Con l’ottavo e ultimo episodio trasmesso ieri in anteprima italiana su Sky si è conclusa la seconda stagione di House of the Dragon , lo show HBO che racconta gli antefatti (300 anni prima) di Game of Thrones , la pluripremiata serie tratta da Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, il ciclo di romanzi fantasy scritti dall'autore statunitense George R. R. Martin (co-creatore di House of The Dragon).

Una stagione che ha confermato la qualità generale della serie, dalla scrittura agli interpreti, ma che ha anche fatto storcere il naso ai fan per la gestione di alcune scelte narrative – l’allontanamento di Daemon (Matt Smith) protrattosi a scapito delle dinamiche d’azione - e per la strategia oltremodo interlocutoria che ha finito più per frustrare le aspettative del pubblico piuttosto che solleticarle. Insomma, House of the Dragon 2 ha promesso molto e mantenuto poco in termini di battaglie. Non sono mancati certo i colpi di scena nelle vicende della dinastia dei Targaryen e nella faida intestina per la conquista del potere, c’è stata anche un’uscita di scena clamorosa, nella tradizione di GoT, ma arrivati al dunque la serie di Ryan Condal ha preferito temporeggiare e non affondare il colpo, replicando le prudenze di Rhaenyra (Milly Alcock) e gli scrupoli di Alicent (Olivia Cooke).

Tutto rimandato dunque alla terza stagione che, come annunciato da Ryan Condal in una conferenza stampa tenutasi lunedì scorso in America, andrà in lavorazione all’inizio del 2025 per la messa in onda l’anno dopo. A margine, il co-creatore e showrunner di House of the Dragon ha rivelato che la serie si concluderà alla quarta stagione. E tornando sul finale “senza battaglia” della seconda stagione Condal ha spiegato che la Battaglia del Condotto è la più iconica di Fuoco e sangue (il libro di Martin che racconta la storia dei Targaryen da cui è tratta la serie), “probabilmente l'evento d'azione più atteso: vogliamo dargli il tempo e lo spazio che merita”.