Dalla comfort zone della stand up comedy al tuffo carpiato sul grande schermo. Per Michela Giraud, una e trina (attrice, sceneggiatrice e regista), Flaminia è una prima volta: “E spero non l’ultima. Solo dopo aver accettato mi sono resa conto dell’entità dell’impegno. Mi gioco tutto, oggi ci sto ma domani chissà: sogno di fare la fine di Mina”. Nelle sale dall’11 aprile con Vision Distribution (150 copie per partire, ma potrebbero aumentare), Flaminia segue la rampolla di una famiglia arricchita di Roma Nord nei quindici giorni che precedono il suo matrimonio con il figlio di un diplomatico: i preparativi per il grande evento sono scossi dall’arrivo di Ludovica, la sua sorellastra nello spettro autistico.

Una storia che arriva dalla biografia di Giraud: “Sul palco ho sempre usato l’ironia, la crudeltà e la ruvidezza per nascondere un aspetto della mia vita che credevo noioso e di cui mi vergognavo. Le battute sono l’armatura di un comico, a suo modo far ridere è una cosa disperata. Ho sempre avuto un certo pudore nel mostrarmi, mi giudico male: finalmente ho lasciato perdere le paure. È impossibile intrappolare mia sorella Cristina (a cui il film è dedicato, ndr): non volevo fare un documentario, ho mantenuto una sua dimensione favolistica. È una persona che ti investe con emozioni incredibili, volevo proteggerla. Il film non le è piaciuto subito, non è semplice vedere se stesse, ma alla fine mi ha fatto i complimenti”.

Centrale l’ambientazione: “Roma Nord è un luogo dell’anima – spiega Giraud – e molto della mia personalità deriva proprio dal sentirmi un pesce fuor d’acqua in quel contesto. Sono cresciuta alla Balduina, perciò posso prendere in giro amorevolmente chi vive lì”.

Rita Abela e Michela Giraud in Flaminia
Rita Abela e Michela Giraud in Flaminia

Rita Abela e Michela Giraud in Flaminia

(Cristina Di Paolo Antonio)

Flaminia come racconto di una generazione? Ne è convinto Giuseppe Saccà, che produce con Stefano Basso per Eagle Original Conten insieme ad Agostino Saccà per Pepito Produzioni: “È dai tempi de L’ultimo bacio che non si creano gli spazi per un film generazionale. Michela è animale non incasellabile, è diventata regista dal primo minuto”. Con l’esperienza sul palco come bussola: “Non ho filtri, dico in modo scorretto ciò che per me è corretto – spiega – perché puoi togliere una ragazza dalla stand up ma non può la stand up da una ragazza. Posso trattare ogni tema senza problemi né timori, il nostro codice resta nell’ambito dell’ironia, per queto ho voluto in piccoli ruoli Saverio Raimondo, il mio mentore, Stefano Rapone e Daniele Tinti, che fanno il miglior podcast italiano (Tintoria, ndr), e Fabrizio Colica, il nostro Patrick Dempsey (nel film è un medico dell’Asl, ndr)”.

Un altro esordio femminile in questa stagione: le cose sono cambiate davvero? “Paola Cortellesi ha aperto la strada, Margherita Vicario con Gloria! esce nel mio stesso giorno, c’è stata Pilar Fogliati e ci sarà Maria Tilli: siamo tante ragazze”. Nel cast anche Rita Abela (Ludovica), Antonello Fassari (il padre chirurgo plastico), Lucrezia Lante della Rovere (la madre), Nina Soldano (la futura suocera) e, nel ruolo del futuro marito di Flaminia, Edoardo Purgatori, il cui padre Andrea appare in un cameo (fa suo padre, appunto), l’ultimo prima della morte: “Uno dei miei sogni era lavorare con lui da attore, sarò eternamente grato a Michela perché mi ha regalato qualcosa che ha assunto un valore ancora più importante. Quando facevo i provini sentivo sempre l’ombra di mio padre ai provini, oggi amo che mi si dica che abbiamo la stessa voce”. Anche a lui è dedicato il film: “È stato un mio professore al Master di Drammaturgia e Sceneggiatura – rivela Giraud – quando entrava in classe diceva: ‘state buttando il vostro tempo’”. “Il fatto che – conclude Purgatori – le ultime cose che ha lasciato mio padre siano l’inchiesta su Emanuela Orlandi e questo cameo dicono molto di lui”.