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Ginny & Georgia - Cr. Marni Grossman / Courtesy of Netflix
Da due settimane al numero uno della top ten di Netflix c’è la seconda stagione di Ginny & Georgia. Ci si interroga sul perché del successo della serie creata da Sarah Lambert con Debra J. Fisher come showrunner, che ha scalzato dal podio anche Mercoledì di Tim Burton. Non è “solo” un guilty pleasure, bensì una commedia romantica con colpi di scena in cui c’è un po’ di tutto, da Pretty Woman a Gossip Girl e Una mamma per amica.
Non a caso, Wellsbury, la cittadina del Massachusetts è una cittadina fittizia che ricorda Westeria Lane in grande (il quartiere i in cui vivevano Le casalinghe disperate), in cui non succede nulla fino all’arrivo di Georgia Miller. Ben scritta, con dialoghi spiritosi, taglienti, centrata sulle protagoniste Brianne Howey (Georgia, ovviamente il nome è inventato) e Antonia Gentry (Ginny), è recitata benissimo dall’insieme dei personaggi.
Perché madre e figlia è sì il tema portante; eppure, allo stesso tempo è una storia corale e lo diventa sempre di più col passare degli episodi. Siamo al college e le amiche di Ginny sono spassose con i loro melodrammi personali, fatti di vanità, gelosie, e anche bullismo. Alcune sono straordinarie e piene di sfaccettature e meritano una menzione speciale. Prime tra tutti Maxine (Sara Waisglass) e Bracia (Tameka Griffiths), il loro duetto Marriage Is a Dungeon per l’annuale rappresentazione di un’opera teatrale chiamata Wellington, omaggio dichiarato a Bridgerton, è già diventato virale.
La lista è lunga, il fratellino Austin (Diesel La Torraca), apparentemente indifeso quando sarà il momento saprà farsi valere, il sindaco Paul Randolph (Scott Porter), il promesso sposo, l’uomo ideale di cui è innamorata Georgia, è un vero principe azzurro, gli manca solo il cavallo per essere perfetto. La serie ha il pregio di avere più punti di lettura, anche se basterebbe la vita avventurosa di Georgia (non a caso l’alias su IG è Vivien Leigh) a riempire gli spazi, tra ex mariti e un passato di ristrettezze, sbagli e tormenti, e quella della figlia Ginny, lacerata dai sentimenti contrastanti per Georgia e l’amore per il tenebroso vicino e compagno di scuola Marcus (Felix Mallard). In mezzo, musical che strizzano l’occhio a Chicago, scenografie, coreografie, costumi curatissimi. Sullo sfondo il disagio sociale, il razzismo: la difficoltà di essere adolescenti. Raccontata senza cupezza, con qualche parentesi inverosimile, eppure gioiosa, effervescente. Come Giorgia/Brianne Howey, con quell’accento del Sud strascicato, fisico provocante e occhi da cerbiatta: una meraviglia di attrice.