiamo preso in considerazione solo quelle professioni legate al mondo audiovisivo.
Quella dell’attore è la figura professionale più diffusa (90.459), anche se c’è da tenere conto che considera al proprio interno anche le comparse, seguita dall’operatore che comprende video e fotografia (19.575). Più o meno sulle stesse cifre si attesta la categoria dei tecnici (15.941) – costituita dai montatori del video e del sonoro, dai sound engineers e dai tecnici delle luci – e quella dei produttori (12.028) della quale fanno parte anche i local manager e i casting directors. Tra tutte, il gruppo più in flessione è quello che unisce registi e sceneggiatori (8.065), calato del 7% rispetto all’anno precedente.
Di sceneggiatori si sta parlando molto in questo periodo per via dello sciopero della Writers Guild of America che prosegue ormai dallo scorso 2 maggio e che sta bloccando vari set. Sembrerebbero loro i più richiesti, d’altronde tutto parte dalle idee. In questo caso l’analisi geografica non mostra particolari differenze rispetto ai dati su scala nazionale. All’interno di ogni singola regione il rapporto tra le presenze delle diverse professioni rimane pressoché lo stesso. Permane logicamente l’enorme differenza numerica tra Lazio e Lombardia, rispetto alle altre cinque regioni con più professionisti del settore.


Le retribuzioni
La retribuzione media annua dei lavoratori dello spettacolo nel 2022 è pari a 11.239 euro, con un numero medio annuo di 96 giornate retribuite. Il confronto con la retribuzione media del 2021 mostra un aumento del 9,0%. Tuttavia, ci sono differenze sostanziali, sia per età, sia per genere. Come avviene in altri campi professionali, con gli anni e l’esperienza lo stipendio si alza, mentre purtroppo è ancora abbastanza netta l’oscillazione dei guadagni tra uomini e donne: un maschio percepisce in media 12.237 euro all’anno, contro i 9.874 della controparte femminile.
Le professioni più pagate sono anche quelle più richieste: sceneggiatori e registi sono al secondo posto con 24.977 euro all’anno di media, dietro ai direttori di scena e del doppiaggio che ne guadagnano quasi 28mila. Seguono il gruppo scenografi e costumisti (18.858 euro), produttori (18.651 euro), operatori (15.570 euro) e tecnici (14.479 euro). Poco più in basso i truccatori che percepiscono all’incirca poco più di 13mila euro all’anno.


Molto differenziati risultano invece i livelli retributivi tra le regioni: nel Nord-ovest i lavoratori nel 2022 hanno percepito il 33% in più (14.945 euro) rispetto al dato medio nazionale; nel Centro la retribuzione media è allineata con il dato nazionale mentre nelle altre aree sono decisamente inferiori. Per esempio, uno scenografo in Lombardia e Piemonte guadagna intorno ai 15mila euro all’anno, in Sicilia ne guadagna circa 13mila, in Toscana 11mila e addirittura in Liguria, Emilia-Romagna e Calabria non arriva ai 10mila. Discorsi a parte vanno fatti per Lazio e Campania dove i livelli retributivi sono alti al pari di quelli delle regioni a Nord-Ovest della Penisola.
Il quadro complessivo è chiaro e in parte persino incoraggiante. L’industria del cinema in Italia è in ripresa, sebbene resti ancora troppo circoscritta a determinate zone e regioni. La crisi delle sale, lo spettro dell’intelligenza artificiale e le politiche delle case di streaming restano sullo sfondo. Per questo servono garanzie e contratti nazionali adeguati alle categorie.