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Fabio Mollo sul set di Nata per te
“Dobbiamo essere in grado di mantenere nella nostra diversità uguali diritti”. Parola di Luca Trapanese, protagonista di Nata per te, il film sulla sua storia, già da lui stesso raccontata insieme a Luca Mercadante nell’omonimo libro edito da Einaudi.
Diretto da Fabio Mollo e scritto dallo stesso regista insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, prodotto da Cattleya e Bartlebyfilm e al cinema dal 5 ottobre distribuito in 200 copie da Vision, il film racconta la storia di Luca (qui interpretato da Pierluigi Gigante) e Alba.
Lui è un uomo, single, omosessuale e cattolico, da sempre mosso da un forte desiderio di paternità, e in lotta al tribunale di Napoli per ottenere l’affidamento della piccola Alba, una neonata con la sindrome di down, che è stata abbandonata in ospedale.
Nel cast anche Barbora Bobulova (la giudice), Teresa Saponangelo (l’avvocata), Antonia Truppo (l’infermiera), Iaia Forte (la madre di Luca) e Alessandro Piavani (il compagno di Luca).
“La storia di Luca e Alba è una storia di coraggio. Era un film che sognavo da tempo: una storia che emoziona e che racconta un’urgenza, mia personale e dei tempi che viviamo. Ho sentito lo slancio vitale che questa esperienza trasmetteva, nonché una grande responsabilità”, dice il regista.
E poi: “Il tema della disabilità è forse quello centrale di questo film ed è forse il grande tabù della nostra società più ancora dell’omosessualità. Lo è stato anche al cinema. Ho voluto raccontare la disabilità con grande verità, senza edulcorazioni, e andando nei centri che Luca ha costruito. Io nonostante anni di volontariato non conoscevo a fondo questa realtà”.
Luca Trapanese: primo uomo single ad adottare una bambina in Italia, esattamente sei anni fa. Cosa è successo nel frattempo? “La questione è giuridica- risponde lui-. Come uomo single non posso fare la domanda di adozione in tribunale, ma solo di affido. La straordinarietà di questa storia è che Alba è stata partorita e lasciata in ospedale e non riusciva a essere collocata tra le così dette coppie tradizionali che hanno l’idoneità all’adozione. Il tribunale mi ha chiamato e mi ha proposto questa bambina neonata con la sindrome di down come affido. Io, insieme all’avvocata, abbiamo studiato come trasformare questo affido in adozione. Non sempre ci sono queste possibilità. È stato possibile grazie all’articolo 44 della legge del 1983 che prevedeva: bambino disabile con genitore single che ne fa richiesta. Quella legge era all’avanguardia. Il problema è dunque legale di chi da single vuole diventare genitore e non ne ha la possibilità. Ma io single ho diritto di avere un figlio normodotato?”.
Quale dunque la strada maestra per favorire un cambiamento? “Non esiste uno schema. Bisogna parlarne. Ognuno di noi è diverso. Proprio per questo ho voluto scrivere questa storia con Luca Mercadante, perché eravamo diversi: io, credente, gay, con una consapevolezza sulla disabilità; lui invece ateo, a favore dell’aborto, etero. Fondamentalmente non c’è chi ha ragione. C’è la diversità nella nostra società e noi questa diversità dobbiamo sostenere e aiutare a farla convivere. La comunicazione è fondamentale perché aiuta a rompere gli schemi e gli incasellamenti che la società ci ha voluto dare e che non appartengono alla società stessa”.
Poi interviene Barbora Bobulova: “Questa è una delle più belle storie d’amore tra un padre e una figlia. Io interpreto un personaggio delle istituzioni, una giudice minorile che deve seguire un iter burocratico e che deve applicare sui casi di oggi leggi che sono di quarant’anni fa. Credo che tutti abbiamo paura del cambiamento. Ma bisogna che ci sia. Questo è un film che andrebbe visto in tutte le scuole”. Infine Teresa Saponangelo conclude: “Attraverso questa storia si raccontano le potenzialità della nostra società futura, in questo caso in tema di adozioni e affidi. La società è cambiata e necessariamente le adozioni e gli affidi devono seguirne l’evoluzione”.