(Cinematografo.it/Adnkronos) – L’esordio nel 1985 con ‘Explorers’ di Joe Dante, “che mi ha formato”, per poi arrivare al primo grande ruolo ne ‘L’attimo fuggente’ di Peter Weir, “che mi regalato una carriera e mi ha cambiato la vita”. Così Ethan Hawke all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, protagonista di una masterclass che si è tenuta questa mattina al Lido. “La mia prima volta qui è stata per ‘L’attimo fuggente’, avevo 18 anni. Che esperienza incredibile”, ricorda l’attore, che questa sera consegnerà a Weir il Leone d’oro alla carriera. “Per me lui è stato un maestro, tra i pochi che ho incontrato nella vita. Sono stato fortunato ad assorbire la sua arte”. Ed è grazie al regista di ‘The Truman Show’ che Hawke non ha voluto smettere di fare film. “Lui sapeva mettere in azione un’immaginazione collettiva e quel suo sogno poi lo vedevi rivivere in altre persone. Ecco, io di quel sogno non ho più saputo farne a meno”.

La consacrazione definitiva è arrivata con il regista Richard Linklater, che lo ha scelto per interpretare i protagonisti di ‘Prima dell’alba’, ‘Before Sunset - Prima del tramonto’, ‘Before Midnight’ e ‘Boyhood’. “Con lui ho capito la superficialità del successo e questo ti aiuta a non considerare l’insuccesso come una tragedia”, dice Hawke. L’incontro è stata anche l’occasione per parlare di ‘Blue Moon’, l’ultimo progetto che segna la collaborazione tra i due colleghi e amici. "Richard mi ha inviato la sceneggiatura 12 anni fa", ricorda l'attore, che annuncia: "la produzione è terminata prima del mio arrivo a Venezia”. Il film racconta gli ultimi giorni del musicista americano Lorenz Hart, che faceva parte del duo di autori di canzoni‘Rodgers & Hart'. "E' il progetto più difficile a cui abbia mai lavorato in vita mia", ammette.

Alla domanda ‘faresti di tutto per realizzare il tuo progetto del cuore, come ha fatto Francis Ford Coppola che ha venduto la sua azienda vinicola per ‘Megalopolis?’, Hawke risponde: “L'avidità governa il mondo, quindi mi piace quando le persone mantengono vivo il grande sogno di realizzare qualcosa di magnifico. Ed è molto difficile perché l'intera industria che gestisce il cinema è progettata per fare soldi”, dice. “Devo pagare le tasse, come tutti, ma non vorrei mai non essere una persona che non venderebbe la propria casa per fare un film”, conclude.