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Foglie al vento
un anno di cinema in dieci film
Anatomia di una caduta di Justine Triet
La caduta fisica del marito, la disintegrazione relazionale della coppia. Post hoc ergo propter hoc? Dannata domanda, ché il rapporto causa-effetto è la mina allocata sullo schermo, e dislocata nello spettatore. Ben presto la possibilità della verità si traduce nel fuoricampo, il dramma processuale è laparoscopia nel trascorso della moglie imputata e del marito defunto: i tradimenti di lei, le frustrazioni di lui, i travasi letterari dell’una e il blocco dello scrittore dell’altro, le pulsioni suicidarie dell’uomo e le percosse della donna, come se un’autopsia potesse à rebours farsi terapia di coppia.
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Babylon di Damien Chazelle
La Hollywood degli anni Venti, il passaggio dal muto al sonoro, gli elefanti alle feste e le morti per overdose, le ambizioni delle aspiranti dive e le vecchie star in caduta libera: il monumentale affresco di Damien Chazelle è un gioco al massacro, una bulimia di situazioni ingestibili che si fanno epopea, un’epopea dello sguardo, uno smisurato atto d’amore, la volontà di rendere l’imperfezione l’unico codice esistente. Estremo, ardito, feroce, goliardico, disperato, complesso, con la memorabile colonna sonora di Justin Hurwitz e un finale da antologia.
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La chimera di Alice Rohrwacher
Un domani si parlerà del “cinema di Alice Rohrwacher" come oggi facciamo riferendoci ai maestri che furono, racchiudendo l’idea di un universo iconico e riconoscibile, capace di suscitare rimandi non solamente “visivi” ma anche appigli inerenti gli altri sensi. Un cinema di terra e polvere, di natura e vuoto, popolato da personaggi fatti di carne e anima, sbilenchi ma veri, radicati eppure errabondi. Con Josh O’Connor tombarolo mistico e una meravigliosa Isabella Rossellini, una storia di scheletri e fantasmi, di fughe e di oscurità, sospesa tra la natura e il progresso, la vita e la morte, il visibile e l’invisibile.
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Foglie al vento di Aki Kaurismäki
Il cantore umanista e minimalista che apprezziamo da quarant’anni sceglie per titolo e refrain una canzone di Prevért e Cosma e continua a fare del suo cinema sguardo sul mondo, segnatamente sugli ultimi, i marginali, gli affaticati. A lei piace lui, a lui piace lei, ma lui è alcolizzato e lei, che ha perso il padre e il fratello con il gomito alzato e la madre per il dolore conseguente, non se lo può permettere: l’ironia affina il film e prova a lenire l’amara realtà, in una Helsinki contemporanea segnata dalle notizie della guerra in Ucraina, dai contratti a zero ore, dalle ritorsioni quotidiane.
Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
Il Birth of a Nation del maestro è un western senza cavalli che si piega ai codici del mafia-movie, che si assume la responsabilità di chiedere perdono al popolo Osage a nome di un intero paese. E, allargando il discorso, forse, anche a nome di certo cinema americano che attraverso la mitologia della frontiera ha costruito un immaginario dalla parte sbagliata. La storia (vera) ripropone gli stilemi cari ai suoi più nitidi capolavori e il puparo è Robert De Niro che finalmente può specchiarsi nel suo erede scorsesiano per eccellenza, Leonardo DiCaprio.
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Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
Il dramma di una comunità – un villaggio nei pressi di Tokyo, emblematico di un Giappone tra passato e presente – riverberato nell’esperienza dei singoli, in cui sin dai primi, ammalianti minuti si stringe un patto con la natura, mettendosi in ascolto del suo ciclo perpetuo, dando a immagini “documentaristiche” la caratura epica di un quotidiano che si ripete identico nei secoli. Punto di rottura: l’imminente costruzione di un glamping. Almeno due sequenze memorabili: il lungo confronto tra invasi e invasori e lo spiazzante finale che interroga le nostre paure.
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Oppenheimer di Christopher Nolan
Il cinema è una questione di sguardo. Si decide che cosa mostrare, che cosa nascondere. La scelta di Nolan è dove mettere la bomba: una presenza costante, prima agognata e poi temuta, un’ossessione che diventa concreta, una finta alleata incontrollabile. Non vuole farci vedere i risvolti che tutti conoscono: non ci sono Hiroshima e Nagasaki, ma le ferite che non si rimarginano, la passione che si fa odio, la magia che si trasforma in massacro, il sogno infranto dalla realtà, la solitudine del titano. Viaggio visionario alla fine del mondo: un film umano, travolgente e immersivo.
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Rapito di Marco Bellocchio
Il maestro prende per mano (e per i sentimenti) il pubblico, guidandolo dentro la vicenda e il suo tempo, ricordando le condizioni degli ebrei nei ghetti di Bologna e Roma nell’Ottocento, della perdita forzosa ma provvidenziale del potere temporale della Chiesa, di un’Italia per una parte importante ancora “da fare”. Con sincerità affronta la storia senza ideologie e pregiudizi ma rimanendo aderente ai fatti mostra sfumature e contraddizioni di tutte le parti in causa e la complessità psicologica dei protagonisti. Sempre con rispetto, non solo formale, dei dati di fede cristiani, ebraici e della causa risorgimentale.
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Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti
Legittimo chiedersi se sia capace di parlare anche a chi non conosce nel dettaglio e/o non ama il Nanniverse. Ma la cosa sorprendente è che questa ennesima, nuova sovraesposizione morettiana si fa manifesto – non testamento – di una poetica che mai come stavolta tende alla progressione di un cambiamento. “Poco poco, nel corso degli anni, le persone cambiano. Il cinema serve a sognare una realtà più bella”: la Storia non si farà con i se, ma quella volta che accade è giusto richiamare tutti (o quasi) i compagni di un’avventura lunga ormai quattordici film. E salutarci come se fosse l’ultima volta. O la prima, di una nuova storia.
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Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh
Due amici di lunga data, un pezzo di pane ma anche il “noioso del villaggio” e un violinista più maturo e burbero, il quale senza preavviso né un motivo reale decide di troncare la relazione: l’escalation porta all’automutilazione, mentre dalla terraferma giungono gli spari e le esplosioni della guerra civile che flagella l’Irlanda. Non è solo prossimità, ma induzione metaforica, persino allegorica. L’accezione è la malattia per la morte diagnosticata da Soren Kierkegaard: il peccato dell’uomo contro il mondo, contro gli altri, contro Dio.
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le classifiche individuali (non in ordine di gradimento)
davide milani
- Rapito di Marco Bellocchio
- Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti
- Cento domeniche di Antonio Albanese
- La chimera di Alice Rohrwacher
- Dogman di Luc Besson
- Foglie al vento di Aki Kaurismäki
- Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
- Io capitano di Matteo Garrone
- Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh
- The Whale di Darren Aronofsky
gianluca arnone
- As bestas di Rodrigo Sorogoyen
- Foglie al vento di Aki Kaurismäki
- Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh
- Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
- Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
- La chimera di Alice Rohrwacher
- Oppenheimer di Christopher Nolan
- Rapito di Marco Bellocchio
- Talk to Me di Danny Philippou e Michael Philippou
- Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti
marina sanna
- As bestas di Rodrigo Sorogoyen
- Babylon di Damien Chazelle
- Gli oceani sono i veri continenti di Tommaso Santambrogio
- Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh
- Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
- Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
- Maestro di Bradley Cooper
- Oppenheimer di Christopher Nolan
- Tutta la bellezza e il dolore di Laura Poitras
- Trenque Lauquen di Laura Citarella
valerio sammarco
- Godland - Nella terra di Dio di Hlynur Pálmason
- Pacifiction di Albert Serra
- La chimera di Alice Rohrwacher
- Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
- Oppenheimer di Christopher Nolan
- Foglie al vento di Aki Kaurismäki
- Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh
- Gli oceani sono i veri continenti di Tommaso Santambrogio
- Anatomia di una caduta di Justine Triet
- Misericordia di Emma Dante
federico pontiggia
- Anatomia di una caduta di Justine Triet
- Babylon di Damien Chazelle
- Foglie al vento di Aki Kaurismäki
- Pacifiction di Albert Serra
- Manodopera di Alain Ughetto
- Spider-Man: Across the Spider-Verse di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson
- Io, noi e Gaber di Riccardo Milani
- Le mura di Bergamo di Stefano Savona
- Close di Lukas Dhont
- Air di Ben Affleck
Lorenzo Ciofani
- Un bel mattino di Mia Hansen-Løve
- Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti
- Winter Boy di Christophe Honoré
- Rapito di Marco Bellocchio
- Aftersun di Charlotte Wells
- La chimera di Alice Rohrwacher
- Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
- Leila e i suoi fratelli di Saeed Roustayi
- Passages di Ira Sachs
- Misericordia di Emma Dante
gian luca pisacane
- Godland – Nella terra di Dio di Hlynur Pálmason
- Pacifiction di Albert Serra
- Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
- Anatomia di una caduta di Justine Triet
- Foglie al vento di Aki Kaurismäki
- Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti
- Oppenheimer di Christopher Nolan
- Il male non esiste di Ryusuke Hamaguchi
- Trenque Lauquen di Laura Citarella
- Il cielo brucia di Christian Petzold
davide zazzini
- Babylon di Damien Chazelle
- Io capitano di Matteo Garrone
- Close di Lukas Dhont
- La chimera di Alice Rohrwacher
- Aftersun di Charlotte Wells
- Io, noi e Gaber di Riccardo Milani
- Oppenheimer di Christopher Nolan
- Kafka a Teheran di Ali Asgari e Alireza Khatami
- Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese
- Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti