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Marcello Mastroianni sul set di 8 ½ di Federico Fellini, 1962 (Foto di Gideon Bachmann © Archivi Cinemazero Images – Pordenone)
Cento film da ventotto paesi: svelato il programma della 19a Festa del Cinema di Roma, che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre 2024, la prima edizione presieduta da Salvo Nastasi e la terza diretta da Paola Malanga, dedicata quest’anno a Marcello Mastroianni nel centenario della sua nascita. In concorso quattro film italiani e otto anteprime mondiali. I premi alla carriera vanno a Viggo Mortensen e Johnny Depp: entrambi porteranno le loro nuove regie, il primo I morti non fanno male, il secondo Modì.
CONCORSO – PROGRESSIVE CINEMA
- 100 Litres of Gold di Teemu Nikki (Finlandia/Italia). Il regista di La morte è un problema dei vivi, presentato lo scorso anno in concorso alla Festa del Cinema di Roma, racconta dall’interno la provincia di un paese remoto e al tempo stesso molto vicino, dove l’orgoglio delle proprie radici e il gusto di fare bisboccia mascherano disagi e inquietudini profonde.
- L’albero di Sara Petraglia, con Tecla Insolia e Carlotta Gamba (Italia). L’esordio alla regia e alla sceneggiatura di Sara Petraglia (figlia di Sandro) è un ritratto esemplare dei ventenni di oggi, alla ricerca di utopie e speranze che non gli sono state concesse, della loro voglia di vivere e amare e della loro grande infelicità.
- L’art d'être heureux di Stefan Liberski (Belgio/Francia). Benoît Poelvoorde è un irresistibile concentrato di umanità, comico e addirittura tenero nei suoi impacci a fare i conti con la realtà. E l’eco del Monsieur Hulot di Jacques Tati diventa la chiave per rivolgere uno sguardo attento e bizzarro a una Francia marginale raccontata con grande empatia.
- Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre, film d’apertura (Italia). Ritratto di un politico pieno di umanità e di riserbo, di un uomo incrollabile, schivo, intelligentissimo e amatissimo dalla gente comune, del quale Elio Germano offre un’interpretazione tutta interiorizzata, non mimetica, empatica.
- Bring Them Down di Christopher Andrews con Christopher Abbott, Barry Keoghan (GB/Irlanda/Belgio). Dramma complesso di faide familiari, dove la tensione di un racconto al cardiopalma è palpabile e ogni movimento o parola dei protagonisti si carica di presagi, fino a un finale, tanto violento quanto sorprendente.
- Le Choix di Gilles Bourdos, con Vincent Lindon (Francia). Un lungo viaggio nella notte, tra la voce di Joseph e le tante altre che risuonano dal telefono: ossessionato, teso, ansiogeno, è il remake di Locke, il film del 2013 scritto e diretto da Steven Knight e interpretato da Tom Hardy. La storia di una vita che si trasforma in un thriller claustrofobico.
- Es geht um Luis di Lucia Chiarla (Germania). Il secondo film da regista della genovese Lucia Chiarla, di lingua e produzione interamente tedesca, sa entrare con grande lucidità e una tensione da thriller in molti nodi irrisolti del nostro presente: la fragilità della coppia, l’incertezza del lavoro, l’inadeguatezza della scuola, i condizionamenti culturali
- Greedy People di Potsy Ponciroli (USA). Noir grottesco dal regista di Old Henry: chiaro omaggio ai fratelli Coen, con uno dei loro attori feticcio, Tim Blake Nelson (che già era il vecchio Henry), e Lily James, Himesh Patel, Joseph Gordon-Levitt e altri a contendersi il malloppo.
- L’isola degli idealisti di Elisabetta Sgarbi (Italia). Sgarbi ambienta il romanzo di Giorgio Scerbanenco (perduto e pubblicato solo nel 2018 dalla Nave di Teseo) alla fine degli anni Sessanta. Un film notturno, tra terra e acqua, immerso in nebbie padane da cui – segnando una continuità con le opere precedenti dell’autrice – affiorano impreviste opere d’arte (come quelle di Adolfo Wildt): e dove un gruppo di affiatati attori dà voce all’ironia e al pessimismo di colui che ormai è riconosciuto come uno dei grandi autori del Novecento italiano.
- Jazzy di Morrisa Maltz (USA). Sei anni nella vita di Jasmine, detta Jazzy, una bambina Oglala Lakota che cresce in una cittadina del South Dakota. Un coming of age complice e sensibile, che accompagna le sue protagoniste dai sei ai dodici anni, capace di raccontare la curiosità e la fatica di crescere, senza essere mai invasivo o banale. Coprodotto da Lily Gladstone.
- Bound of Heaven di Huo Xin (Cina). L’esordio alla regia di Huo Xin, sceneggiatrice di successo di film d’autore come Shower (1999) e di grandi successi commerciali come Kung Fu Hustle (2004), è un'opera profondamente commovente e provocatoria, che affronta temi raramente esplorati nel cinema cinese: la violenza domestica e le difficoltà che un malato terminale deve affrontare all'interno del sistema sanitario cinese.
- Leggere Lolita a Teheran di Eran Riklis (Italia/Israele). Tratto dal best seller del 2003 di Azar Nafisi, che tornò negli Stati Uniti nel 1997 per insegnare all’università di Washington, racconta la lotta della protagonista per trasmettere bellezza e cultura agli studenti sempre più catechizzati e, una volta lasciato l’insegnamento pubblico, condividere i suoi seminari settimanali con le sue sette allieve migliori.
- La nuit se traîne di Michiel Blanchart (Francia). Un incubo urbano che ricorda le affannate odissee notturne di Scorsese, popolato di sbandati e malviventi, con una ragazza misteriosa e un capobanda inquietante (Romain Duris), tra locali, metropolitane, stazioni ferroviarie e strade, nelle quali nel frattempo si snoda una manifestazione Black Lives Matter. Un pugno di ore in una Bruxelles che è come New York, in un thriller stilizzato, compresso e montato benissimo.
- Querido Tropico di Ana Endara (Panama/Colombia). Diretto da una documentarista al suo debutto nel cinema di finzione, esplora con forza e intensità il legame che si sviluppa tra queste due donne, apparentemente diverse ma complementari. Grazie alle interpretazioni di Paulina García (Gloria) e Jenny Navarrette (The Other Son), il film affronta temi come la cura, la solitudine, la rabbia, i desideri inappagati, attraverso un racconto toccante e insieme inaspettato.
- Spirit World di Eric Khoo (Giappone/Francia/Singapore). Catherine Deneuve attraversa con malinconia e intensità la storia diretta da Eric Khoo, il più noto degli autori di Singapore, su una sceneggiatura scritta da suo figlio Edward. Un viaggio intelligente, garbato, vivissimo, nel corso del quale i protagonisti vengono a patti con la loro vita, i loro affetti, i loro spiriti.
- Paradiso in vendita di Luca Barbareschi, con Donatella Finocchiaro (Italia). Nel 2015, al governo greco, in profonda crisi economica, venne in mente di vendere alcune isole dell’Egeo: non se ne fece niente, ma da questa notizia nasce questa commedia di caratteri, costume e politica, che racconta la sfida eterna tra culture affini e litigiose, di conquistatori conquistati e paesani battaglieri, nel solco della tradizione della commedia all’italiana.
- Polvo serán di Carlos Marqués-Marcet (Spagna/Italia/Svizzera). Tra Pina Bausch e All That Jazz: uno sguardo unico, audace e significativo sulla nostra inevitabile fine, al tempo stesso un musical e un coraggioso dramma corale che danza con la morte e non rattrista mai. Quando l’attrice e danzatrice Claudia – una straordinaria Ángela Molina – decide di non aspettare passivamente che la sua malattia le tolga ogni autonomia, Flavio, il suo compagno di una vita (Alfredo Castro), mette in moto il piano architettato per porre fine alle loro vite insieme, in Svizzera.
- The Trainer di Tony Kaye (USA). Vito Schnabel (figlio di Julian), gallerista, produttore, attore, artista, ci ha messo anni per riuscire a realizzare la sua commedia indie, grottesca e surreale, collezionando un cast d’eccezione: insieme a lui, Stephen Dorff, Gina Gershon, Berverly D’Angelo, Steven Van Zandt, Julia Fox, Lenny Kravitz, Paris Hilton, Gus Van Sant. Dirige Tony Kaye, autore di American History X e di tanti video musicali.
GRAND PUBLIC
- La casa degli sguardi di Luca Zingaretti (Italia). Ispirandosi all’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, Zingaretti esordisce alla regia, trovando l’immediatezza e la sincerità per raccontare diverse generazioni e mostrando la Roma di oggi dalla prospettiva di chi crede nel lavoro e nella scrittura – e decide di non mollare, malgrado tutto.
- Conclave di Edward Berger (USA/GB). Una notte, un papa molto amato muore all’improvviso; il decano cardinale Lawrence deve organizzare e presiedere il conclave che eleggerà il nuovo pontefice, e i centodiciotto cardinali più potenti della chiesa cattolica si chiudono in Vaticano per le votazioni. Dal bestseller mozzafiato del 2016 di Robert Harris, sceneggiato dallo stesso scrittore con Peter Straughan (La talpa, Il cardellino), un thriller inquietante e spiazzante, guidato dai dubbi di Ralph Fiennes nella parte di Lawrence e dalle personalità dirompenti di Stanley Tucci, John Lithgow e Sergio Castellitto. Breve ruolo-chiave per Isabella Rossellini.
- The Dead Don’t Hurt di Viggo Mortensen (Messico/Canada/Danimarca). Ambientato a metà Ottocento, The Dead Don’t Hurt (secondo film di Viggo Mortensen come regista e sceneggiatore dopo Falling – Storia di un padre) è un raffinato western femminista con protagonisti lo stesso Mortensen e Vicky Krieps nei panni di due immigrati che cercano di costruirsi una vita in una cittadina corrotta del Nevada. Vivienne, una fioraia franco-canadese, indipendente e ribelle, vede la sua vita stravolta quando il suo compagno si unisce alla guerra civile. Rimasta sola, deve affrontare le violente attenzioni indesiderate del figlio di un potente allevatore locale.
- Eterno visionario di Michele Placido (Italia/Belgio). Dalle solfatare della Sicilia più arretrata a Stoccolma, dove vince il Nobel per la letteratura nel 1934: la vita di Luigi Pirandello è fatta di estremi, e anche ciò affascina Michele Placido. Che, ispirandosi alla biografia di Matteo Collura Il gioco delle parti, racconta l’inferno della vita famigliare (la moglie Antonietta Portulano, Valeria Bruni Tedeschi, rinchiusa in un manicomio) dell’autore di Sei personaggi in cerca d’autore e i suoi trionfi (ma anche le contestazioni e gli scandali) del palcoscenico, il sogno di un amore assoluto con Marta Abba (Federica Luna Vincenti) e il rapporto controverso con il fascismo. Placido si ritaglia la parte di Saul Colin, agente e collaboratore di Pirandello, e trova in Fabrizio Bentivoglio l’interprete congeniale di un artista che seppe capire la dissoluzione dell’identità dell’uomo novecentesco e descrivere quella gabbia di simulazioni che è la società.
- Fino alla fine di Gabriele Muccino (Italia). Sceneggiatore con Paolo Costella, Gabriele Muccino torna al cinema con un action movie stratificato: thriller, storia d’amore, racconto di sopravvivenza e redenzione. Ambientato nell’arco di ventiquattro ore, il film è anche una riflessione sul ruolo del destino, sul passaggio all’età adulta e sul peso delle scelte, e conta su un cast internazionale guidato dalla protagonista Elena Kampouris.
- Hey Joe di Claudio Giovannesi, con James Franco (Italia). Solido, costruito come un melodramma a forte sfondo sociale, diretto da Claudio Giovannesi (anche sceneggiatore, insieme a Maurizio Braucci, con cui aveva già collaborato per La paranza dei bambini), scorre fluido, attento al pathos della narrazione come alla forza evocativa dei paesaggi, sempre in equilibrio tra i suoi due personaggi, il padre James Franco e il figlio Francesco Di Napoli.
- Libre di Mélanie Laurent (Francia). Un noir d’azione, un poliziesco picaresco, con colori e ritmi del grande cinema degli anni Settanta, per raccontare una storia vera, quella di Bruno Sulak (Lucas Bravo): un rapinatore gentiluomo che evita spargimenti di sangue, all’epoca paragonato dalla stampa ad Arsenio Lupin; un fuorilegge che beffa la polizia con la sua vitalità e la sua voglia di libertà.
- Longlegs di Osgood Perkins (USA). Scritto e diretto dal figlio di Anthony Perkins, Osgood, a sua volta attore e apprezzato regista di horror (February, Gretel e Hansel), riesce a fondere indagini, cold case, bambole sataniche, serial killer, soprannaturale, codici enigmistici, follia e ossessioni famigliari senza per questo strafare, deragliare, ma restando lineare ed efficacissimo. L’eroe eponimo, Longlegs, è tratteggiato con toni bizzarri, feroci, isterici, ironici, istrionici da Nicolas Cage, risorto a nuova, notevole carriera horror fin dal 2018 con Mandy. La giovane agente è invece Maika Monroe, scream queen anni 2000 fin da It Follows.
- Mani nude di Mauro Mancini, con Alessandro Gassmann, Francesco Gheghi, Fotinì Peluso (Italia). Dopo Non odiare, Mauro Mancini continua a raccontare le radici della violenza e a scavare con inedita complessità nelle ferite dell’animo umano. Ad aiutarlo ci sono la fotografia di Sandro Chessa, che immerge la vicenda in luci d’acquario, e un cast di prim’ordine, sia per quanto riguarda i giovani e bravissimi Francesco Gheghi e Fotinì Peluso sia per i veterani come Alessandro Gassmann e Renato Carpentieri.
- Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia di Johnny Depp (USA/Italia/Ungheria/GB). Settantadue ore nella vita dell'artista bohémien Amedeo Modigliani, in cui si sussegue un vortice di eventi nella Parigi del 1916, dilaniata dalla guerra. Il film è interpretato da Riccardo Scamarcio, Antonia Desplat, Bruno Gouery, Ryan McParland, Stephen Graham, Luisa Ranieri e Al Pacino.
- Le pie voleuse (La gazza ladra) di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan (Francia). Guédiguian ritrova i suoi attori del cuore in un film dagli sviluppi imprevisti, solare e anche carnale come solo lui sa fare. E dove, questa volta, riflette non sui massimi sistemi ma sulle debolezze della vita quotidiana, gli errori e le illusioni – a cominciare da quelle dell’amore.
- Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri (Italia). Uno dei primi casi riconosciuti di cyberbullismo: quello di Andrea Spezzacatena, spinto a compiere un gesto irreparabile dalle canzonature dei compagni su Facebook. Galeotti furono un paio di pantaloni la cui stoffa scolorita dal lavaggio aveva assunto una colorazione rosa: Andrea decise d’indossarli egualmente in barba alle possibili reazioni di chi è ancora prigioniero di fragili stereotipi sociali basati sul mito dell’apparenza.
- The Return di Uberto Pasolini, con Juliette Binoche, Ralph Fiennes (Francia/Grecia/Italia/GB). Nella sua rilettura affascinante dell’Odissea, Uberto Pasolini riunisce Ralph Fiennes e Juliette Binoche, già protagonisti de Il paziente Inglese. Lo stile classico abbraccia la forza epica della storia; la macchina da presa sta agganciata ai volti dei suoi due interpreti; i loro sguardi e le loro parole densi di pathos restituiscono il senso profondo di un mito intramontabile. The Return inizia con il naufragio di Ulisse sulle coste di Itaca, dopo oltre vent’anni di assenza trascorsi in guerra. La sua regina, Penelope, lo ha atteso con pazienza, mentre il loro figlio Telemaco rischia la morte per mano dei pretendenti che ambiscono al trono.
- Saturday Night di Jason Reitman (USA). Reitman (Juno, Tra le nuvole, Ghostbusters: Legacy) ricostruisce i 90 minuti frenetici che precedono la prima puntata, stando addosso a Michaels (interpretato da Gabriel LaBelle, il protagonista di The Fabelmans), stretto tra i costumi non pronti, le luci che cadono, l’ego degli attori, i dubbi dei produttori, mentre il tempo passa inesorabile. Una commedia demenziale che corre come un thriller.
- Storia di una notte di Paolo Costella (Italia). Tratto dal romanzo Nelle migliori famiglie di Angelo Mellone, un delicato intreccio d’emozioni che diventa una riflessione sul lutto e sulla necessità di rialzarsi. Impreziosita dalle interpretazioni di un cast in stato di grazia composto, tra gli altri, da Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Luigi Diberti e Stefania Casini.
- Supereroi di Stefano Chiantini (Italia). Il sacrificio, la rinuncia, il conflitto famigliare e generazionale, il perdono, la guarigione fisica e la redenzione morale: Stefano Chiantini ripropone i temi forti del suoi film precedenti (Isole, Naufragi, Storie sospese) e ne realizza una sintesi commovente e mai ricattatoria. Un film delicato e malinconico ma senza rassegnazione, che i due protagonisti (Edoardo Pesce e la rivelazione Sara Silvestro) esaltano con le loro interpretazioni.
- Il treno dei bambini di Cristina Comencini (Italia). 1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta. Il suo mondo, fatto di strada e povertà, però sta per cambiare. A bordo di uno dei “treni della felicità” passerà l’inverno al nord, dove una giovane donna, Derna, lo accoglierà e si prenderà cura di lui. Accanto a lei Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità: chi ti ama non ti trattiene, ma ti lascia andare. Dal bestseller di Viola Ardone un film epico e struggente. Un viaggio attraverso la miseria, ma anche la generosità dell’Italia del dopoguerra, vista dagli occhi di un bambino diviso tra due madri.
- U.S. Palmese di Antonio e Marco Manetti (Italia). Palmi: cittadina nell’area metropolitana di Reggio Calabria, 18.000 abitanti, una squadra di calcio, la U.S. Palmese, quattro volte in serie C e ventuno in serie D. Ma un giorno a un tifoso viene in mente di fare una colletta in paese per ingaggiare Etienne Morville, giovane campione francese di colore che viene dalla banlieu parigina e che ha un carattere tanto brutto da essere stato cacciato dal Milan. Parte dall’esuberante entusiasmo di Rocco Papaleo, che va in giro con il suo Ape a lanciare volantini e raccogliere firme per le donazioni, la commedia sportivo-romantica dei Manetti Bros.
- La vallée des fous di Xavier Beauvois (Francia). In una provincia francese che diventa subito glocal, il reale si mescola con il virtuale: ma nulla può sostituire gli scontri famigliari e i piaceri della tavola. Beauvois trova la suspense e l’agonismo del film sportivo in un contesto inedito.
- We Live in Time di John Crowley (GB). Alchimia istantanea tra Florence Pugh e Andrew Garfield, che paiono nati l’una per l’altro, naturali, veri, star scintillanti di una rinata romantic comedy che sa fondere il dramma con momenti di quotidiana, irresistibile comicità, la tenerezza, il dolore, l’orgoglio, la maldestrezza.
freestyle
- Arsa di Msbedo (Italia)
- Cì xīn qiè gŭ (Pierce) di Nelicia Low (Singapore/Taiwan/Polonia)
- Ciao bambino di Edgardo Pistone (Italia)
- Ghostlight di Kelly O’Sullivan, Alex Thompson (USA)
- Grand Theft Hamlet di Pinny Grylls, Sam Crane (GB)
- Marko Polo di Elisa Fuksas (Italia)
- McVeigh di Mark Ott (GB)
- Natale fuori orario di Gianfranco Fiorriolo (Italia)
- Nottefonda di Giuseppe Miale Di Mauro (Italia)
- On Falling di Laura Carreira (GB/Portogallo)
- Sunlight di Nina Conti (GB)
- Under a Blue Sun di Daniel Mann (Francia/Israele)
ARTS
- Aspettando Re Lear di Alessandro Preziosi (Italia)
- Duse, the Greatest di Sonia Bergamasco (Italia)
- Franco Califano – Nun ve trattengo di Francesca Romana Massaro, Francesco Antonio Mondini (Italia)
- Giulia mia cara! Giorgio di Maria Mauti (Italia)
- I Am Martin Parr di Lee Shulman (Francia/GB)
- Italo Calvino nelle città di Davide Ferrario (Italia)
- Leonardo da Vinci di Ken Burns, Sarah Burns, David McMahon (USA)
- Musicanti con la pianola di Matteo Malatesta (Italia)
- Pelizza pittore da Volpedo di Francesco Fei (Italia)
- Pietre e mattoni di Saeid Shahparnia (Iran/Italia)
- Il re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola di Massimo Ferrari (Italia)
- Road Diary: Bruce Springsteen and the E Street Band di Thom Zinny (USA)
- Si dice di me di Isabella Mari (Italia)
SERIE
- L’amica geniale. Storia della bambina perduta di Laura Bispuri (Italia). Nella quarta stagione della serie, diretta da Laura Bispuri, Lila ed Elena sono ormai giunte all’età adulta, cariche del peso di esistenze tumultuose sospese tra cadute rovinose e improvvise rinascite. Elena (Alba Rohrwacher) ha raggiunto la fama come scrittrice, si è sposata, ha avuto due figlie, poi si è separata, e ora fa ritorno a Napoli, attratta da un amore giovanile riemerso nella sua vita adulta. Lila (Irene Maiorino), invece, è rimasta ancorata alla sua città, immersa nei complessi legami familiari e nelle trame oscure della camorra, ma ha saputo reinventarsi come imprenditrice informatica. Di fronte alle sfide della vita, entrambe le donne continueranno a scoprire nuovi lati del loro carattere. Sullo sfondo, la Storia d’Italia e del mondo si dipana come un arazzo, costringendo le protagoniste a misurarsi col mutare dei tempi.
- Avetrana – Qui non è Hollywood di Pippo Mezzapesa (Italia). Uno dei casi mediatici che hanno sconvolto l’Italia diventa una serie tv in 4 episodi, diretti con stile scarno ed efficace da Pippo Mezzapesa, anche sceneggiatore con Antonella Gaeta e Davide Serino. Ogni episodio è narrato dal punto di vista di uno dei protagonisti: Sarah, la cugina Sabrina e i genitori di lei, Michele e Cosima.
- Bellas Artes di Mariano Cohn, Martín Bustos (Spagna/Argentina). Gaston Duprat e Mariano Cohn affilano il loro feroce umorismo per un ritratto a tutto tondo del campionario umano che anima l’ambiente dell’arte moderna, in una miniserie in sei puntate di 30 minuti ciascuna, per la spagnola Movistar Plus+ e Disney+. Protagonista Oscar Martinez (Coppa Volpi a Venezia per Il cittadino illustre).
- Il conte di Montecristo di Billie August (Italia/Francia). Dopo più di 20 versioni cinematografiche e televisive, l’intramontabile eroe romantico creato da Alexandre Dumas a metà dell’Ottocento torna in una serie tv in 8 puntate, interpretato da Sam Claflin e da Jeremy Irons nella parte dell’abate Faria.
- La Máquina di Gabriel Ripstein (Messico). Una serie avvincente e piena di azione incentrata sulla lotta per il riscatto personale, dove il ring diventa teatro di una battaglia tanto fisica quanto psicologica.
- Miss Fallaci di Luca Ribuoli, Giacomo Martelli, Alessandra Gonnella (Italia). Oriana Fallaci, scrittrice e giornalista divenuta poi celebre in tutto il mondo, lavora per «L’Europeo», fa la cronaca romana della dolce vita e trasforma il viaggio da inviata negli Stati Uniti nell’occasione per mettere a punto ritratti di personalità eccezionali. Interpretata da Miriam Leone, l’indomabile signorina Fallaci, le sue passioni, i suoi affetti, la sua modernità, prendono vita nella serie in 8 episodi di 52 minuti. Basata su due dei primi libri della scrittrice, I sette peccati di Hollywood e Penelope alla guerra e sulle sue interviste.
- Vita da Carlo di Carlo Verdone, Valerio Vestoso (Italia). Nella terza stagione, realtà e finzione tornano a intrecciarsi indissolubilmente. Verdone continua a mettersi in gioco con invidiabile autoironia interpretando se stesso senza filtri o infingimenti: questa volta, gli viene addirittura offerta la possibilità di dirigere il Festival di Sanremo. D’altronde, chi meglio di lui, con la sua vasta cultura musicale, potrebbe aiutare la kermesse a risollevarsi?
best of 2024
- Anora di Sean Baker (USA)
- Architecton di Viktor Kossakovskij (Germania)
- Emilia Pérez di Jacques Audiard (Francia)
- En fanfare di Emmanuel Courcol (Francia)
- Ernest Cole: Lost and Found di Raoul Peck (Francia/USA)
- Les femmes au balcon di Noémie Merlant (Francia)
- Megalopolis di Francis Ford Coppola (USA)
- Nasty di Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu, Tudor D Popescu (Romania)
- On Becoming a Guinea Fowl di Rungano Nyoni (GB/Irlanda)
- Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof (Iran/Germania/Francia)
- Small Things Like These di Tim Mielants (Belgio)
- The Substance di Coralie Fargeat (GB/USA)
proiezioni speciali
- 100 di questi anni di Michela Andreozzi, Max Bruno, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Francesca Mazzoleni, Rocco Papaleo, Sydney Sibilia (Italia). L’Archivio Luce, uno degli archivi cinematografici e fotografici più prestigiosi al mondo, celebra il suo centesimo compleanno con un’iniziativa unica: un film a episodi composto da otto cortometraggi.
- Ago di Giangiacomo De Stefano (Italia). Vita e carriera di Giacomo Agostini, pilota simbolo della storia italiana.
- Antidote di James Jones (GB)
- La casa di tutti di Antonio e Marco Manetti (Italia)
- Cattivi maestri di Roberto Orazi (Italia)
- Come se non ci fosse un domani di Riccardo Cremona, Matteo Keffer (Italia). Documentario sugli attivisti di Ultima generazione.
- Le cose in frantumi luccicano di Marta Basso, Sara Cecconi, Carlotta Cosmai, Alice Malingri, Lilian Sassanelli (Italia). Palazzo Nardini, via del Governo Vecchio 39, Roma. Questo edificio quattrocentesco, testimone di secoli di storia, conserva ancora i segni di un periodo infuocato dalla lotta femminista. Occupato nel 1976 dal Movimento di Liberazione della Donna, è stato il cuore pulsante delle rivendicazioni del femminismo romano e italiano, divenendo il primo spazio liberato, autogestito e dedicato esclusivamente alle donne.
- Damyoreul ibeun saram (Blanket Wearer) di Park Jeong-mi (Corea del Sud)
- Dike – Vita da magistrato di Caterina Crescini (Italia)
- Eroici! 100 anni di passione e racconti di sport di Giuseppe Marco Albano (Italia). Partendo dalla prestigiosa ricorrenza dei cento anni di storia del Corriere dello Sport, uno dei quotidiani più letti in Italia, il documentario esplora l'essenza profonda dello sport, vero e proprio collettore sociale e culturale, e l’evoluzione del modo in cui viene vissuto e raccontato.
- Estado de silencio di Santiago Maza (Messico). Prodotto da Diego Luna per l’etichetta messicana La Corriente del Golfo, in collaborazione con Gael García Bernal, e diretto da Santiago Maza, un documentario sconvolgente di grande urgenza e attualità. Il film racconta con forza e umanità il quotidiano terrore vissuto dai giornalisti messicani, impegnati a denunciare corruzione e cartelli della droga in un paese dove il confine tra legge e crimine è estremamente labile.
- Ferrari: Fury and the Monster di Steve Hoover (USA)
- L’isola della cura di Alex Grazioli (Italia)
- Liliana di Ruggero Gabbai (Italia). La testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre legata all’arresto, alla deportazione e allo struggente ultimo addio al padre. Il film si basa su accostamenti, rimandi e contrasti tra il racconto storico e il ritratto contemporaneo di una delle donne più importanti del panorama italiano.
- Lirica Ucraina di Francesca Mannocchi (Italia). La regista, una delle più importanti corrispondenti di guerra d’Europa, ha trascorso diversi mesi in Ucraina poco prima dell’inizio del conflitto con la Russia, scoprendone l’anima segreta e interagendo con molte persone di cui si è pian piano conquistata la fiducia. Così, percorrendo le strade liberate di Buča, Borodjanka e Irpin’, ha compreso che raccontare una guerra significa innanzitutto ascoltare le voci di quanti hanno vissuto l’orrore e le sofferenze che essa comporta.
- Lumiére, le cinéma! di Thierry Fremau (Francia). Il seguito di Lumière! The Adventure Begins ospita circa cento film dei Lumière, tutti perfettamente restaurati.
- Mike di Giuseppe Bonito (Italia). miniserie in due puntate del giovane e del maturo Mike. Strutturato in flashback che, a partire dal 1971 (l’anno dei Rischiatutto, l’apice del successo), ricostruiscono all’indietro la vita di Bongiorno, dall’infanzia newyorkese alla guerra vissuta in Italia ai successivi sviluppi della sua carriera, il racconto approfondisce anche gli aspetti meno noti del suo carattere e della sua vita privata.
- Nel tempo di Cesare di Angelo Loy (Italia)
- I nipoti dei fiori di Aureliano Amadei (Italia). Il regista ricompone i frammenti della sua infanzia, vissuta tra viaggi e comunità hippy. In questo percorso di riscoperta incontra molte persone che, come lui, sono cresciute respirando il vento dei grandi cambiamenti sociali degli anni Settanta.
- The Opera! – Arie per un’eclissi di Davide Livermore, Paolo Gep Cucco (Italia). Due amanti il giorno delle nozze; un fato crudele; il viaggio oltre la vita. È la storia eterna di Orfeo ed Euridice, separati il giorno delle nozze, che gli autori raccontano in un’opera-musical dal linguaggio immersivo e transmediale. Il mito è trasposto nella contemporaneità
- Piena di grazia di Andree Lucini (Italia)
- Sabbath Queen di Sandi DuBowski (USA)
- San Damiano di Gregorio Sassoli, Alejandro Cifuentes (Italia)
- Stop Making Sense – 40th anniversary di Jonathan Demme (USA)
- Sugarcane di Julian Brave NoiseCat, Emily Kassie (Canada/USA)
- Tommaso, il calcio a colori di Maestrelli di Francesco Cordio, Alberto Manni (Italia)
- Ultimo biglietto per l’arca di Noè di Viviana Di Russo, Riccardo Di Russo (Italia)
- La valanga azzurra di Giovanni Veronesi (Italia). Negli anni Settanta, la nazionale italiana di sci alpino diventa il fiore all’occhiello dello sport italiano, generando un interesse (anche economico) senza precedenti per una disciplina generalmente considerata marginale. Intervistando in prima persona i protagonisti di un’epoca irripetibile, Giovanni Veronesi ne rievoca l’epica (dall’indimenticabile rivalità fra Gustav Thöni e lo svedese Ingemar Stenmark ai trionfali Giochi Olimpici del 1976 a Innsbruck), ma non dimentica i momenti più bui e cupi (fra incidenti mortali e tragedie private).